Bones and All, il significato del film: ecco perché il cannibalismo è una metafora geniale

Il 23 novembre esce in Italia Bones and all, un horror romantico che mette al centro il cannibalismo. Ecco il significato del film.

Luca Guadagnino è uno dei più apprezzati registi italiani all’estero e in patria. Se Sorrentino riesce come pochi a raccontare i malesseri e le contraddizioni della maturità e della vecchiaia (basti pensare a Youth), Luca Guadagnino è invece il cantore della giovinezza.

Dal controverso Melissa P. del 2005 (che però, con tutti i limiti, segnò una piccola svolta nel cinema italiano), fino a successi del calibro di Chiamami col tuo nome, Suspiria e la serie tv sky We are who we are, Guadagnino ha dimostrato di saper raccontare con delicatezza e precisione le paure, le emozioni e il desiderio di scoperta che caratterizzano l’adolescenza e la prima età adulta.

Anche in Bones and all, il regista sceglie di parlare di un amore totale ed impetuoso, come lo si può vivere solo a vent’anni, e lo fa attraverso una metafora tanto forte quanto controversa, quella del cannibalismo.

Bones and all, il cannibalismo come metafora della solitudine

“Bones and all” è un’espressione inglese che potremmo tradurre con “fino all’osso”, nel senso di spolpare del tutto un osso dalla carne, come fanno ad esempio i cani dopo un lungo digiuno.

E la fame di carne, carne umana, è ciò che lega da subito i due giovani protagonisti del film di Guadagnino, Lee (Timothée Chalamet) e Maren (Taylor Russell).

Senza fare spoiler, possiamo dire che si tratti di due personaggi emarginati, che non riescono a trovare un posto nella società proprio perché diversi, e che tuttavia sono alla ricerca, proprio come gli altri, della propria strada.

Il viaggio on the road in cui si avventurano i due è quindi un viaggio di formazione, compiuto con una tenerezza e con una certa innocenza che, almeno visivamente, si scontra con le immagini molto crude degli atti di cannibalismo, che avvicinano decisamente il film al genere horror.

In un’intervista in occasione della presentazione del film, Guadagnino ha dichiarato:

Penso che Bones and All sia una fiaba sulla solitudine dell’esistenza umana. Al tempo stesso, c’è questo forte desiderio di voler porre fine a questa solitudine grazie allo sguardo, all’attenzione che qualcun altro ci dedica. Di tutti i miei film, penso che questo sia quello che affronti in maniera più diretta questo tema, quello della solitudine, dell’essere umano che si staglia nella vastità di un vuoto.

Respinti da tutto e da tutti, Lee e Maren trovano nell’altro una via d’uscita, e finalmente una risposta al proprio bisogno di essere visti e non solamente guardati di sfuggita, con paura e con un certo disgusto. L’amore nasce quindi come sguardo, inteso come volontà di conoscere e di non fermarsi alla superficie.

Il film mette inoltre ben in chiaro come i comportamenti dei protagonisti non siano dovuti ad una libera scelta, ma il cannibalismo sia qualcosa che non è possibile interrompere, perché legato profondamente alla loro stessa natura. Ed è proprio questa natura a non trovare spazio nel mondo cosiddetto normale.

“Il tipo di film di cui abbiamo bisogno”, il dramma dell’esclusione passa attraverso il cannibalismo

Timothée Chalamet ha definito Bones and all “il tipo di film di cui abbiamo bisogno”. Il film racconta infatti il dramma dell’esclusione e della solitudine, dovuta in primo luogo alle disparità economiche e sociali, che nell’America degli anni Ottanta stridono fortemente con le promesse elettorali di Ronald Reagan.

Proprio in Ohio si svolge la maggior parte della narrazione, in uno degli stati più agricoli degli stati uniti, caratterizzato da una certa chiusura mentale e da una diffidenza nei confronti della diversità e del nuovo.

Proprio per questo, Maren e Lee non possono appartenere a un posto, ma sono condannati a un vagabondaggio perpetuo, dato che non è possibile per loro costringersi nelle categorie stabilite dalla società, dominata da regole e limiti che non sono i loro.

Il cannibalismo di Bones and all diventa allora la metafora di tutto ciò che rende diversi nostro malgrado, che porta a respingere invece che ad accogliere. La forza di questa metafora sta quindi nella sua duttilità, rendendo due adolescenti cannibali due personaggi in cui tutti hanno la possibilità di riconoscersi.

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