Di seguito riportiamo l'intervista a Davide Biocchi, professional trader, al quale abbiamo rivolto alcune domande sulle valute, su alcune commodities e sugli scenari attesi per le Borse.
L'euro-dollaro prova a risalire la china dopo i recenti cali che lo hanno portato ad un passo da quota 1,20. Si aspetta una svolta ora?
Tutto parte dal movimento del T-Note americano, il titolo decennale che repentinamente si porta da un rendimento dell'1,12% all'1,3%.
Tutti i rendimenti a livello globale stanno salendo, ma negli Stati Uniti il rendimento è positivo e quindi è appetibile. Sicuramente c'è un po' di movimento negli ultimi giorni che dall'Europa vende euro e compra dollaro, andando così a puntare su un po' di rendimento che arrivato all'1,25%/1,23% diventa appetibile.
Questo spiega perchè abbiamo un euro-dollaro più debole che è tornato verso quota 1,20 e questa debolezza potrebbe anche durare.
Per il cross segnalo un primo supporto proprio a 1,20 e un sostegno successivo a 1,19, ma una discesa verso questi valori dipenderà anche da quello che succederà sul T-note Usa.
Ovviamente pian piano che il titolo americano è comprato, il rendimento si placa, magari scende addirittura un po', e a quel punto cessa la corsa all'acquisto.
Questo spiega anche la fame di rendimento che c'è, basti pensare che ora è sufficiente un rialzo dall'1,1% all'1,3% per generare un movimento importante.
Il movimento del T-note si porta dietro un momento di indecisione dei mercati, perchè sappiamo che tanta liqudità è finita sulle Borse perchè i rendimenti non erano appetibili.
E' chiaro che non appena c'è una piccola impennata dei rendimenti, subito dopo un po' di denaro esce dalle Borse che tra l'altro continuano la fase per cui c'è un po' di switch dal Nasdaq verso la piccola capitalizzazione.
Il rafforzamento del dollaro sta pesando anche sull'oro a suo avviso?
Non è il dollaro a pesare sull'oro in questa fase, ma è nuovamente il T-note. Il gold è un porto sicuro senza rendimento e finchè il T-note rende poco, l'oro è preferito.
Nel momento in cui però il rendimento dei bond USA sale, le preferenze degli investitori passsano dall'oro al T-note, con un deflusso dal primo asset al secondo.
In questo momento il gold è intaccato proprio dalla crescita del rendimento del T-note e salvo sorprese, può darsi che questo aumento dei rendimenti abbia trovato un punto di rottura.
E' probabile che le Borse e l'oro tirino un po' il fiato come di fatto sta avvenendo.
Il gioco dell'intermarket ora è questo: se il T-note sale, la Borsa scende o comunque soffre, l'oro e l'euro-dollaro scendono.
Se al contrario il T-note cala, l'euro-dollaro può anche rimanere stabile, l'oro rimbalza e le Borse consolidano verso l'alto.
Il petrolio continua a salire oltre i 61 dollari al barile. Quali le attese nel breve?
Dopo tanto tempo c'è un po' di risveglio dell'economia e quindi la crescita del prezzo del petrolio è più in ragione di una maggiore richiesta di materia prima e non figlia dell'effetto rarità creato dall'Opec+.
C'è un po' più di domanda e il prezzo dell'oro nero sale: dopo che per mesi i produttori hanno tenuto botta alla scarsa richiesta con tagli alla produzione, ora quanto è probabile che l'Opec dica che finalmente potrà vendere un po' più di petrolio?
Attenzione alla prima riunione Opec, dove una decisione di una riduzione dei tagli potrebbe fungere da effetto calmiere.
Nel frattempo per il petrolio l'ulteriore target al rialzo è in area 63 dollari prima e a 65 dollari in seguito.
Faccio fatica a vedere l'oro nero sopra quest'ultimo livello, perchè i 65 dollari iniziano ad essere un prezzo che può far fatica all'economia reale. Credo che l'Opec ora non vede l'ora di poter calmierare la situazione, aprendo ad un minor taglio della produzione.
Alla luce di quanto detto fino ad ora, cosa può dirci per le Borse?
Soprattutto per Piazza Affari credo che sia necessario essere aperti a tutti gli scenari.
Il Ftse Mib è arrivato nei pressi di una resistenza molto forte, quale quella dei 24.000 punti, che è decisiva nel senso che nel medio periodo l'indice o salirà oltre tale livello o tornerà indietro.
L'effetto Draghi ha fatto sì che, siccome l'Italia oggi si accompagna ad una figura super credibile in un contesto economico-finanziario globale, è venuto meno il consensus short.
Questo spiega il rialzo del Ftse Mib al momento dell'incarico di Draghi e si nota che negli ultimi 10 giorni siamo andati ai minimi di short interest aperto sui titoli, con una corsa a chiudere gli short.
Questo ce lo ha detto anche Moody's che di fatto ha dichiarato: "Bene Draghi, ora le riforme!". Bene Draghi vuol dire basta short sull'Italia, forse meglio neutrali, poi vediamo le riforme e magari si andrà long su Piazza Affari, ma non adesso.
Per il Ftse Mib a mio avviso dobbiamo prepararci a tre scenari: sui 24.000 punti si può anche assistere ad una rottura di questa resistenza dodecennale, ma credo poco che si possa fare ora perchè al momento ci sono solo aspettative.
Mi preparo anche allo scenario di uno storno per il Ftse Mib, segnalando come supporti a scalare i 22.700, i 22.200 e i 21.000 punti, quest'ultimo il più importante.
Non prezzo come il più probabile quello della discesa, scommettendo piuttosto sullo scenario di un consolidamento per il Ftse Mib in attesa di capire se i primi numeri ci diranno che con Draghi stiamo andando nella direzione giusta.
In quel caso si può fare un tentativo, ma non mi aspetto che ciò possa accadere subito e penso piuttosto che ci vorrà del tempo.