Tfr: calcolo, tassazione, pagamento. Ecco cosa devi sapere!

Il Tfr è una prestazione economica riconosciuta ai lavoratori dipendenti quando cessa il rapporto lavorativo. Cosa devi sapere su calcolo e tassazione!

Il Trattamento di fine rapporto (Tfr) è una prestazione economica che viene riconosciuta ai lavoratori dipendenti quando finisce l’attività lavorativa, al di là della motivazione. Pertanto, hanno diritto al pagamento del Tfr sia i lavoratori che cessano il rapporto lavorativo perché hanno raggiunto l’età pensionabile che i lavoratori dipendenti che sono stati licenziati o che si sono dimessi.

Conosciuto anche con il nome di liquidazione o, più comunemente come buona uscita, il Trattamento di fine rapporto non è altro che uno stipendio posticipato che viene accontanato dal datore di lavoro, durante il periodo di lavoro del dipendente. 

In questo articolo, delineeremo una breve guida sul tfr, andando a spiegare cos’è e come funziona, quando è stato introdotto e perché. Dedicheremo un ampio spazio al calcolo del Tfr, a quando e come viene pagato e, infine, spiegheremo qual è la tassazione applicata.

Cos’è il Tfr?

Iniziamo a delineare quali sono i caratteri generali del Tfr. Come abbiamo già detto, la sigla Tfr sta per Trattamento di fine rapporto e, sostanzialmente, consiste in una liquidazione in denaro che il lavoratore dipendente percepisce alla fine del rapporto lavorativo.

Il trattamento di fine rapporto è stato introdotto nel 1982, con la Legge n. 297. Con l’istituzione del Tfr si è andati, così, a sostituire quella che si chiamava “indennità di pensione”.

A tal proposito, dobbiamo sottolineare che, in Italia, si è sempre data molta importanza al trattamento da riservare ai lavoratori una volta conclusa l’attività lavorativa. Nel corso del tempo, quindi, per dare un sostegno economico post-lavoro – in quel frangente di tempo in cui il lavoratore ricerca una nuova occupazione – si è sempre di più affermato quello che poi, per natura, è diventato un contributo di tipo retributivo-previdenziale. Così, nel 1982, è stato disciplinato il Tfr, come lo conosciamo oggi.

Ma cos’è, quindi, il Tfr? Si tratta di una prestazione economica che viene riconosciuta e versata al lavoratore dipendente una volta concluso il rapporto di lavoro. Per capirci meglio e per capire come viene determinato l’importo del Tfr, sul sito inps.it si legge che:

“L’importo è determinato dall’accantonamento, per ogni anno di servizio o frazione di anno, di una quota pari al 6,91%”.

Proprio per questo, il Tfr è una retribuzione differita che, naturalmente, non viene versata ogni mese, ma solo alla fine del rapporto lavorativo.

Abbiamo detto che il Trattamento di fine rapporto spetta ai lavoratori dipendenti. Ma per quali rapporti di lavoro? Per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, per quelli a tempo determinato, sia che essi siano full-time che part-time. Inoltre, sul sito laleggepertutti.it viene sottolineato che il Tfr:

“[…] spetta anche ai soci lavoratori con rapporto di lavoro di tipo subordinato”.

A chi non spetta, invece? Non possono ricevere il Tfr i collaboratori esterni e i lavoratori autonomi titolari di Partiva Iva, così come non spetta neppure ai lavoratori assunti in prova, qualora il periodo non dia esito positivo.

Quando viene pagato il Tfr?

Abbiamo già detto che il Tfr spetta quando cessa l’attività lavorativa, per diversi motivi: nel momento in cui il lavoratore raggiunge l’età pensionabile, per licenziamento – anche per giusta causa – o quando effettua le proprie dimissioni.

Ma il Tfr spetta anche nel caso di morte del lavoratore. In questa particolare circostanza, naturalmente, l’importo spettante del Trf viene erogato agli eredi del defunto

Ma quando viene pagato il Tfr? La liquidazione viene versata seguendo regole e tempistiche differenti a seconda che si tratti di lavoratori dipendenti del pubblico oppure del settore privato.

La cosiddetta buona uscita, comunque, deve essere pagata entro i termini di tempo stabiliti dal contratto nazionale di lavoro di riferimento.

Come si legge sul sito soldioggi.it:

“Ad esempio, per il CCNL del settore del commercio é previsto che il TFR sia consegnato entro 45 giorni dalla risoluzione del rapporto di lavoro […]”.

In ogni caso, come abbiamo già detto, la liquidazione del Tfr segue tempi e modalità diverse. Facciamo una breve parentesi sul pagamento del Tfr per i dipendenti del settore pubblico. Per i lavoratori dipendenti che hanno maturato i requisiti, alla fine del rapporto di lavoro spetta il pagamento del Tfr, ma in base a tempistiche differenti in relazione alla causa della cessazione dell’attivià lavorativa.

Come apprendiamo leggendo la scheda relativa ai termini di pagamento sul sito dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, il pagamento del Tfr avviene:

  • Entro 105 giorni, per la fine del rapporto lavorativo se il lavoratore è deceduto o è inabile allo svolgimento della mansione;
  • Dopo 12 mesi dalla conclusione dell’attività lavorativa, se il lavoratore dipendente ha raggiunto l’età per andare in pensione, se il contratto a tempo determinato è concluso oppure se il lavoratore ha maturato i requisiti per la pensione anticipata;
  • Per tutti gli altri casi, il Tfr è corrisposto dopo 24 mesi dalla fine del rapporto di lavoro.

