Qual è stato il primo videogioco della storia? Le diverse (e inaspettate) risposte

Oggi ne escono a tonnellate ogni mese, ma qual è stato il primo videogioco di tutta la storia dell’umanità? Le risposte sono più di una, a seconda dell'interpretazione, e sapranno senza dubbio sorprendervi.

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I videogiochi odierni costituiscono una parte fondamentale non solo dell’intrattenimento, ma anche dell’economia mondiale. Ne vengono rilasciati tantissimi ogni mese, da quelli di aziende gigantesche a quelli indie e di sviluppatori indipendenti, e macinano miliardi di euro.

Ma da qualche parte devono pur essere partiti! L’origine dell’industria dei videogame è alquanto datata e ricca di dettagli. Insomma, viene spontaneo chiederselo: qual è stato il primo videogioco della storia?

Ebbene, la risposta non è univoca. Dipende da cosa consideriamo come il primo vero videogame… e da quanto esso sia stato capace di sorprendere le generazioni passate, e così anche la nostra quando ll riscopriamo a distanza di tempo. 

Il primo prototipo: missili virtuali su tubi catodici

Se volessimo trovarne un primo per data, dovremmo risalire addirittura all’immediato dopoguerra. Alla fine del devastante conflitto mondiale, infatti, ricominciarono a fiorire gli studi sulla tecnologia e su nuove incredibili invenzioni.

Due pionieri americani della modernità -  Thomas T. Goldsmith Jr. e Estle Ray Mann - stavano conducendo sperimentazioni sugli apparecchi col tubo catodico (lo stesso sistema utilizzato poi per le TV). Tra di essi c’era il cosiddetto Cathode-ray tube amusement device, cioè “Dispositivo per il divertimento a tubo catodico”. Il brevetto fu depositato nel 1947 e il sistema fu ufficializzato nel 1948.

Questo ancestrale videogioco si svolgeva su uno schermo appunto a tubo catodico, dalla forma rotonda, che voleva simulare un radar da guerra. L’obiettivo era girare delle manopole in modo tale che un missile virtuale si abbattesse su un bersaglio altrettanto virtuale. Visto che non era possibile creare delle grafiche "dentro" lo schermo, vennero applicate delle alette fisiche, di plastica, direttamente sopra lo schermo.

In caso di successo, il dispositivo simulava una piccola esplosione. Questo gioco rimase solo un prototipo per via dei costi al tempo eccessivi per un divertimento del genere, ma rappresenta il primo gioco elettronico interattivo della storia dell’umanità.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da questo esempio atavico fino alla dimostrazione odierna che i videogames sono anche una forma d'arte.

La nascita dell’interazione uomo-macchina: Bertie the Brain, Nimrod e OXO

Se l’amusement device rimase solo un prototipo, avanzando nella storia troviamo i primi videogames effettivamente completati e almeno provati dal pubblico.

Il primissimo si chiama Bertie the Brain. Era il 1950 quando un ingegnere canadese, Joseph Cates, volle dimostrare l’efficienza di una valvola da egli inventata. Lo fece con un grosso macchinario che consentiva di giocare a tris contro un computer dalla difficoltà regolabile: fu il primissimo esempio di interazione uomo - macchina, e le persone che poterono provarlo all’esposizione canadese di quell’anno ne furono entusiaste.

Come molti progetti dell’epoca fu poi smantellato, ma ne esistono varie foto. Non sempre viene considerato un videogame perché non usava un vero e proprio schermo bensì delle lampadine, ma l’idea alla sua base lo rende un grande capostipite.

C'è poi l'esempio del Nimrod, del 1951, primo computer progettato appositamente per giocare: dalle “modeste” dimensioni di oltre tre metri e mezzo di altezza, oltre due e mezzo di larghezza, e uno e mezzo di profondità. Insomma, una macchina portatile. Il suo obiettivo era giocare al nim, un gioco matematico, contro la CPU. Pur essendo lento e compassato, destò un ottimo interesse.

Questo scopo fu poi approfondito da OXO, del 1952, un altro videogioco di tris esattamente come Bertie, che però a sua differenza utilizzava un vero schermo. Alcuni lo ritengono per questo il primo videogame della storia, almeno a livello semplicistico, mentre altri gli preferiscono lo stesso Bertie.

I primi videogiochi “moderni”: Tennis for Two e Spacewar

Gli anni successivi consentirono alla tecnologia di evolversi sempre più, sviluppando schermi in grado di sostenere le idee di un vero e proprio videogioco. 

Molti ritengono, infatti, che il primo videogame della storia sia Tennis for Two. Giocato su un oscilloscopio rotondo, consentiva a due contendenti di sfidarsi a tennis: nello schermo era rappresentato un campo, con tanto di rete, visto lateralmente.

Gli sfidanti dovevano restituirsi la pallina fino a fare punto, usando una manopola tonda per direzionare e un pulsante per colpire. A svilupparlo fu William Higinbotham nel 1958, ed è anche il primo videogame multiplayer della storia. Anche in questo caso fu un titolo solo "da mostra", che venne provato ma poi rimosso al termine delle esibizioni fieristiche di cui fu protagonista.

Infine, abbiamo in elenco il primo videogioco distribuito al pubblico di sempre. Si chiama Spacewar e, a differenza di tutto ciò che lo anticipò, poteva funzionare su un PC ritenuto abbastanza "comune", cioè disponibile anche all’acquisto. Quindi poteva finalmente essere usufruito al di fuori degli eventi.

Sviluppato da alcuni studenti del Massachusetts Institute of Technology, era anch’esso un PvP ancestrale: consisteva nell’abbattere l’astronave avversaria regolando i colpi della propria, in mezzo a un’ambientazione con un centro di gravità e diversi ostacoli a inframezzare il cammino e gli spari.

Da quel momento in poi sono giunte col tempo le console, vero centro videoludico casalingo, e i cabinati; la storia dei videogame si è evoluta con sempre maggiore rapidità, fino a diventare un mondo incredibile e a se stante.

Parte del loro successo è stata l'abilità di diventare sempre più popolari e fruibili da tutti, anche economicamente, come dimostrano i recenti esempi di console per videogiochi davvero economiche o titoli gratuiti free-to-play.