Nella conferenza stampa a margine della prima riunione BCE dell'anno, Draghi ha confermto - come largamente atteso - che l'istituto monetario dovrà rimanere quanto più possibile accomodante, e almeno fino a quando l’inflazione non introdurrà in maniera stabile sulla strada di rientro a target, prossima al 2%. Perciò, Draghi ha spiegato come la recente salita dell’inflazione (soprattutto in alcuni Paesi come la Germania) è principalmente a un effetto base favorevole e all’aumento dei prezzi del petrolio, e sarebbe opportuno non guardare con eccessiva attenzione a tali dati consuntivi per poter trarre delle valutazioni più "strutturali".
Nel suo intervento, il presidente della BCE ha poi ripetuto che nell'ipotesi in cui il quadro macro economico dovesse realmente deteriorarsi, andando a compromettere il rientro a target dell’inflazione, la banca centrale è sempre disposta ad aumentare ulteriormente lo stimolo monetario e a modificare gli acquisti mensili, che da aprile diventeranno pari a 60 miliardi di euro, contro gli attuali 80 miliardi di euro.
Draghi si è poi soffermato con particolare attenzione sul tema del tapering, che nelle scorse settimane (e ancor prima della riunione di dicembre) è aleggiato con insistenza nelle pagine dei quotidiani finanziari. In merito, Draghi ha spiegato che l’estensione del programma di acquisti di dicembre, non rappresenta certamente un "tapering" in senso stretto, sebbene siano stati effettivamente ridotti gli ammontari mensili di acquisti. Di contro, il nuovo programma in vigore è una semplice sua ricalibrazione, considerato che gli importi sono stati ricondotti ai livelli precedenti: prima infatti gli acquisti mensili ammontavano proprio a 60 miliardi di euro, e solamente da marzo 2016 sono stati poi aumentati a 80 miliardi di euro, a causa del deterioramento del quadro macro; successivamente, a dicembre sono stati portati di nuovo a 60 miliardi di euro perché i rischi d’inizio 2016 sono rientrati. Una simile strada non è però a senso unico: il presidente ha infatti lasciato intendere che l'istituto è pronto a invertire la rotta se necessario.