Comunque, il dipendente pubblico – così come il dipendente del settore privato – non deve presentare nessuna domanda, in quanto il Tfr viene corrisposto automaticamente, alla conclusione del rapporto di lavoro.

Come si percepisce il Tfr? L’importo spettante della liquidazione viene corrisposto tramite accredito sul conto corrente del lavoratore dipendente oppure tramite altre modalità di pagamento elettronico.

Si può ricevere il Tfr in busta paga? Un tempo sì, ma a partire dal 2018, non è più possibile ricevere la buona uscita in busta paga insieme allo stipendio.

Tassazione sul Tfr: ecco cosa sapere!

Come abbiamo già detto, mensilmente viene accantonata una parte di stipendio per accumulare una quota del Trattamento di fine rapporto.

Ovviamente, così come viene tassato lo stipendio, anche questa parte destinata al Tfr subisce una tassazione. Pertanto, per conoscere l’importo netto del Tfr è necessario sottrarre le tasse applicate.

Sulla parte accantonata, ogni anno, si esegue una rivalutazione che varia in base ai coefficienti Istat. Dal calcolo così ottenuto, il datore di lavoro deve versare tale rivalutazione in due rate: in acconto a dicembre e a saldo a febbraio dell’anno successivo.

Alla fine del rapporto di lavoro, la quota capitale, ovvero il Tfr maturato, è soggetta alla tassazione separata. Cos’è la tassazione separata? Si tratta di una tassa che viene applicata separatamente allo stipendio.

Ritornando alla quota capitale, su di essa si effettuano i calcoli necessari, si applicano gli scaglioni e le riduzioni e si determina il Tfr netto da retribuire al dipendente.

Così come sullo stipendio, anche sul Tfr si deve applicare l’aliquota Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche). Dopo aver effettuato il calcolo e ottenuto la base imponibile del Tfr, si deve determinare l’aliquota media da applicare

Ricordiamo che si deve tener conto dell’aliquota media che è stata applicata al lavoratore, durante gli ultimi cinque anni di lavoro, al fine della tassazione Irpef. A questa si aggiungono anche delle particolari riduzioni, sull’importo totale da versare al Fisco, stabilite in base al reddito di riferimento.

Sottolineaimo che se il totale dell’imposta calcolata sia superiore a quanto già versato, sarà obbligatorio pagare la differenza.

Essendo il tfr soggetto a tassazione separata, sarà l’Agenzia delle entrate a controllare che sia stato tassato regolarmente.

Calcolo Tfr: ecco come si fa!

Analizziamo, infine, come si calcola il Tfr, cercando di fornire tutte le informazioni necessarie e spiegando come si effettua il conteggio, molto semplicemente.

Per calcolare il Tfr, bisogna prendere come riferimento tutti gli elementi retributivi percepiti durante il rapporto di lavoro. Come si effettua il calcolo? Si deve sommare, per ciascun anno di lavoro, la retribuzione complessiva e bisogna dividerla per il coefficiente pari a 13,5. In questo modo, si ottiene il Tfr lordo.

Come abbiamo già detto prima, all’importo lordo ottenuto, si deve calcolare la rivalutazione annua, composta dalla rivalutazione standard del 75% a cui si deve aggiungere un tasso fisso dell’1,5%.

Anticipo del Tfr: quando è consentita la richiesta?

È possibile richiedere l’anticipo del trattamento di fine rapporto? Ebbene sì, i lavoratori dipendenti possono richiedere anche l’anticipo del tfr, ma solo in alcuni casi specifici.

Richiedere l’anticipo della buona uscita è, sostanzialmente, un diritto del lavoratore, ma solo e unicamente in presenza di alcune determinate condizioni previste dalla legge, e secondo alcune motivazioni. Il lavoratore, infatti, deve trovarsi in alcune specifiche condizioni come, per esempio, sostenere spese improvvise di tipo sanitario oppure per l’acquisto della prima casa, sia per il richiedente sia per i propri figli. 

In ogni caso, le condizioni per richiedere l’anticipo e i relativi criteri di priorità possono essere stabiliti dai contratti collettivi del lavoro

In base all’articolo 2120 del Codice Civile, il lavoratore dipendente, che ha lavorato da almeno otto anni presso lo stesso datore di lavoro, ha la possibilità di chiedere un’anticipazione sul tfr, ma in misura non superiore al 70%.

Quali requisiti servono per richiedere l’anticipo sul Tfr? Generalmente, vi sono due requisiti. Il primo è che il rapporto lavorativo sia già in essere da almeno otto anni; il secondo è la costanza del rapporto lavorativo, quando il lavoratore dipendente chiede l’anticipo.

L’anticipo, che non può superare il valore del tfr, può essere richiesto solo una volta e, ovviamente, deve essere detratto dalla somma finale.

È necessario fornire alcuni chiarimenti in relazione ai limiti del datore di lavoro nel riconoscere l’anticipazione sulla buona uscita. Sempre in base al già citato articolo del Codice Civile, il datore di lavoro non ha la possibilità di soddisfare richieste di anticipo che annualmente superano, come si legge sul sito studiocataldi.it:

“[…] al 10 per cento degli aventi titolo e in ogni caso in misura non superiore al 4 per cento del numero totale dei dipendenti”.

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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