Ubs entra nella rivoluzione digitale. Opportunità o rischio?

Anche Ubs entra nella rivoluzione digitale. L'acquisizione di Wealthfront è un'opportunità o un rischio per il modello di business degli svizzeri?

Settimana scorsa Ubs Group ha annunciato l’acquisizione di Wealthfront per 1,4 miliardi di dollari. Operazione all’apparenza di secondo piano che invece segna un radicale cambio di passo per il colosso bancario elvetico. E soprattutto uno snodo cruciale nella strategia di Ralph Hamers, il chief executive che ha preso la guida di Ubs da poco più di un anno. Hamers spinge Ubs nella rivoluzione digitale, tema che conosce sicuramente visto che è stato al timone di Ing Groep per 13 anni, trasformando l’istituto olandese proprio in ottica digitale. Tuttavia il dubbio è che per il consolidato modello di business degli svizzeri la rivoluzione possa rappresentare più un rischio che un’opportunità.

Ubs nella rivoluzione digitale. Solo rischio o anche opportunità?

Così pensano, a quanto riporta Bloomberg, molti degli storici dipendenti, orgogliosi dei servizi su misura che la banca offre e timorosi che la consulenza automatizzata possa indebolire un marchio unico come quello di Ubs. Per gli analisti, poi, esplorare un territorio sconosciuto richiederà probabilmente acquisizioni più costose di quella di Wealthfront. “Non aspettiamo che qualcuno mangi il nostro pranzo, facciamolo noi. Abbiamo il coraggio di cannibalizzare i nostri affari? Non c’è alternativa”, ha dichiarato di recente Hamers.

Ubs nella rivoluzione digitale con Wealthfront? Perché un rischio?

La californiana Wealthfront è nata nel 2008 come kaChing, società di analisi dei fondi comuni d’investimento, ed è poi passata direttamente alla gestione patrimoniale. Oggi il suo business è condotto attraverso l’omonima piattaforma di servizi automatizzati per il wealth management ed è focalizzato soprattutto su investitori millennial e della Generazione Z (nati successivamente al 1981), ha un gestito di oltre 27 miliardi di dollari e 470.000 clienti in Usa. Si tratta di clienti più “piccoli” rispetto a quelli tipici di Ubs, abituato a fornire servizi personalizzati agli ultra ricchi. Hamers è però convinto che banca debba abbracciare una base più ampia, anche se questo significherà promuovere prodotti automatizzati a margini inferiori e ben lontani dalle offerte personalizzate che hanno fatto la storia di Ubs.

Ubs punta davvero a diventare la Netflix del wealth management

“L’aggiunta delle capacità e della base di clienti di Wealthfront al nostro ecosistema di investimento globale ci aiuterà notevolmente nel fare crescere la nostra attività in Usa. Wealthfront integra il nostro core business Usa, che fornisce wealth management a investitori con un patrimonio netto elevato e ultra elevato attraverso rapporti di fiducia con consulenti finanziari, e rafforzerà la nostra ambizione a lungo termine di fornire una soluzione scalabile e digitale ai ricchi investitori”, ha dichiarato Hamers, che per altro già lo scorso anno aveva spinto il lancio di una nuova piattaforma digitale ibrida il cui obiettivo palese è fare di Ubs la Netflix del wealth management. (Raffaele Rovati)

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