Le banche centrali stanno snobbando il dollaro, a quanto pare, incrementando l’ammontare di riserve in euro e yen a discapito della quota di dollari detenuti. I policy maker pare abbiano incrementato le riserve in valute “non-USD” di un $413 miliardi il trimestre scorso (un ammontare toccato solo nel 2003). Dunque i leader mondiali stanno cercando attivamente modi per arginare questa “svendita” di dollari che avviene a livello globale; tranne Obama (Nobel per la Pace) che ovviamente favorisce un dollaro debole perché permette di migliorare la bilancia commerciale americana via maggiori esportazioni. Ovviamente c’è un limite alla debolezza del dollaro: i creditori che detengono crediti verso gli USA si vedono deprezzare il credito in USD e saranno propensi a diversificare crediti/investimenti/riserve in altre valute. Ovviamente non è solo la “svendita” di dollari a preoccupare: la forza conseguente dell’euro e dello yen pesa parecchio. Già l’Europa è un continente “costoso” (turismo in Italia, turismo in Francia, turismo in Svizzera, beni di lusso in Svizzera, beni di Lusso dall’Italia, le auto tedesche, ecc.) e quindi avere una valuta forte pende sulle nostre teste come la Spada di Damocle. Il Giappone è ugualmente sotto pressione, soprattutto il settore automobilistico. Comunque mettiamo questa debolezza del dollaro in prospettiva finanziaria: non è un “odio” contro il dollaro; è una naturale diversificazione di portafoglio che ovviamente include le attività più efficienti da detenere. Un’offerta così ingente di dollari (per via del piano di stimoli e della politica monetaria accomodante) , come diciamo da tempo, sfavorisce il valore del biglietto verde. Quindi meno concentrazione in USD e tante attese per una modifica della politica monetaria della FED. Probabilmente, solo quando la FED cambierà strategia, vedremo una rivalutazione del ruolo del biglietto verde su larga scala. Ovviamente qui si parla di trend a livello daily o comunque di medio termine. Le oscillazioni intraday non vengono causate da queste dinamiche, che invece fanno parte dello “schema” macroscopico che ogni investitore dovrebbe tenere almeno a mente.