Dilemma nucleare, quale posto in portafoglio?

Il panorama ESG europeo potrà trarre beneficio dalla decisione dell’UE di inserire il nucleare nella propria tassonomia degli investimenti sostenibili. Scopri quali società, fondi ed ETF potrebbero giovarne in futuro. 

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“Non è emersa alcuna evidenza scientifica comprovante che l’energia nucleare arrechi un danno maggiore alla salute dell’uomo o all’ambiente rispetto alle altre tecnologie per la produzione di energia elettrica già incluse nella tassonomia (eolica e solare) in quanto attività che sostengono la mitigazione dei cambiamenti climatici”.

Ecco ciò che afferma in un documento ufficiale uscito lo scorso 2 luglio il Centro comune di ricerca (Joint Research Centre) – organo della Commissione europea per la scienza e la conoscenza – relativo al riesame sulla decisione di includere il nucleare nella tassonomia della finanza sostenibile dell’Unione europea. Tale svolta dimostra quanto l’UE voglia incoraggiare gli investimenti nell'industria nucleare per accelerare il passaggio dai combustibili fossili solidi o liquidi, compreso il carbone, verso un futuro neutrale dal punto di vista climatico, oltre al fatto di poter raggiungere una maggiore indipendenza energetica dalla Russia.

I pro

“In termini di generazione di energia pulita e affidabile, l’energia nucleare non ha eguali”, afferma in una recente nota Cindy Paladines, senior vice president ESG di TCW. “Come le fonti rinnovabili, l’energia nucleare non produce emissioni dirette di carbonio o di gas serra. Tuttavia, quando si valuta i costi delle emissioni delle diverse opzioni di produzione di energia elettrica durante il loro ciclo di vita, il nucleare vince nettamente”.

In effetti, l’energia nucleare offre una serie di vantaggi rispetto ad altre tecnologie per l’energia pulita: fornisce un carico di base (il livello minimo di domanda su una rete elettrica in un intervallo di tempo) pulito e costante, che le fonti rinnovabili possono faticare ad offrire. È in grado di fornire energia in modo affidabile in qualsiasi momento della giornata e indipendentemente dalle condizioni meteorologiche e richiede meno materiali rispetto ad altre tecnologie di transizione (vedi tabella sottostante), il che a sua volta abbatte le emissioni di carbonio collegate.

E i contro

Per molte ragioni, l’energia nucleare rimane controversa. “I rifiuti radioattivi e alcuni incidenti che hanno segnato la memoria collettiva, come il disastro di Chernobyl e quello più recente di Fukushima, hanno reso il pubblico sospettoso nei confronti di questa tecnologia”, afferma Jess Williams, analista investimenti responsabili di Columbia Threadneedle Investments. “Tuttavia, entrambi questi esempi sono in qualche modo specifici a ciascun sito ed è difficile che si verificheranno in altri impianti nucleari”.

L’uranio arricchito trova anche applicazione nelle armi nucleari, ed è per questo che i programmi nucleari condotti da Paesi come la Corea del Nord, l’Iran e, naturalmente, la Russia preoccupano i governi occidentali. “In aggiunta a questi considerevoli timori, bisogna tenere presente che il costo del nucleare è elevato e che i progetti vengono spesso realizzati in ritardo e superando i budget, anche se alcune regioni asiatiche sembrano andare in controtendenza”.

“I fattori positivi sembrano comunque prevalere su quelli negativi – continua Williams – il che ha favorito un ritorno dell’enfasi sull’energia nucleare, in particolare nel Regno Unito e in Europa, poiché i governi sono alla ricerca di modi per migliorare la sicurezza energetica e conseguire gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni”.

Quali opportunità per gli investitori?

“L’azienda nucleare europea e anche la più grande a livello mondiale è EDF (EDF). Attualmente sta costruendo quattro nuovi reattori nucleari in Francia e nel Regno Unito”, spiega Tancrede Fulop, analista azionario senior di Morningstar. “Grazie alla sua forte presenza in questi due Paesi, è ben posizionata per beneficiare delle loro elevate ambizioni nucleari nei prossimi decenni. Tuttavia, a causa degli eccezionali venti contrari che l'azienda dovrà affrontare nel 2022 e dell'elevato fabbisogno di finanziamenti per la costruzione di quattordici reattori nucleari sul suolo francese entro il 2050, il governo transalpino sta per lanciare un'offerta pubblica di acquisto per rilevare il 14% degli azionisti di minoranza, che porterà al delisting dell’azienda”.

