Fisher Investments Italia esamina gli indici dei prezzi al consumo

Gli esperti di Fisher Investment Italia analizzano i movimenti degli indici dei prezzi al consumo.

L’inflazione (un aumento generalizzato dei prezzi in tutta l’economia) ha dominato i titoli delle pubblicazioni finanziarie consultate da Fisher Investments Italia. Non sorprende che gli esperti analizzino i movimenti degli indici dei prezzi al consumo (CPI, una misura prodotta dal governo dei prezzi pagati dai consumatori in tutta l’economia) e traggano conclusioni economiche e previsioni sugli investimenti e sulle finanze personali. Riteniamo che la comprensione dello scopo di questi dati macroeconomici, ciò che misurano e ciò che non mostrano, possa giovare agli investitori.

I CPI tengono traccia delle variazioni dei prezzi in una determinata area geografica nel tempo e vengono pubblicati dalle agenzie di statistica di tutto il mondo: Eurostat dell’UE, Istituto nazionale di statistica del Regno Unito, il Bureau of Labor Statistics americano, l’Ufficio di Statistica canadese, etc. In quanto indicatori dell’inflazione, gli indici dei prezzi possono influire sulle decisioni delle autorità. Ad esempio gli elevati prezzi dell’energia registrati dai CPI hanno spinto i governi europei a prevedere sgravi fiscali per famiglie e imprese. [1] Le istituzioni di politica monetaria, molte delle quali sono obbligate per legge a perseguire la stabilità dei prezzi, possono utilizzare i CPI per valutare se l’economia si stia surriscaldando e necessiti di un freno o se le condizioni finanziarie debbano essere allentate per favorire l’attività economica. Alcuni istituti hanno obiettivi di inflazione del CPI*, *ad esempio la Banca Centrale Europea ha un obiettivo di inflazione annuo del 2% a medio termine. [2]

Sulla base delle analisi di Fisher Investments Italia sulle metodologie di calcolo dell’indice dei prezzi al consumo, le agenzie di statistica creano un paniere di beni e servizi che funge da modello rappresentativo dei prezzi in tutta l’economia sperimentati dai consumatori nel loro complesso, e non da un singolo consumatore. Prendiamo ad esempio gli indici armonizzati dei prezzi al consumo (HICP) di Eurostat. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo copre 12 categorie principali: generi alimentari, alcol e tabacco, abbigliamento, alloggi, elettrodomestici, salute, trasporti, comunicazione, attività ricreative e cultura, istruzione, hotel e ristoranti, e beni e servizi vari.[3] Ogni categoria principale può contenere dozzine di singole voci. Eurostat aggiorna annualmente il paniere dell’HICP per adeguarlo ai diversi beni e servizi che potrebbero diventare più rilevanti per i consumi delle famiglie, ad esempio i servizi di streaming online. Inoltre, molte agenzie di statistica producono CPI che escludono determinate categorie per fornire un quadro dell’andamento dei prezzi, escludendo le aree con prezzi più volatili (ad es. energia o generi alimentari).

Sebbene i CPI ricevano molta attenzione dai commentatori finanziari consultati da Fisher Investments Italia, riteniamo che gli investitori traggano vantaggio dal tenere presenti i limiti di queste misurazioni sui prezzi. Innanzitutto, i CPI mostrano l’andamento dei prezzi nell’ultimo mese o anno, e non quello futuro. Né riflettono il costo della vita personale di ogni individuo che dipende da molteplici fattori: dove vive, che lavoro svolge, com’è composta la sua famiglia e altre peculiarità. L’inflazione che ogni individuo sperimenterà varierà dai CPI in base ai loro modelli di spesa e alla differenza del costo della vita delle singole aree geografiche.

Tuttavia, anche da un punto di vista economico, i CPI potrebbero non rendere un quadro esaustivo, poiché i diversi panieri di beni e servizi potrebbero generare uno sbilanciamento. Consideriamo l’esempio di un bene domestico molto diffuso oggi: lo smartphone. Molti modelli sono più costosi oggi rispetto a qualche anno fa. Tuttavia, la loro potenza di calcolo è anche molto più avanzata di allora. [4] Secondo Fisher Investments Italia, si tratta di un aumento produttivo dei prezzi che non riflette necessariamente un’inflazione problematica. Allo stesso modo, possiamo domandarci: importanti miglioramenti tecnologici che rendano la produzione di determinati beni più economica, come nel caso della rivoluzione industriale, sono un segnale di deflazione problematica in cui i prezzi scendono a causa dell’indebolimento della domanda? [5] A nostro avviso la risposta è no, il che indica come i CPI non rivelino l’evoluzione degli standard di vita nel tempo. Queste sfumature alla base dei dati sul CPI impediscono inoltre di trarre conclusioni certe su come l’ultimo rapporto sui prezzi possa influire sulle decisioni delle istituzioni monetarie. Alla luce della nostra esperienza, crediamo che molti esperti ritengano che determinate soglie di dati, ad esempio un’accelerazione dell’inflazione, spingeranno le autorità monetarie ad aumentare o ridurre i tassi di interesse. Pensiamo che la realtà sia più complessa di così, poiché i recenti movimenti dei prezzi possono riflettere tendenze economiche di più lungo periodo, non necessariamente gli eventi recenti.

Tuttavia, siamo del parere che esaminare il modo in cui gli esperti interpretano i dati sul CPI e cosa attiri la loro attenzione possa fornire informazioni sullo stato del *sentiment *di mercato. Alcune domande che riteniamo valga la pena prendere in considerazione sono le seguenti: Cosa evidenziano gli analisti in un rapporto sull’inflazione? Su quali tendenze si concentrano? La loro analisi e discussione sono nuove o assomigliano ad analisi recenti? Con queste informazioni, riteniamo che gli investitori possano valutare quanto la realtà si discosti dalle aspettative. E ciò è fondamentale. Come per qualsiasi serie di dati economici, non riteniamo che gli investitori traggano vantaggio dal considerare le letture del CPI positive o negative per le azioni. Piuttosto, secondo l’esperienza di Fisher Investments Italia, è il confronto tra l’indice e la realtà che influenza maggiormente le azioni, cosa che riteniamo sia ampiamente vera per i dati economici e del mercato azionario.

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Il presente documento contiene le opinioni generali di Fisher Investments Europe e non deve essere considerato alla stregua di una consulenza personalizzata in materia di investimento o di natura fiscale, né tantomeno come un riflesso delle performance dei clienti. Non è possibile garantire che Fisher Investments Europe manterrà queste opinioni, che potrebbero cambiare in qualsiasi momento in base a nuove informazioni, analisi o riconsiderazioni. Nulla nel presente deve essere inteso come una raccomandazione o una previsione delle condizioni di mercato. Al contrario, è da intendersi come l’illustrazione di una tesi. Le condizioni di mercato attuali e quelle future potrebbero presentare numerose differenze rispetto a quelle qui illustrate. Inoltre, non si forniscono garanzie in merito all’esattezza delle ipotesi formulate negli esempi qui presenti.

Note

[1] Fonte “Energy Bills Are Soaring in Europe. This is What Countries Are Doing to Help You Pay Them,” Giulia Carbonaro e Natalie Huet, *Reuters, *26/10/2022. Accesso tramite EuroNews.next.

[2]: Banca Centrale Europea, al 15/11/2022.

[3]: Eurostat, al 15/11/2022.

[4] “Decade in Review: What the Smartphone Has Wrought,” Staff, Reuters, 23/12/2019. Accesso tramite Yahoo! Finanza.

[5] “Mass Production,” William K. Hostein, Britannica, 27/11/2019.

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