Ftse Mib: attesi cali accentuati. Buy Unicredit o Intesa?

Il Ftse Mib è in uno strettissimo range nel breve: si prevede un ribasso più pronunciato di quello atteso a Wall Street. La view di Fabrizio Brasili.

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Di seguito riportiamo l'intervista realizzata a Fabrizio Brasili, analista finanziario, al quale abbiamo rivolto alcune domande sull'attuale situazione dei mercati e in particolare di Piazza Affari. Chi volesse contattare Fabrizio Brasili può scrivere all'indirizzo email: f.bsuperguru@yahoo.it.

A Wall Street si toccano nuovi massimi storici, mentre le Borse europee sembrano tirare un po’ il fiato. Cosa si aspetta nel breve per le Borse?

Intonazione ancora positiva a Wall Street, dove è ancora in evidenza il NASDAQ, ma con molta fatica, diversamente da Dow Jones e SP500 che si presentano in rosso al close della prima seduta di questa settimana.

L'Europa si accoda con volumi bassi e scarsità di idee, con Piazza Affari appesantita dalle banche, in una giornata segnata dalla festa del patrono a Milano ieri e oggi da quella dell'8 dicembre.

Propendiamo per un sostanziale leggero e continuo, ma faticoso recupero degli indici azionari fino alla riunione FED della prossima settimana.

Per il Dow Jones dovremmo assistere a tentativi di spinta verso la trendline rialzista di medio termine posta a 31.000/31.200 punti, che congiunge i massimi da ottobre 2018.

Temiamo però, complici possibili dati e notizie non previste dalla riunione FED, che il mercato abbia necessità di uno storno fino alla trendline rialzista di breve termine posta a 30.200/30.300 punti e poi anche sui 29.000/29.200 punti e con chiusura del relativo gap lasciato aperto a 28.500 punti.

Solo la perforazione dei 28.000/28.200  punti di Dow Jones, dove passa la media mobile a 100 giorni, potrebbe rompere momentaneamente il trend rialzista e scaricare però gran parte dell'ipercomprato di breve-medio termine.

A Piazza Affari il Ftse Mib fatica per ora a dar un seguito al rally di novembre. C’è il rischio di ribassi per le prossime sedute?

Ftse Mib sempre a ruota degli USA, nel bene e nel male, e sempre nello strettissimo range 21.800/21.900-22.200/22.300 punti a breve termine.

La struttura a Piazza Affari è sostenuta faticosamente, ed a differenza di altri stati europei come la Germania, in Italia paiono sempre più evidenti scricchiolii nella organizzazione sanitaria, nella confusione politica, nel tessuto sociale, nell'esplosione del debito pubblico e nei continui scandali. Questi fattori fanno prevedere una maggiore probabilità di vedere storni più pronunciati di quelli descritti per gli USA e per tutti gli altri stati europei di conseguenza.

Per il Ftse Mib il primo livello raggiungibile al ribasso è in area 21.500/21.600, ma poi subito a quota 21.200/21.300 punti.

Nel breve-medio termine potremmo raggiungere area 20.800/20.900 e poi anche in successione fino ai supporti importanti a 20.300/20.200 e a 20.000 punti.

Unicredit è reduce da un forte ribasso, mentre ha performato decisamente meglio Intesa Sanpaolo nelle ultime giornate. Qual è la sua view su questi due titoli?

Sempre meglio Intesa che Unicredit e lo diciamo da più di un anno sia ai nostri abbonati che nelle interviste. Intesa Sanpaolo ha praticamente superato la delicatissima fase di uno/due, fase pandemica di marzo/aprile e "digestione" della fusione, neanche tanto tormentata, con Ubi Banca.

Il gruppo ha accantonato, per suggerimento dato dagli organi competenti, il dividendo di 0,190 euro dell'esercizio 2019, ed ora si appresterà a decidere un altrettanto importante e generoso dividendo per l'esercizio in corso.Intesa Sanpaolo ha una elevata liquidità negli scambi, sia nei titoli che nelle opzioni.

Dal punto di vista tecnico il titolo ha recuperato dai minimi annuali in area 1,35/1,40 euro verso area 2 euro che potrebbe benissimo superare, dopo una pausa fisiologica, fino alle resistenze di medio termine già testate più volte di area 2,15/2,20.

Intesa Sanpaolo si può ancora acquistare, ma andrebbe sicuramente coperto da vendita di opzioni call 2,10/2,20 marzo/giugno e put stesse scadenze 1,50/1,60.

Unicredit invece, dopo l abbandono del suo AD Mustier e la possibile fusione del boccone indigesto Banca MPS, si è trovato a passare da un passo dai 10 euro a lottare per non andare sotto gli 8 euro.

Molto volatile ed in più con una probabile ricapitalizzazione in vista, che aumenterebbe la pesantezza del titolo. Banca MPS invece si sta ancora sgretolando dagli 1,40 agli 1,10 euro, con possibilità di ritornare in area 1 euro, quasi una stock penny di vecchia memoria.

In questi frangenti Unicredit invece sta ritornando, dopo aver venduto i gioiellini di famiglia come Pekao e Fineco, a quando veniva usata dagli arbitaraggisti, e non solo per mettersi short e contemporaneamente long con Intesa Sanpaolo.

Moncler ha dominato la scena in avvio di settimana dopo l’annuncio dell’acquisizione di Stone Island. Quali implicazioni ha questa mossa per il titolo e per l’intero settore lusso?

A dire il vero già da fine novembre Moncler aveva superato i 40 euro e si era posizionato in un laterale 41,50/42 eyro, dopo essere passato dai minimi delle ultime 52 settimane da appena sotto i 26 euro intraday, al superamento prima della resistenza in sequenza di 32 euro, poi a 36 ed infine a 38 euro,  su cui molti dei nostri abbonati hanno alleggerito o venduto totalmente.

Proprio venerdì e domenica scorsi abbiamo dato indicazioni di vendere per coloro che non lo avevano fatto e di alleggerire in area 45 euro.

Una piccola parte andava tenuta, per vedere se nel medio termine si arriverà al prezzo che aveva espresso il patron di Moncler, Ruffini, pari a 50 euro.

L’euro-dollaro porta avanti la sua cavalcata al rialzo, mentre il dollaro-yen torna sotto quota 104. Quali le sue previsioni per questi due cross?

Superate in velocità prima le forti resistenze di 1,1920 e poi quelle psicologiche di 1,20, l'euro-dollaro si + portato poco sotto gli 1,22, per poi ritracciare fisiologicamente a 1,2150.

Da qui si dovrebbe portare con un poco più di fatica in area 1,2250, esattamente equidistante dai livelli di un ampio range che soddisferà di certo gli operatori e non solo, fra 1,20 ed 1,25.

Qui interverranno a turno BCE e FED, con un tiro alla fune più deciso ed attento.

Questo è ciò che fa da tempo e con difficili interventi, tendenti ad indebolire la propria moneta, la Bank of Japan, ma che sta facendo con sempre più fatica.

Il dollaro-yen sta aggrappato ad area 104, con leggere incursioni anche sotto, dove viene subito ripreso. Livello "barriera del Piave" a 104/104,50, con area di relativa tranquillità a 106/106,50.