Bond oggi: il dilemma in euro e per i Btp, corti o lunghi?

Di fronte al rialzo dei rendimenti quale strada scegliere: una prima risposta verrà giovedì dalla Bce. Al cui interno ci sono divisioni (forse forti) sulle strategie da seguire. 

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I numeri sono chiari: il rendimento del decennale italiano si è collocato stabilmente da giorni sopra lo 0,70%; il Bund è salito al negativo 0,30% contro il negativo 0,55-0,50% di fine gennaio; la yield curve riferita a tutti i decennali dell’Eurozona è impostata nettamente al rialzo; il trentennale dei rating AAA in € è salito allo 0,21%, riportandosi indietro nel tempo. E si potrebbe proseguire con tante altre indicazioni relative ai governativi dell’area Bce. Attenzione tuttavia a cantare vittoria e a credere che l’epoca dei tassi negativi stia per tramontare. Sui vari fronti citati movimenti simili si sono già registrati nel recente passato ma poi annullati da contro trend.

Cosa succederà giovedì 

Si attende ora la riunione della Bce di giovedì. Una lettura di stralci di documenti più o meno ufficiali conferma che Eurotower è in palla. Ci si nasconde dietro a terribili tecnicismi per offuscare una verità: i mercati hanno avuto il sopravvento e l’unica strada percorribile adesso è quella di aumentare gli acquisti di governativi nell’ambito del cosiddetto Pepp (Programma acquisto emergenza pandemica). Il problema è che perfino i titoli emessi dall’Unione europea per contribuire a preservare i posti di lavoro in Europa, ovvero i cosiddetti Sure, hanno mazziato le intenzioni della Bce, con movimenti fortissimi di prezzo nelle ultime sedute, naturalmente tutti al ribasso. Il perché è chiaro: gli istituzionali, maggiori acquirenti di queste obbligazioni, sanno che il consiglio direttivo della Banca centrale europea è diviso sul proseguimento di una strategia che non convince più. Le decisioni quindi di giovedì saranno valutate con il bilancino e il rischio di qualche indiscrezione su contrasti al suo interno risulterà determinante a livello di recupero o meno delle quotazioni.

Muoversi oppure no

Per gli investitori - piccoli o grandi – il dubbio su cosa fare è quasi amletico. Il problema si pone maggiormente per i detentori di Btp, visto che la parte lunga delle scadenze rende ormai quasi il 2% e quella corta e media, pure in movimento, va dal negativo 0,31% del tre anni al positivo 0,34% del sei anni. Ha senso, come la teoria vorrebbe, switciare su questo tratto di curva temendo ulteriori debolezze del decennale e del trentennale? E se all’opposto i timori inflattivi dovessero poi sgonfiarsi riportando acquisti sui lunghi? La riposta è incerta e perfino l’analisi grafica questa volta non è di ausilio, data la forte volatilità delle ultime settimane. Proprio il decennale conferma l’assoluta incertezza, con segnali tecnici di “sell” su base giornaliera, di “neutral” su base settimanale e di “buy” su quella mensile. Più confusione di così non si potrebbe! 

Le indicazioni dei future sono utili

Seguire allora in questa fase i derivati può essere utile anche come suggerimento di rotta per chi investe sui singoli Btp. Il “long term” conferma forte variabilità nelle singole sedute, in presenza di trendline contrastanti, ed evidenzia soprattutto un violento avvicinamento alla media mobile a 200 sedute. Si possono così identificare le seguenti aree come indicazioni di trend: ribassista sotto i 148, incerta fra i 148 e i 150, rialzista sopra i 150. Il tutto viene confermato da molti oscillatori tecnici assettati su valori medi, attestando come in questo momento il future si muova su livelli di confine. Situazione identica per il derivato “short term” (scadenze corte) che da settimane sta lateralizzando, con però una media mobile a 200 sedute già parzialmente rotta al ribasso giovedì 25 e venerdì 26 febbraio, poi risuperata ma molto vicina. 

Nessuna sentenza

Alcuni fattori portano quindi a dire ancora “long” per Btp e compagni, mentre altri sono più incerti. In questo contesto gli operatori professionali pensano che la soluzione migliore stia nel preferire settori obbligazionari meno esposti al nervosismo dei mercati su inflazione e tassi. Per esempio quelli degli high yield in euro corti e dei mercati emergenti. Potrebbe essere una buona soluzione ma solo dopo che la Bce giovedì avrà svelato le sue reali intenzioni, dando certamente un impulso positivo o negativo ai mercati.