Scadenza green pass, seconda dose e poi terza: quanto dura?

La scadenza green pass, dopo il 1° febbraio, è fissata a sei mesi. Ma cosa succede a chi ha fatto già la terza dose in autunno? Ecco le ipotesi.

Facciamo un po’ di chiarezza, a proposito della scadenza green pass. Ce la mettono tutta per cambiare ogni volta le carte in tavola, tant’è che da un giorno all’altro, non si sa mai con certezza come comportarsi.

Ciò che è certo è che dal 1° febbraio, nuove direttive entrano in vigore. Stando alle ultime dichiarazioni ufficiali, tutti coloro che hanno al momento il green pass, vedranno ridurre la sua durata a sei mesi, a partire dal prossimo mese.

Terza dose dunque “obbligatoria” per tutti. E poi? Cosa succederà, ci sarà un richiamo ogni quattro mesi? Quanto dura il green pass, a seguito della dose booster?

Le regole cambiano tra una settimana, tuttavia il governo studia già se estendere a febbraio la validità da sei a nove mesi per chi ha ricevuto la terza dose. 

Voci di corridoio vogliono che addirittura la scadenza green pass sia poi infinita, a seguito della dose booster.

Ecco chi lo dice e perché.

Scadenza green pass: ultime novità

Solo pochi giorni fa, ovvero dal 20 gennaio, abbiamo assistito a un’ulteriore stretta del Governo, nei confronti di quello strumento di circolazione chiamato green pass. In sostanza, senza il vaccino anti-Covid ormai è possibile recarsi soltanto al supermercato o in farmacia. Oppure in chiesa.

A partire dallo scorso giovedì infatti, il green pass è obbligatorio per accedere a qualsiasi luogo pubblico (come l’ufficio comunale ad esempio o anche per andare in banca) ma non solo.

Anche tutti coloro che desiderano beneficiare dei servizi alla persona, come il parrucchiere o il barbiere o l’estetista, devono essere in possesso della certificazione verde.A tal proposito, è ancora possibile eseguire un semplice tampone rapido antigenico, per potere ottenere l’attestazione tanto ambita e non bisogna dunque ricorrere necessariamente alla vaccinazione.

Si può accedere in posta senza green pass, solo per prendere la pensione. L’ingresso è consentito anche al tribunale, ma solo per testimoniare. Non si può più andare dal tabaccaio. Il fumatore senza green pass deve accontentarsi del distributore automatico. 

L’altra novità è che, a partire dal primo febbraio, cambia la scadenza green pass, anche quello ottenuto tramite somministrazione di vaccino. Convinti di poter avere un pass della durata di un anno, dopo la seconda dose, siamo stati costretti a fare dietrofront, arrivando a 9 mesi. Ora invece la durata è fissata a sei mesi, ma con la possibilità di fare la dose booster (la terza, per quanto ci riguarda) già dopo quattro ovvero a 120 giorni dalla seconda.

Quando scadenza green pass dopo la seconda dose 

Veniamo dunque a una delle principali domande riguardanti la durata e la scadenza del super green pass: quanto dura, dopo la seconda dose?

Questo perché in tanti, proprio in questi giorni e a ridosso tra il mese di gennaio e febbraio, sono alle prese con i dubbi riguardanti la validità della propria certificazione verde. Chi infatti si è sottoposto alla seconda dose tra la fine di luglio e la prima settimana di agosto 2021, è ora costretto a sottoporsi alla terza dose di vaccino, se vuole continuare ad avere il green pass.

Così non era fino a poco tempo fa, dal momento che la scadenza green pass dopo la seconda dose era fissata a nove mesi.

La seconda importante domanda a cui rispondere ora è: e quanto vale il green pass dopo la terza dose?

Rappresenta quest’ultima il capolinea, in merito all’ottenimento del passaporto vaccinale oppure rappresenta l’ennesima tappa di una lunga serie?

Ebbene, ciò che appare verosimile, allo stato attuale della situazione, è che a seguito della inoculazione della terza dose, il super green pass duri almeno nove mesi.

Ma c’è di più.

Infatti, voci di corridoio vogliono che addirittura si possa finalmente giungere a una validità infinita, quindi senza scadenza green pass.

È indispensabile, perché altrimenti a partire da marzo decine di milioni di italiani restino privi della certificazione verde che adesso è necessaria praticamente ovunque.

Ebbene sì, ricordiamo infatti che a marzo si pone termine anche allo stato di emergenza, che non può prolungarsi oltre i due anni (già trascorsi, dall’inizio della pandemia). 

Alla luce di queste evidenze, appare chiaro come per l’appunto, il green pass rappresenti a oggi uno strumento meramente politico e non di tutela della salute pubblica. Soprattutto alla luce anche della mancanza di uniformità di regole, tra i Paesi Europei.

Imporre una quarta dose a chi, come il personale medico, ha fatto già la terza in ottobre, appare più che mai rischioso e pertanto il governo protende per un’estensione della validità del green pass perlomeno fino all’autunno 2022, quando probabilmente si renderà necessaria una nuova dose di richiamo.

In cosa consiste il green pass

Il 6 gennaio entrava ufficialmente in vigore il super green pass. Una misura inizialmente prevista fino al 15 gennaio ma che poi è stata estesa nel tempo e che ormai dovrà accompagnarci nella nostra vita di tutti i giorni.

Per intenderci, prima dell’inizio delle festività natalizie era possibile anche accedere alla palestra semplicemente con un tampone di esito negativo oppure fare shopping al centro commerciale. Ora tutto ciò non è più possibile.

