In tutti questi casi puoi mangiare gratis al ristorante senza pagare il conto

Esistono delle particolari situazioni per la quale i clienti non sono obbligati a pagare il proprio conto al ristorante, vediamo quali sono.

Quando si va a mangiare presso un ristorante si stringe automaticamente un contratto, che vincola entrambe le parti sia i proprietari che i clienti.

Questo significa che il contratto stipulato viene a mancare automaticamente il contratto diventa nullo, il che significa che esistono alcuni casi in cui è previsto dalla legge che non sia obbligatorio il pagamento.

Queste situazioni sono sicuramente l’incubo di tantissimi ristoratori ma nonostante ciò è proprio regolamentato dalla legge italiana esistano delle situazioni in cui il cliente ha il diritto di non pagare il proprio conto. 

Nel corso dell’articolo seguente andremo a vedere quali sono tutte le casistiche per la quale è possibile non essere obbligati a pagare il conto al ristorante.

Come funziona il contratto con il ristoratore 

La parte fondamentale dell’argomento che andremo a trattare oggi consiste nel fatto che mangiare al ristorante equivale a stringere un contratto che risulta essere vincolante per entrambe le parti.

Questo significa che se una delle due parti non adempie ai suoi doveri l’altra viene automaticamente privata di tutti i vincoli.

Chiaramente il contratto della quale parliamo fa riferimento alla somministrazione di cibi e bevande assieme al servizio che viene offerto in cambio di un compenso in denaro. 

Ogni contratto che si rispetti per essere valido deve comprendere una trattativa, che nel caso dei ristoranti corrisponde al menu, ovvero una lista che comprende tutti i piatti offerti ed anche i servizi inclusi o meno. 

La sua assenza può fornire un pretesto valido da parte del cliente per non accettare il contratto con il ristoratore in questione.

Se invece le basi previste al momento del contratto vengono rispettate entrambi le parti sono vincolate dal contratto stesso.

La normativa che regolamenta il tutto 

Esiste una normativa della legislatura italiana che va a regolamentare proprio il contratto che si stipula tra ristoratore e cliente.

La normativa la quale facciamo riferimento è riconosciuta dal decreto numero 635 emanato nel 1940. All’interno di questo troviamo l‘articolo 180 che obbliga ogni esercente ad esporre all’interno del proprio locale un menu comprensivo di prezzi e del costo del coperto. 

Nel caso in cui il menu non sia presente o non sia esposto correttamente, i ristoratori in questione rischiano di subire una sanzione che può arrivare fino a 308 €.

Questa non è però la sola problematica nella quale possono incorrere ristoratori, i clienti in questi casi particolari possono decidere di non onorare il proprio debito in riferimento al pagamento del conto in quanto il ristoratore non ha adempito correttamente al contratto stabilito.

Il menu può essere presentato in diversi formati, l’importante è che sia completo di tutte le informazioni obbligatorie. 

Lo stesso menu molte volte è rappresentato sotto forma di lavagna, nella quale vengono scritti tutti i piatti del giorno. In questi casi il rischio è ancora più elevato perché i ristoratori devono assicurarsi di inserire comunque tutti i prezzi, soprattutto quelli relativi alle aggiunte particolari o al prezzo delle bevande. 

In questi casi deve essere premura del ristoratore comunicare al cliente tutti i prezzi corretti prima di consegnare la comanda al tavolo. 

Leggi anche: Viaggio nella Capitale, ecco cosa mangiare assolutamente a Roma (e per tutti i gusti).

Cos’è la frode di commercio

Esistono dei casi particolari in cui il ristoratore commette una vera e propria “frode” senza esserne magari consapevole. Vi sono dei casi in cui viene servito al cliente un piatto differente da quello presente sulla lista, in alcuni casi presentando degli ingredienti di qualità inferiore rispetto alla promessa iniziale. 

Se dovesse succedere una situazione simile il cliente non solo non è tenuto a pagare il conto, ma il ristorante commette anche una “fronde di commercio”. 

I casi più comuni di fronde di commercio avvengono quando sul menu viene riportato uno specifico ingrediente, come per esempio una tipologia di pesce, e al cliente ne viene portata una differente simile ma meno pregiata. 

Allo stesso modo è considerata frode di commercio anche quando viene servito del cibo surgelato senza che sia stato precedentemente comunicato. In tutti questi casi il cliente è autorizzato ad alzarsi dal tavolo senza pagare alcuna cifra. 

Esenzione dal pagamento a causa di un pessimo servizio

È risaputo che una delle principali motivazioni per cui i clienti scelgono un ristorante piuttosto che un altro, dopo la qualità del cibo, è sicuramente la qualità del servizio

Esistono delle situazioni particolari dove anche un pessimo servizio può giustificare il mancato pagamento del conto, ma si fa riferimento a situazioni molto gravi. 

Per esempio è importante che il servizio sia eccellente e che soprattutto rispetti tutte le norme sanitarie stabilite dalla legge. 

Nel caso in cui ci dovessimo ritrovare ad avere un insetto all’interno della nostra portata o un ambiente particolarmente sporco e poco igienico possiamo avvalerci del diritto a non pagare il conto. 

Obbligo del pagamento elettronico

Un ultimo caso per il quale il cliente può avvalersi del diritto di non pagare il conto riguarda i pagamenti elettronici, e nello specifico un ultimo decreto che li riguarda. 

È stato difatti recentemente introdotto l’obbligo di POS presso una qualsiasi attività che ha a che fare con il pubblico, in queste rientrano chiaramente anche ristoranti e bar. 

Nel caso in cui il ristoratore non dovesse accettare il pagamento non carta di credito o bancomat il cliente ha tutto il diritto di andare via senza pagare il conto. 

In questi casi il cliente dovrà però tornare a pagare il proprio conto al ristoratore, chiaramente se non sono avvenute altre problematiche. 

Il ristoratore però non ha il diritto di trattenere nessuno dei commensali, altrimenti rischia di essere denunciato per sequestro di persona. 

Leggi anche: Obbligo POS anche per il regime forfettario, cosa è cambiato dal 1° luglio.

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