Borse: a rischio nuovi cali. Unicredit e Intesa da comprare ora?

Le Borse UE e Usa hanno reagito positivamente alle azioni di Governi e Banche Centrali: un sollievo solo temporaneo? La view di Filippo Diodovich.

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Di seguito riportiamo l'intervista realizzata a Filippo Diodovich, strategist di IG, al quale abbiamo rivolto alcune domande sull'attuale situazione dei mercati e sulle prospettive nel breve.

I mercati azionari stanno provando a reagire dopo il pesante sell-off delle scorse settimane, grazie anche agli interventi di Governi e Banche Centrali. Il peggio è alle spalle?

Gli interventi massicci delle Banche Centrali e dei Governi sono stati fondamentali per stabilizzare i mercati e permettere all’azionario di evidenziare un movimento positivo.

La Federal Reserve e la BCE hanno tirato fuori dalla propria cassetta degli attrezzi tutti gli strumenti possibili: da un piano di quantitative easing dall’ammontare illimitato, ad un completo sostegno del mercato del credito.

L’obiettivo per le Banche Centrali è quello di iniettare liquidità per evitare un congelamento del mercato del credito che causerebbe il fallimento di molte nel breve periodo.

Anche i Governi hanno fatto la loro parte. Il Congresso degli Stati Uniti è in processo di approvare un pacchetto di stimoli fiscali per un ammontare record di 2.200 miliardi di dollari.

Tali azioni indubbiamente sono state in grado di calmierare i mercati e permettere una reazione positiva per le Borse europee e per Wall Street.

Il timore però è che potrebbero non essere sufficienti per impedire nuovi ribassi nelle prossime settimane.

Due questioni a nostro avviso sono da risolvere. In Europa deve esistere una coordinazione tra Paesi per sfruttare tutte le risorse disponibili e al momento non c’è accordo tra gli Stati di Eurolandia.

Oltreoceano invece il problema maggiore è il contenimento del virus, con Donald Trump che continua ad avere il dilemma tra salvare vite umane o evitare crollo di Wall Street e disoccupazione.

I dati macroeconomici recentemente pubblicati sono stati terrificanti. Gli indici PMI hanno indicato una flessione del PIL nell’Eurozona compresa tra il 2% e il 2,5%. Le richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono salite a un nuovo record storico, mettendo in apprensione Donald Trump.

Sarà proprio il mercato del lavoro un problema a fine crisi?

Come detto poc'anzi i dati sono stati orribili, i peggiori di sempre. Le richieste di sussidi di disoccupazione sono ammontate a oltre 3 milioni di unità, superando di gran lunga il record precedente di 695mila registrato nel 1982, quando la Federal Reserve era costretta ad aumentare i tassi di interesse per fronteggiare l'inflazione.

L'obiettivo per gli Stati Uniti sarà la difesa dei posti di lavoro con ogni strumento possibile.

Crediamo che l’amministrazione Trump possa lanciare ulteriori misure a sostegno dei posti di lavoro in caso di peggioramento delle condizioni economiche.

Il Paese rischia di evidenziare una crisi economica molto peggiore rispetto a quella finanziaria del 2008.

Crediamo, inoltre, che questi numeri aumenteranno i dubbi di Donald Trump su un possibile e nuovo cambio di strategia sulla gestione del coronavirus.

Dopo una iniziale superficialità avevamo assistito a un cambio di rotta da parte di Donald Trump, con misure restrittive dopo la lettura del report dell’Imperial College di Londra con le prospettive di 2 milioni di vittime in caso di mancato lancio delle misure di distanziamento sociale.

Ora l’ex magnate newyorchese sta pensando di aprire il paese per evitare un tracollo dell’economia e un tasso di disoccupazione su livelli mai visti.

Il settore bancario italiano ha recuperato terreno. E’ il momento giusto per entrare in Unicredit e Intesa Sanpaolo?

Nonostante il massiccio intervento della BCE che ha comprato titoli di stato italiani, portando lo spread sotto i 200 punti base, crediamo sia ancora presto per entrare nel settore bancario italiano.

Al momento, come abbiamo esposto in precedenza, esistono ancora forti rischi di nuovi ribassi a causa dell’emergenza coronavirus.

Da un punto di vista tecnico per Unicredit potrebbe essere interessante rientrare dei 9,70 euro, ovvero la copertura del gap down apertosi il 9 marzo. Solamente una perentoria vittoria di quella resistenza potrebbe dare un concreto segnale di ripresa.

Per Unicredit raccomandiamo di fare attenzione alla tenuta del supporto in area 6,40 euro.

Anche per Intesa Sanpaolo segnali positivi solamente sopra 2 euro, mentre indicazioni negative con il breakout ribassista di 1,35 euro.