Engie (ENGI), l’altra grande utility francese, possiede e gestisce 6 reattori nucleari in Belgio, la cui chiusura era prevista per la fine del 2025. “Tuttavia, il governo belga ha recentemente deciso di estendere la vita utile di due di questi reattori, Doel 4 e Tihange 3, di 10 anni – continua l’analista di Morningstar – Questo potrebbe incrementare gli utili di Engie, ma avrà un impatto limitato sulla valutazione, poiché riteniamo che i flussi di cassa incrementali saranno compensati dagli investimenti aggiuntivi necessari per estendere la vita utile degli impianti”.

“È anche possibile che la Germania rinvii la chiusura delle ultime tre centrali nucleari oltre il 2022 a causa dell'aggravarsi della crisi energetica e della dipendenza del Paese dal gas russo. Analogamente a Engie, questo potrebbe incrementare gli utili di RWE (RWE), ma a nostro avviso avrà un impatto limitato sulla valutazione”, conclude Fulop.

Di seguito, i fondi comuni più esposti a questi tre titoli tra quelli commercializzati in Italia.

“Nei prossimi anni, gli investitori potranno approfittare della necessità di ridurre le emissioni di CO2 e della tendenza all'autosufficienza energetica investendo nell'intero ciclo di vita della produzione di energia nucleare, dall'estrazione alla generazione di energia”, afferma Yun Bai, responsabile della ricerca sul Factor Investing di Vontobel. “In questo contesto, gli investitori che intendono partecipare a questo nuovo trend potranno trovare opportunità interessanti dall'esposizione al settore dell'energia nucleare.”

L’UE si sta muovendo più rapidamente verso la sostenibilità, considerandola una priorità economica e strategica. Secondo Morgane Delledonne, Head of Investment Strategy Europa di Global X, “per gli investitori, queste mosse probabilmente renderanno più profondo il mercato ESG europeo con maggiori opportunità in mercati quali cleantech, energie rinnovabili e uranio nel medio e lungo termine”.

Disponibili agli investitori italiani, ci sono tre ETF direttamente esposti al valore dell’uranio. La maggior parte di questi strumenti hanno meno di tre mesi di vita, perciò in tabella abbiamo indicato la performance a un mese.

Una tendenza globale

La Francia, primo Paese europeo per produzione di energia nucleare, sarebbe anche quello che probabilmente beneficerà più di tutti di questa decisione dell’UE. Il presidente Emmanuel Macron ha infatti intenzione di ammodernare i già presenti 58 reattori, oltre ad aver annunciato l’intenzione di costruirne almeno sei nuovi, con la possibilità di aumentare tale quota a 14.

Dall’altra parte della Manica, invece, il Regno Unito si prepara a finanziare sette nuove centrali entro il 2050. Londra, infatti, ha fatto dello sviluppo dell'energia nucleare una delle priorità della sua strategia energetica, ma molti dei suoi 15 reattori sono alla fine del loro ciclo di vita e l'unico impianto attualmente in costruzione, Hinkley Point C, un progetto guidato anche da EDF e dalla cinese CGN, ha visto lievitare i suoi costi e non aprirà prima del 2027.

“L’Europa non è l'unica regione che punta sul nucleare”, spiega Yun Bai. “Alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) del 2021, la Cina, leader mondiale nella produzione di energia solare, eolica e idroelettrica, ha annunciato la costruzione di 150 nuovi reattori entro il 2035. Un investimento enorme, pari a circa 440 miliardi di dollari, che farà progredire il Paese verso l’obiettivo di passare da un'economia ad alta intensità di carbone a un'economia neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio. Per dare un’idea dell'entità dell'investimento cinese, si consideri che attualmente sono in funzione 440 reattori in tutto il mondo”.

Anche gli Stati Uniti, che già gestiscono 93 reattori, stanno investendo ulteriormente nel nucleare. Attualmente sono in costruzione due reattori e il mese scorso l'amministrazione Biden ha lanciato un programma da 6 miliardi di dollari per mantenere in funzione gli attuali reattori. Inoltre, gli Usa prevedono di investire 600 milioni di dollari per testare il potenziale dei piccoli reattori modulari (SMR) e dei reattori nucleari avanzati. 

La maggior parte delle centrali nucleari attualmente esistenti, infatti, sono impianti di terza generazione che utilizzano principalmente reattori ad acqua pressurizzata, i quali sono relativamente inefficienti nell’utilizzo dell’energia immagazzinata nelle materie prime, poiché di norma sfruttano solo il 5-8% dell’energia disponibile, generando di conseguenza una grande quantità di rifiuti. I reattori nucleari di quarta generazione, invece, sono costituiti da un gruppo di tecnologie diverse, come i reattori avanzati ad acqua pesante e i reattori a sali fusi, e possono utilizzare il 95-98% dell’energia disponibile nel carburante, anche se sono ancora lontani dalla commercializzazione.

Di Valerio Baselli