Il green pass o meglio oggi il cosiddetto super green pass rappresenta dunque un documento a tutti gli effetti, indispensabile come un passaporto, per poter viaggiare, recarsi al lavoro, accedere a un luogo pubblico.

Per ottenere il super green pass è indispensabile aver completato il percorso vaccinale, così come previsto a oggi in Italia. Questo consiste nella somministrazione di due dosi di vaccino, a cui si aggiunge la cosiddetta dose booster, da eseguire dopo quattro mesi dall’ultima e comunque entro al massimo sei mesi, dal momento che poi si incorre nella scadenza green pass.

L’altro modo per ottenere il green pass rafforzato consiste nell’aver contratto il virus e in seguito essere guariti e negativizzati.

Dunque è ormai inutile parlare di differenze tra green pass e super green pass, dal momento che non essere vaccinati ed mostrare un tampone rapido dall’esito negativo, serve soltanto per andare dal parrucchiere o in qualche luogo pubblico come la posta e la banca.

Anche per quanto riguarda i differenti colori delle regioni, non sussistono grandi differenze di mobilità, per quanto riguarda coloro che sono in possesso del super green pass. Chi invece subisce limitazioni sempre più stringenti, man mano che la propria regione dal bianco si avvicina al rosso, sono i non vaccinati.

A cosa serve il green pass

Alla luce della rapida diffusione della variante Omicron e della nuova impennata di contagi, i dati in proiezione confermano che la maggior parte della popolazione europea avrà contratto il virus entro marzo.

Non rosee prospettive dunque, ma sembra che, al termine di questo colpo di coda dell’inverno 2022, la pandemia dovrebbe addirittura sparire. Ebbene sì

A dirlo è il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità in Europa, Hans Kluge: È plausibile che la regione si stia avvicinando alla fine della pandemia

Resta comunque fermo l’invito alla cautela. Nonché “l’obbligo” della terza dose, per evitare la scadenza green pass, e continuare a uscire di casa non solo per fare la spesa o comprare medicine.

Ciò che ormai è evidente è che il green pass serve ormai ovunque, per svolgere qualsiasi attività “normale“, come lavorare ad esempio oppure prendere un mezzo pubblico.

La ratio va ovviamente nella direzione di arginare i contagi e quindi fermare la pandemia. Chi accede a un luogo pubblico munito di green pass offre agli altri la certezza di essere vaccinato (quindi con una carica virale e una capacità di trasmettere il virus più bassa) oppure di essere negativo, se ha appena eseguito un tampone rapido.

A rigor di logica, non ci sarebbe neppure nulla da eccepire, se non fosse per il fatto che le contraddizioni che ruotano intorno all’utilizzo della certificazione verde sono tali e tante da gettare non poche ombre su uno strumento che sembra ormai dichiaratamente politico.

Oramai, a giudicare anche dal tono di tante discussioni sui social, sembra che non sia possibile neppure più esprimere un’opinione, senza dimostrare di avere il green pass!

in questo 2022 tanti post che iniziano con: “lo dico da tri-vaccinato”, “premetto che ho fatto tre dosi… ma…”, “inizio con il dire che sono assolutamente pro-vax, però…”, “sono assolutamente favorevole al green-pass, ma…” etc….

In pratica, anche solo per parlare e confrontarci con gli altri, ci sentiamo “obbligati” a mettere le mani in avanti, come si suol dire, per paura della tempesta di polemiche e critiche che potremmo sollevare, proprio come siamo abituati a vedere ormai giornalmente nei vari -e tutti uguali- talk show televisivi!

Scadenza green pass guariti

A oggi, chi ha contratto il Covid ed è guarito, ottiene di diritto un green pass della validità di sei mesi. Al termine di tale scadenza, deve necessariamente sottoporsi alla dose successiva, quella booster.

A questo proposito, va segnalata, per rigore di informazione, anche la nuova truffa che sta spopolando soprattutto al Nord, complice il sovraffollamento delle farmacie, pressate dalla richiesta dei tamponi e dal caos dei tracciamenti.

In pratica, chi risulta positivo, torna poi in un’altra farmacia con codice fiscale di un amico no-vax più o meno coetaneo, per rifare il tampone (che ovviamente risulta positivo), così da fargli ottenere il green pass valido per sei mesi!

Nas e carabinieri stanno ora intensificando i controlli per smascherare il truffatori

Nelle farmacie e nelle strutture dove vengono effettuati i test gli operatori sono, infatti, tenuti a controllare l’identità delle persone che si sottopongono al test, essendo un trattamento sanitario che si conclude con un referto.

Non basterebbe esisbire un documento d’identità? Un’altra conferma del fatto che si tratta di una pratica facilmente strumentalizzabile, quindi non solo inutile per prevenire il contagio ma che anche va a discapito di chi invece osserva le regole e si trova poi imbrigliato in obblighi da rispettare e lungaggini burocratiche.

Natalia Piemontese
Natalia Piemontese
Consulente lavoro online e professioni digitali, classe 1977. Sono Natalia, Piemontese di cognome, pugliese di nascita e calabrese d'adozione. Laureata in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Bari, ho conseguito un Master in Selezione e Gestione delle risorse umane. Mamma bis, scrivo sul web dal 2008. Sono specializzata in tematiche del lavoro, business nel digitale e finanza personale. Responsabile del blog #mammachebrand, ho scritto un e-book "Mamme Online, come gestire casa, lavoro e figli".
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