Criptovalute, 5 lezioni dal primo crac italiano

Cosa insegna il caso della New Financial Technology (NFT), che prometteva guadagni fino al 10% investendo in criptovalute. E perché non metterei neanche un euro su Bitcoin & Co.

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Truffa, beffa, crac… sono i termini usati da molti mass media per definire il primo caso di società italiana che avrebbe rubato milioni agli investitori che speravano di guadagnare con le criptovalute.

Il crac è quello della New Financial Technology (NFT), nata a Silea nel trevigiano e con una sede legale a Londra e altre ramificazioni a Dubai, che prometteva guadagni fino al 10% attraverso transazioni di arbitraggio sul mercato delle criptovalute. Si stima che sarebbero state truffate circa 6 mila persone per milioni di euro, che non si sa che fine abbiano fatto. Così come i fondatori, che per qualcuno sono a Dubai.

Il caso è scoppiato quando la società ha fatto sapere che non avrebbe pagato le cedole di luglio e ora sono in corso gli accertamenti delle autorità giudiziarie che indagano per truffa ed esercizio abusivo di intermediazione finanziaria.

Cosa ci insegna questa vicenda?

1. Il miraggio di guadagnare il 10%

La New Financial Technology pare accettasse investimenti a partire da 10 mila euro e garantisse interessi fissi del 10%. Questa percentuale può apparire davvero allettante, soprattutto in un contesto di mercato ribassista come quello attuale, con le Borse mondiali che perdono oltre il 4% da inizio anno (al 23 agosto) e le obbligazioni in sofferenza per l’aumento dei tassi di interesse.

Proprio per queste ragioni il 10% “è troppo bello per essere vero”. Potrete obiettare che il Bitcoin e le altre criptovalute ci hanno abituato ad ampie oscillazioni verso l’alto e il basso. Ma come è possibile garantire interessi fissi in un mercato così volatile?

2. La trappola mentale dell’eccesso di fiducia

Per le criptovalute, il 2022 ha tutte le caratteristiche di un “anno da dimenticare”, caratterizzato da diversi shock tra cui il crollo delle stablecoin, il fallimento di Celsius (piattaforma di trading e prestito di criptovalute) e la sospensione dei prelievi in diverse piattaforme.

Il Bitcoin ed Ethereum, che sono tra le più popolari criptovalute, perdono oltre il 50% dall’inizio dell’anno contro il dollaro. TerraUSD, ha azzerato il suo valore.

Potrete obiettare che la capitalizzazione di mercato è esplosa negli ultimi anni, per cui sono diventate un asset troppo grande per essere ignorato. Tuttavia, state attenti a non cadere nella trappola mentale dell’eccesso di fiducia in voi stessi, che vi fa dare più peso e attendibilità alle notizie che supportano la vostra tesi sul potenziale delle criptovalute.

Gli studiosi dicono che meno si sa e più si è sicuri. Questo si applica molto bene alle monete digitali, per le quali molti aspetti rimangono oscuri, a partire dall’identità dell’inventore del Bitcoin.

3. Conoscere le regole del gioco

Gli operatori in valuta virtuale devono essere iscritti in un apposito registro gestito dall’Organismo agenti e mediatori, altrimenti l’attività è considerata abusiva. L’obbligo è in vigore dal 16 maggio 2022 e l’elenco è consultabile liberamente. New Financial Technology non è presente.

Quando ci si avvicina ad attività e realtà finanziarie che non si conoscono, è buona regola informarsi per evitare cattive sorprese. Internet è diventato uno degli strumenti più utilizzati per le truffe, ma ci sono segnali di allarme che ci possono aiutare a non cadere vittime di chi ci promette rendimenti da sogno. Non avere risposte chiare dall’intermediario, essere spinti a prendere decisioni affrettate, non trovare informazioni adeguate sul sito dell’azienda o sulla sua sede sono tutte situazioni di cui è bene diffidare.

Le autorità di vigilanza hanno messo più volte in guardia i consumatori. Sul sito della Consob si legge: “L'assenza di un quadro giuridico preciso determina l'impossibilità di attuare un'efficace tutela legale e/o contrattuale degli interessi degli utenti, che possono, pertanto, trovarsi esposti a dover subire ingenti perdite economiche, ad esempio in caso di condotte fraudolente, fallimento o cessazione di attività delle piattaforme online di scambio presso cui vengono custoditi i portafogli digitali personali”.

4. Meglio avere un custode

A differenza degli intermediari autorizzati, le piattaforme di criptovalute non sono tenute ad alcuna garanzia sulla qualità del servizio, non devono rispettare requisiti patrimoniali o procedure di controllo interno e gestione dei rischi, con conseguente elevata probabilità di frodi ed esposizione ai crimini informatici. Gli investitori non hanno neanche la sicurezza sull'immediata conversione di Bitcoin & Co. in una moneta ufficiale a prezzi di mercato.

Per capire le differenze, facciamo l’esempio delle società di gestione. In Italia, le SGR devono essere autorizzate dalla Banca d’Italia, sentita la Consob, e quindi iscritte a un apposito albo. Hanno l’obbligo del capitale minimo non inferiore a un milione di euro e il patrimonio del fondo deve essere separato da quello della società di gestione.

Per contro, oggi molti investitori in criptovalute si stanno domandando dove siano finiti i loro soldi. Lo fanno quelli di NFT, ma anche quelli della più nota piattaforma Celsius, che ha “congelato” i prelievi a giugno, prima di dichiarare fallimento, e che deve ai suoi utenti 4,7 miliardi di dollari. Nel caso di Celsius, come ha ricostruito James Gard, giornalista di Morningstar, consultando la documentazione informativa, una volta che le monete digitali sono trasferite, la piattaforma “ha il titolo di proprietà”, quindi può utilizzarle come ritiene più opportuno.

5. Questione di sentiment

Le criptovalute esistono solo in forma virtuale, non cartacea o metallica. Chiunque può crearle e, in effetti, sono proliferate negli ultimi anni. Secondo CoinMarketCap, avrebbero superato quota 20 mila nel mondo. Aspetto ancora più importante dal punto di vista finanziario è il fatto che non hanno un valore intrinseco e quindi sono soggette esclusivamente ai cambi di sentiment degli investitori.

Ad esempio, un’azione ha un valore intrinseco che possiamo definire analizzando la solidità patrimoniale e la redditività dell’azienda e questo ci permette di capire se il titolo è sopra o sotto-valutato dal mercato. Non è possibile, invece, stabile se il prezzo del Bitcoin è giusto per entrare o uscire, perché è mosso unicamente da chi acquista e chi vende.

Non c’è neanche un valore legato alla scarsità, perché chiunque può creare nuove valute digitali in qualsiasi momento, a differenza di quelle ufficiali, la cui offerta è controllata dalle banche centrali.

Insomma, come ricorda Dan Kemp, responsabile investimenti di Morningstar Investment Management (MIM), “quando non c’è valore intrinseco, si hanno movimenti estremi guidati esclusivamente dal sentiment, che possono essere anche molto pericolosi”.

Di Sara Silano