I 7 migliori film di Pier Paolo Pasolini per ricordarlo nell’anniversario della sua morte

Non solo libri, per ricordare Pasolini c'è una grande quantità di film di altissimo livello. Ecco le pellicole migliori.

Il 2 novembre di ogni anno è un giorno speciale per la cultura letteraria e cinematografica italiana. Infatti si celebra l’anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, avvenuta nel 1975. In occasione di questa ricorrenza e dell’importanza cruciale rivestita da questa personalità, che si è distinta per la sua versatilità in Italia e in Europa, vi presentiamo la nostra top 7 dei suoi film migliori.

La top 7 dei film di Pier Paolo Pasolini da (ri)vedere nella vita

Pier Paolo Pasolini, nato a Bologna il 5 marzo 1922, è una figura cardine della cultura italiana, essendo contemporaneamente poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo. Insomma, un uomo di cultura a tutto tondo, che è stato capace di scrivere la storia su diversi fronti utilizzando la penna dell’arte. Si tratta di una personalità imprescindibile, che non si è mai lasciata silenziare dal potere istituzionale, andando spesso incontro a censure e processi legali.

Il 2 novembre 1975 viene ritrovato senza vita a Ostia, il corpo massacrato e i connotati stravolti, dopo essere stato investito dalla sua stessa auto. In occasione del 47esimo anniversario della sua morte, ecco una lista di film che hanno caratterizzato la sua produzione da regista, e fatto la storia cinematografica italiana.

Accattone (1961)

Si tratta di una pellicola che riflette la realtà di periferia dell’opera Ragazzi di vita, in cui i personaggi vivono completamenti privi di schemi sociali. Così, Vittorio, protagonista che rappresenta il sottoproletariato, tira avanti nella povertà alla disperata scoperta di se stesso, in una ricerca che si scontrerà presto con la consapevolezza di non poter migliorare la propria condizione di vita.

Mamma Roma (1962)

In questo film il sottoproletariato romano è di nuovo il perno su cui ruota l’analisi della società di quel periodo, nel tentativo di ripulire l’Italia dalle ceneri dell’esperienza fascista. Infatti, la sconfitta di fronte al vano sforzo di combattere la povertà schiaffeggia ancora una volta i personaggi, rivelando lo smarrimento dei valori della Resistenza.

La Ricotta (1963)

Film che costò il tribunale a Pasolini, accusato di vilipendio della religione cattolica per la sua scabrosità. Il personaggio principale è il povero Stracci, a sua volta protagonista del film che si sta realizzando all’interno della stessa pellicola, in una perfetta mise en abyme. Stracci interpreta superficialmente Gesù Cristo, ma metaforicamente incarna la sua storia, morendo sulla croce dopo un’indigestione di ricotta, nella completa indifferenza di una società spettatrice corrotta, incurante del sottoproletariato.

Comizi d’amore (1964)

La parola chiave di questo film è libertà: libertà di esprimersi, di vivere e viversi, di amare. Seguendo le orme del giornalismo di inchiesta, il film si basa su interviste a donne, uomini, adulti, ragazzini, a cui Pasolini pone domande inerenti a tematiche scottanti per l’epoca, quali sessualità, differenze di genere, prostituzione. L’intento è chiaro: si vuole vincere quella censura che dilagava durante il regime mussoliniano, opprimendo la società italiana in un’omologazione degna di uno dei più duri regimi totalitari.

Uccellacci e uccellini (1966)

In questo film Pasolini delinea un dipinto della società italiana in balia dell’incapacità della sinistra di cogliere le contraddizioni di una società in fase di ammodernamento. Tra il cast spicca il nome di Totò, contraddicendo così quell’idea del regista di prediligere attori non professionisti; tuttavia, si tratta di un paradosso solo apparente, in quanto lo scopo di Pasolini è sviscerare il convenzionale ritratto del borghese italiano, di cui il celebre attore è la massima rappresentazione.

Il Decameron (1971)

Film che ovviamente richiama le novelle e i personaggi dell’omonima opera di Boccaccio, seppur con alcune differenze, come la collocazione nella città di Napoli; eppure, la peste permane ed è rappresentata dalla realtà corrotta. Tra le tematiche della pellicola, citiamo la dialettica tra corpo e vestiti, che rimanda alla libertà sessuale, per sconvolgere quella sessuofobia che contraddistingueva l’Italia del periodo. In un mondo che cela la propria essenza dietro un finto puritanesimo, Pasolini vuole ribellarsi, dando vita a un film che conferisce nuove sfumature, svecchiando un’opera pilastro della nostra letteratura.

Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975)

Se nei film precedenti il sesso era visto come un atto volto a rimarcare la propria individualità, ora questa concezione viene totalmente ribaltata, in una rappresentazione che lo vede come strumento di tortura, per soverchiare l’altro, riportando in vita la dialettica schiavo-padrone, che trascende l’erotismo per sfociare nell’ambito politico.

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