Ci sono alternative alle azioni?

Abbiamo analizzato come si sono comportate le azioni quest’anno e nell’ultimo ventennio e cercato di capire se le altre asset class sono riuscite a sovvertire la teoria "TINA" (There is no alternative).

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L’acronimo TINA (There is no alternative, ossia non c'è alternativa) si riferisce alla strategia di rimanere investiti in una classe di attività, e principalmente in azioni, perché le altre alternative non garantiscono un rendimento adeguato.

Dunque, dopo quello che può essere descritto come un anno non positivo per le azioni è comprensibile che gli investitori guardino altrove per ottenere rendimenti migliori. Ma con le obbligazioni che offrono rendimenti deboli, ci sono davvero alternative valide all’investimento in equity?

Per testare la teoria TINA, abbiamo dato un'occhiata a come si sono comportate le varie asset class, sia di recente che negli ultimi 20 anni, per verificare se i tuoi soldi avrebbero potuto fruttare meglio se investiti altrove.

All'inizio di questo mese, abbiamo pubblicato la nostra analisi dei flussi dei fondi globali. Nel rapporto, Sylvester Flood, Morningstar’s chief content strategist, ha notato come i flussi di investimento da inizio anno siano stati moderatamente negativi. Questo perché, nonostante i recenti rialzi, i tassi di interesse rimangono relativamente bassi, l'inflazione è alta e non esiste un asset in grado di garantire rendimenti soddisfacenti.

Se invece allarghiamo l’orizzonte temporale agli ultimi 20 anni notiamo che nessuna asset class è in grado di eguagliare le azioni. Un capitale di 10.000 dollari investito 20 anni fa in un fondo indicizzato globale che replica l’S&P Global BMI ora sarebbe lievitato sopra i 56.000 dollari (commissioni escluse).

Figura 1: L'andamento di azioni globali, bond e commodity negli ultimi 20 anni

Nel frattempo, lo stesso importo investito in obbligazioni, ad esempio replicando l'indice Global Aggregate di Bloomberg, sarebbe quasi raddoppiato sfiorando quota 19.000 dollari. Gli anni 2010 sono stati un chiaro punto di svolta in cui la crescita azionaria è decollata rispetto a obbligazioni e materie prime. Le banche centrali hanno lanciato programmi di quantitative easing e ridotto i tassi di interesse nel periodo dal 2010 al 2020. I rendimenti obbligazionari sono stati messi sotto pressione, ma i prezzi sono aumentati vertiginosamente quando le banche centrali hanno acquistato titoli di debito. Quindi le obbligazioni sono salite, ma il denaro a buon mercato ha anche contribuito ad alimentare l'assunzione di rischio nei mercati azionari, facendo apprezzare i titoli  growth.

In base all’andamento dell'indice Bloomberg Commodity, le materie prime avrebbero offerto "solo" una crescita del 50% in 20 anni e non sarebbero riuscite a garantire una performance analoga a quanto fatto prima del crollo del 2008. Le commodity sono considerate una classe di attività in cui trovare rifugio durante i periodi di volatilità e la categoria spesso si comporta bene nelle fasi finali del ciclo economico. 

Se guardiamo solo al 2022, i dati suggeriscono che se avessimo investito in un indice che replica l’andamento delle materie prime il nostro capitale avrebbe avuto una remunerazione maggiore, a dimostrazione del fatto che la diversificazione è la migliore alleata dell’investitore durante i periodi di turbolenza.

Figura 2: L'andamento di azioni globali, bond e commodity nel 2022

Phil Waller, co-gestore del fondo Global Core Real Assets Trust (JARA) di JPMorgan, afferma che i beni reali "core" (ad esempio gli immobili) dovrebbero continuare a offrire supporto agli investitori, in particolare per quelli che cercano reddito.

"Per coloro che desiderano attutire gli effetti della crescita dell’indice dei prezzi sul proprio portafoglio, investire in asset reali offre non solo vantaggi di copertura dell'inflazione, ma anche l'accesso a un'ampia gamma di tendenze interessanti in una varietà di settori", afferma Waller.

Immobili

“Ad esempio, con l'aumento dei prezzi degli immobili e dei tassi di interesse, è probabile che più famiglie scelgano l’opzione dell’affitto. Molti proprietari di beni immobili con asset di qualità avranno la flessibilità di aumentare gli affitti in misura pari o superiori all'inflazione”.

Infrastrutture

“Le utility e le energie rinnovabili possono anche offrire un notevole grado di protezione contro l’aumento dei prezzi. I servizi pubblici regolamentati, ad esempio, esistono in genere all'interno di quadri normativi che consentono una protezione dall'inflazione relativamente esplicita passando attraverso costi e spese. Allo stesso modo, nell'ambito della produzione di energia, le società possono avere contratti in atto che consentono l'indicizzazione all'inflazione o possono beneficiare di prezzi di mercato più elevati che spesso si verificano durante periodi inflazionistici, fornendo in questo modo una potenziale copertura”.

Trasporto

“Il settore del trasporto, come asset class, ha probabilmente la una protezione contro l’inflazione meno esplicita per gli investitori poiché i tassi di locazione sono spesso fissi. Detto questo, nel lungo termine i tassi di locazione sono correlati all'inflazione e il valore degli asset sono anch’essi correlati ai prezzi al consumo poiché il valore di sostituzione dei beni sale quando l'inflazione è alta. Pertanto, riteniamo che i trasporti abbiano la capacità di fornire una certa protezione dall'inflazione nel medio-lungo termine”.

Ma che dire dell'oro?

L'oro è considerato un porto sicuro contro l’inflazione. Costituisce una parte significativa delle riserve delle banche centrali ed è una classica alternativa per gli investitori che cercano di immagazzinare valore e proteggersi dall'inflazione.

Durante il primo trimestre del 2020, quando il mondo stava iniziando la sua battaglia contro il Covid-19, il prezzo dell'oro a Londra è aumentato del 5,8%. Solitamente, tassi di interesse più elevati aumentano anche il costo/opportunità di detenere lingotti. Dunque, conviene comprare oro adesso?

Il prezzo dell’oro, ora, è grosso modo sui livelli di inizio anno, in calo di circa l'1%. L’asset si è rivelato popolare durante le turbolenze e le incertezze di febbraio e marzo, quando la Russia ha invaso l'Ucraina, ma da allora il prezzo è sceso a circa 1.760 dollari dai 2.000 dollari di inizio anno.

“Il mercato dell'oro si sta dimostrando ancora una volta resiliente in condizioni di mercato estremamente difficili”, dice Andy Dickey, direttore della divisione per i metalli preziosi di The Royal Mint. “La volatilità continua, ma nel complesso l'oro tiene in un contesto di incertezza economica”.

Quindi la teoria TINA vale sempre? Forse no, specie se gli investitori hanno accesso ai prodotti giusti per diversificare sufficientemente i loro portafogli in modo da resistere a potenziali ribassi. Come sempre, un portafoglio ben diversificato con un orizzonte a lungo termine è il migliore amico di un investitore.

Di Sunniva Kolostyak