Quale futuro per il rublo? Ce lo spiega Geneve Invest

Il rublo russo nel 2014 si è attestato come una delle monete peggiori sul mercato valutario mondiale, superato negativamente soltanto dalla valuta ucraina, crollata del 46% lo scorso anno come diretta conseguenza della crisi politica e militare interna.

Image

Il rublo russo nel 2014 si è attestato come una delle monete peggiori sul mercato valutario mondiale, superato negativamente soltanto dalla valuta ucraina, crollata del 46% lo scorso anno come diretta conseguenza della crisi politica e militare interna. Il 2015 si è aperto in controtendenza, spiegano gli analisti di Geneve Invest, società di gestione patrimoniale indipendente con sede in Svizzera, registrando una crescita del 17% della moneta russa sul dollaro statunitense. Si tratta di un recupero che dovrebbe permettere a Mosca di gestire in maniera più controllata la straordinaria crescita dell'inflazione registratasi negli ultimi mesi, addirittura un +16,7% nel mese di febbraio che costituisce un record assoluto: per trovare un dato percentuale più alto bisogna andare indietro addirittura sino al 2002.

Recessione dell'economia, potere d'acquisto dei salari crollato e famiglie in grande sofferenza obbligano il governo russo ad una manovra di contenimento che dovrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi. “Il Pil è calato dell'1.9 % e crescono i dati relativi ai cittadini russi obbligati a vivere sotto la soglia di povertà – indicano ancora gli analisti di Geneve Invest– la notizia della crescita del rublo non può quindi che essere accolta con grande entusiasmo, visto che dovrebbe permettere un rallentamento nella crescita dei prezzi e un taglio dei tassi da parte del governatore della banca centrale russa, Elvira Nabiullina, necessario in questo momento per ridare respiro alle imprese e provare a dare un'accelerazione all'economia”.

Gli interrogativi riguardano adesso la stabilità del rublo. Il 2014 ha visto un dimezzamento delle quotazioni del petrolio, che costituisce la parte principale dell'export russo e delle entrate fiscali ed il cui ridimensionamento ha inciso in maniera determinante sul riassetto finanziario del paese. Inoltre, la crisi militare con l'Ucraina ha allontanato numerosi investitori stranieri e provocato sanzioni internazionali da parte di Stati Uniti ed Unione Europea che hanno mandato in crisi sia le banche che il Cremlino. “Se la tregua con l'Ucraina dovesse reggere e le sanzioni dunque venissero almeno ammorbidite, Mosca potrebbe ritornare sui livelli del 2013, soprattutto se il prezzo del petrolio tornerà a salire, come sembra dalle rilevazioni delle ultime settimane” – dichiarano gli analisti di Geneve Invest - “Dall'altra parte, sarà anche importante non spingere il rublo verso un eccessivo rafforzamento sino a quando il prezzo del petrolio non sarà in effetti cresciuto, altrimenti si rischia un'impennata del deficit fiscale”.