Buoni segnali dall'euro in chiusura di settimana

L’ultima giornata della settimana scorsa ha segnato ancora una seduta di ribassi per le principali piazze azionarie mondiali, sebbene gli indici, in una seduta piuttosto volatile, abbiano tentato di portarsi in terreno positivo. Di Euroforex Finance

L’ultima giornata della settimana scorsa ha segnato ancora una seduta di ribassi per le principali piazze azionarie mondiali, sebbene gli indici, in una seduta piuttosto volatile, abbiano tentato di portarsi in terreno positivo. Nella mattinata di venerdì è arrivata la chiusura negativa del Nikkei, che cedendo due punti e mezzo percentuali ha toccato i livelli minimi dal 22 Luglio di quest’anno, sulla scia del rafforzamento dello Yen e dell’avvicendamento politico alla guida del paese. Consistenti anche le perdite per i listini europei: l’ultima giorno della settimana non ha dato spazio alle prese di beneficio dopo i vistosi cali dei giorni precedenti, spinti al ribasso dai dati poco confortanti arrivati in tema di occupazione dagli Usa. In chiusura il Ftse Mib cede l’1,74% e il Ftse All Share l’1,66%.Wall Street archivia una seduta altalenante che comunque si chiude con ribassi relativamente contenuti rispetto alle altre piazze. Lo S&P 500 chiude a -0,45%, il Dow Jones a -0,23% mentre per il Nasdaq la discesa è dello 0,46%. Le vendite sono state favorite dall’aumento del tasso di disoccupazione relativo al mese di settembre di un decimo di punto percentuale (siamo al più alto livello degli ultimi ventisei anni), e dalla perdita di altri 263.000 posti di lavoro nel settore privato, che si è rivelata superiore alle aspettative degli analisti. Segnali negativi anche dagli ordinativi alle fabbriche relativi al mese di Agosto, che sebbene fossero attesi in crescita sono risultati in discesa.Wall Street archivia quindi una settimana di ribassi (nell’ordine del 4%) che alla luce dei precedenti rialzi rimane ancora all’interno di una correzione fisiologica del trend principale impostato al rialzo. Quello che forse più preoccupa è il continuo peggioramento dei dati macroeconomici (occupazione, ordinativi di beni durevoli, attività manifatturiera, vendita di automobili) che potrebbero minare, se continuassero a non migliorare, il clima di fiducia che per il momento sembra ancora guidare le scelte degli operatori.