Chi sono i Neet, giovani che non studiano e non lavorano, e perché dobbiamo preoccuparci

L'Italia è il Paese europeo con la più grande percentuale di Neet, giovani tra i 15 e i 34 anni, che non studiano né riescono a trovare un impiego.

Si sa, l’Italia è uno dei paesi europei meno economicamente virtuosi dal pnto di vista dell’occupazione giovanile. Affetta da crisi e disoccupazione, ad oggi non è semplice ottenere un posto di lavoro, quasi impossibile per i più anziani, ma difficile anche per i giovani.

A tal proposito oggi vogliamo parlarvi di una categoria molto diffusa, che conta 3 milioni di ragazzi dai 15 ai 34 anni.

Chi sono i Neete perché sono così tanti in Italia

Purtroppo, non è una buona notizia, i Neet sono infatti i giovani italiani, i quali non hanno una posizione lavorativa, né si categorizzano come studenti. La nostra penisola costituisce il paese che ne contiene di più, come è stato evidenziato nel 2020, in cui superavano i 3 milioni. Le donne inoltre rappresentano più del 50%, risultando quindi in prevalenza. Una caratteristica che si evince subito, è che al sud la percentuale dei Neet si raddoppia paragonandolo al Nord, e soprattutto nella fascia dei più adulti, ha maggiore incidenza sulle donne.

Rispetto al resto dell’Europa, dove meno del 15% dei giovani si ritrovano in una situazione simile, in Italia la situazione sembra essere molto grave, in uno Stato in cui la crisi lavorativa è ormai consolidata, e ci si ritrova spesso in condizioni di sfruttamento, con lavori non legalmente ufficializzati e non pagati abbastanza.

L’illegalità e lo sfruttamento consolidano questa grave problema, che dovrebbe essere preso in considerazione con preoccupazione e immediatezza, in una società ormai avanzata e globalizzata come quella di cui facciamo parte.

Neet: differenze tra regioni

Il framing è quello di un paese ricco di differenze a livello regionale, per le quali servirebbero vari interventi pubblici al fine di valorizzare le regioni più a sud, per creare una maggiore equità nella penisola.

È possibile evincere nette differenze considerando diverse zone italiane. Si passa da un 39% al sud, paragonato a un 18% a Nord-Est. In particolare Campania, Calabria e Sicilia si caratterizzano per essere le regioni con la percentuale più alta di Neet. Studiando i dati, si nota come per le donne la percentuale sia sempre in maggioranza, a dimostrazione di una società ancora piuttosto patriarcale, dove è rimarcato il divario tra sessi nel mondo lavorativo.

Leggi anche: Disoccupazione, l’Italia sul podio dell’Europa: ecco i dati

Neet: come si caratterizzano

Come abbiamo visto, la differenza maggiore si manifesta a livello di genere, soprattutto nella sfera familiare, le donne sono in percentuale maggiore 23%, rispetto al 3% degli uomini. La situazione è giustificata da motivi come le occupazioni di casa, e la cura dei figli. Ciò ostacola le madri, tipicamente associate al ruolo di casalinga, o figura che si prende cura maggiormente dei figli.

I Neet possono essere cittadini in cerca di un lavoro, ma vi sono anche coloro che ormai rassegnati hanno smesso di cercare. Vi sono poi vari piccoli gruppi, come i ragazzini che decidono di lasciare la scuola, ma non avendo ancora alcuna competenza o background lavorativi, non trovano un posto di lavoro, e pertanto rimangono a casa, senza né un’occupazione, né un titolo di studio. Nonostante sia un numero ormai ridotto, è ancora un problema presente nella società italiana.

Una della situazioni più critiche è quella dei giovani tra i 20 e i 25 anni, i quali vorrebbero lavorare, ma non riescono a trovare un impiego, essendo alla loro prima esperienza lavorativa, in un panorama dove qualsiasi datore di lavoro richiede ormai anni di esperienza. Anche in questo caso, il disagio è manifestato maggiormente al sud, dove il mondo del lavoro è pressocché fermo, e non ci sono molte possibilità, soprattutto per stagisti, e apprendisti.

I disoccupati, i quali hanno perso l’impiego precedente, fanno parte di un altro gruppo. Spesso sono ragazzi ben istruiti, ormai indipendenti dallo stato di famiglia, e riceventi un piccolo sussidio di disoccupazione. E per ultimi coloro che hanno un background lavorativo, ma sono ormai demoralizzati dalla fallita ricerca di un nuovo lavoro. Spesso in questo caso si tratta di persone di sesso femminile, in una famiglia che decide di non avere figli, solitamente per ragioni economiche.

Varie associazioni come Action Aid e Cgil manifestano la presenza di uno sconforto all’interno della nuova classe sociale italiana, alle prese con scarsi salari, semmai presenti.

Oltrepassare gli ostacoli di genere rappresenta forse l’obiettivo più grande, per una società egualitaria che dia spazio a tutte le minoranze, in maniera equa. Ambienti di lavoro inclusivi e modernizzati sono ormai consolidati nella maggior parte dei paesi europei, ma in Italia, soprattutto nel meridione, la situazione è ancora critica. Sono necessari interventi mirati all’assunzione di tutte le categorie, sulla base di genere, educazione, provenienza e condizioni sociali, per superare il fenomeno dei Neet, dando spazio a milioni di giovani, in un Italia che ha bisogno di svecchiarsi.

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