Yen e franco svizzero in calo su salvataggio Portogallo

La crisi finanziaria greca sarà al centro del vertice Ecofin di oggi, con l’attenzione degli investitori anche al mercato primario.

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La crisi finanziaria greca sarà al centro del vertice Ecofin di oggi, con l’attenzione degli investitori anche al mercato primario, dove Atene colloca stamane 1,25 miliardi di euro di titoli a tre mesi. Ieri l'Eurogruppo ha approvato il pacchetto di aiuti al Portogallo, che riceverà 78 miliardi di euro, alle condizioni imposte dalla Finlandia, mentre sulla Grecia non c’è stata ancora appunto nessuna decisione definitiva: per la prima volta però i ministri finanziari della zona euro hanno parlato esplicitamente dell'ipotesi di chiedere ai creditori privati della Grecia di estendere la maturità dei propri titoli, con Juncker che non ha escluso un "reprofiling" del pacchetto varato l'anno scorso per Atene, in cambio tuttavia di più ampie privatizzazioni e maggiori riforme. Anche gli esponenti della UE iniziano quindi a non negare più l’eventualità di un haircut per il debito greco, segnale che la situazione per il Paese ellenico è veramente pesante: va precisato tuttavia che il ministro delle finanze francese Lagarde ha ancora escluso ogni ipotesi di ristrutturazione e riscadenziamento del debito greco. Anche a livello politico effettivamente, la questione rimane di difficile soluzione: da Pechino Van Rompuy ha cercato di rassicurare gli investitori cinesi, riguardo il loro impegno in Europa, assicurando che l'Ue non permetterà il fallimento dell'euro e che i Paesi membri sono impegnati a riordinare i propri conti pubblici, gettando così acqua sul fuoco e dando un segnale non solo agli investitori del dragone asiatico. Intanto dai ministri delle Finanze della zona euro è arrivata una designazione unanime di Draghi alla presidenza della Bce, con la scelta dell'Eurogruppo che verrà ratificata oggi dall'Ecofin prima di approdare al consiglio Ue di fine giugno: a meno di qualche imprevisto scossone – come avvenuto con Strauss Kahn in questi giorni – sembra ormai spianata la strada del governatore di Bankitalia alla presidenza BCE. Il cambio eurodollaro comunque si allontana dai minimi di inizio settimana, grazie al pesante dato ieri dell’indice Empire (che ha deluso mostrando un ampio calo da 21,70 a 11,88 contro attese per 19,55), ma non riesce ad accelerare con decisione e a mantenersi oltre soglia 1.42: in mattinata delude l’indagine Zew sulla situazione dell’economia tedesca, con l’indice sulla situazione corrente in drastico calo a maggio a 3.1 dal precedente di aprile a 7.6 (consensus a 4.4). I rischi di un nuovo test del supporto psicologico in area 1.40 non sono del tutto sopiti, data la sostanziale incertezza che ancora regna sulla situazione debitoria europea: comunque sia gli operatori vedono tale livello come trigger per nuovi acquisti sulla valuta unica, mentre al momento il cambio resta in fase di attesa nei pressi delle medie mobili di breve e medio periodo su chart orario, appena sotto area 1.42. Il trend rimane leggermente rialzista, ma gli investitori restano ovviamente cauti in attesa di notizie sulla situazione Grecia. Reagisce invece con più decisione la sterlina inglese contro dollaro statunitense, spinta dall’inflazione che continua a sorprendere al rialzo: ad aprile il CPI è salito di ben un punto percentuale a livello congiunturale, facendo registrare un incremento del 4,5% a livello tendenziale. Confermati quindi i timori della BoE, che aveva visto al ribasso le stime di crescita per l’anno in corso ma metteva in guardia circa i rischi proprio dell’inflazione: il cambio risale intorno a quota 1.63, livello toccato ma subito abbandonato. Il cable potrebbe però tentare nelle prossime ore un test della media mobile a 200, che su chart orario passa ora intorno ad area 1.6330: improbabile però al momento un inversione di trend oltre tale soglia, che dovrebbe fungere da resistenza e respingere nuovamente il cambio al ribasso (a meno di altre sorprese dai dati macro), anche considerando che il cambio rimane al di sotto di tale indicatore da inizio mese. Solo una nuova fase di debolezza del dollaro statunitense o un recupero delle materie prime (il mood del mercato in questi giorni comunque è di fondo improntato all’incertezza e all’avversione al rischio) potrebbe far tornare all’insù il cambio, che al momento però ha trovato un buon supporto in area 1.6160. Da segnalare poi pesanti vendite sullo Yen, in difficoltà sia contro euro che contro dollaro statunitense: la notizia del salvataggio del Portogallo ha allontanato gli investitori dalle valute safe haven (in pesante calo infatti anche il franco svizzero), ma la valuta nipponica soffre anche per fattori endogeni. Il governatore Shirakawa ha infatti spiegato che l'economia del paese si trova in uno stato molto critico a causa dei danni provocati dal terremoto dello scorso marzo, affermazioni che segnalano come la banca centrale resti collocata sull'attuale impostazione ultra espansiva di politica monetaria. Il ministro delle finanze Noda ha poi sottolineato che l'uscita dalla deflazione resta una delle massime priorità del governo, anche se si devono fare i conti con le conseguenze del terremoto: il cambio usdjpy intanto balza sopra ara 81 e si muove con decisione verso 82 (resistenza a 81.71 permettendo), mentre l’eurjpy torna sopra la media mobile a 200 sedute riaffacciandosi in area 116. Su questo ultimo cambio il trend ribassista sembra essere alle spalle, anche analizzando la situazione su grafico daily, dove l’euro ha preso la MM200 a supporto ed ha rimbalzato con decisione: prossimo test a 117.50, nei pressi della media mobile di breve e medio periodo. Nel brevissimo poi, attenzione agli spunti di carattere macroeconomico provenienti dagli USA: in calendario oggi la produzione industriale statunitense di aprile, attesa in crescita dello 0,4% mese su mese (dato diffuso alle 15:15 italiane). Precedentemente, alle 14:30, verranno diffusi alcuni dati sul mercato immobiliare (con i nuovi cantieri e le licenze edilizie di aprile).