Segreti nel tempo: una brutta famiglia su Netflix!

Ho guardato di recente Segreti nel tempo, una miniserie tedesca che purtroppo mi ha enormemente deluso. L'ho trovata scritta male e diretta peggio. Il tema della famiglia è tra i piú affrontati da sempre, sia in letteratura che nel cinema, dunque non si può dire che non ci fossero moltissimi esempi ben riusciti a cui ispirarsi. Eppure, come ci dicevano alle elementari, si copiano sempre gli errori.

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Felicemente stupita dalla piacevole scoperta della miniserie in tre episodi precedentemente recensita, e mi riferisco a Qualcuno deve morire, che di vincente, vogliamo dirlo? Ha già anche il titolo, ho deciso di tuffarmi dentro una nuova avventura.

Scrollo e riscrollo le mie due piattaforme di streaming preferite e alla fine intravedo una miniserie che, a primo impatto, sembra rientrare nei miei parametri. Solo tre episodi, una storia incentrata sull’incontro e scontro di varie generazioni di donne della stessa famiglia, e qualche segreto da scoprire

Sì, Segreti nel tempo, miniserie tedesca uscita per Netflix nel 2019, sembrerebbe una storia già vista, già sentita, ma ho la speranza che qualcosa di buono possa venirmene comunque, fosse anche solo qualche ora in leggerezza.

Invece non mi è piaciuta per niente.

Non mi ha intrattenuto piú di quanto avrebbe potuto fare un muro bianco, non mi ha dato nulla su cui riflettere. Non dico che un prodotto per TV o Netflix che sia, debba per forza avere sempre qualcosa da dire.

Una serie Tv può anche non dire nulla di piú di quello che mostra, o può essere soddisfacentemente nonsense senza sottili provocazioni. Una miniserie può raccontare la piú banale storia del mondo, di lei che ama lui ma poi forse ama un altro, o di lui che ama lei e poi inizia ad avere dubbi.

Insomma, non è il colpo di genio esplicito ad essere necessario nella valutazione di un’opera. Il problema in Segreti nel tempo (in lingua originale Zeit der Geheimnisse) sta nella insopportabile pomposità delle scene, dei personaggi sforzatamente pretenziosi, nelle scene chiaramente surreali con l’arroganza di essere prese per buone.

Insomma: c’era una grande assurdità che però non era calcolata, creando quell’imbarazzo di chi guarda qualcuno mettersi in ridicolo senza rendersene conto.

Come sempre, prima di proseguire con l’analisi, vi lascio il video youtube del trailer, che questa volta ho trovato solo in lingua originale, distribuito da Netflix Deutschland.

Segreti nel tempo: una famiglia a dir poco disfunzionale

Andiamo con ordine, e cerchiamo di capire di che cosa parla questa serie.

Onestamente, già durante la visione della serie ho fatto fatica a comprendere le parentele, per dire: ho capito solo verso la fine della terza puntata che, quella che io credevo essere la sorella di Sonja, la protagonista, fosse in realtà solo la governante.

Aggiungiamo a questo il fatto che, ovunque, ho letto che Segreti nel tempo parla dei segreti di quattro generazioni (mea culpa, lo ammetto, l’ho scritto anche io stessa per non cadere in errori), quando, sarà un mio difetto di pensiero, io di generazioni ne ho viste solo tre: la capo famiglia Eva, la figlia Sonja, e le due figlie di Sonja, Vivi e Lara, che tra di loro si passeranno non piú di cinque anni, quindi immagino rientrino nella medesima generazione

Confesso però fin da subito il peccato mortale, che devo dirlo subito cosí non ci giriamo intorno, ho passato quasi tutto il tempo di ogni flashback a cercare di comprendere chi fossero i personaggi. Perché sì, i flashback sono parte fondamentale della serie, e se non riesci a seguire quelli allora tanto vale interrompere la visione.

Che fortuna che io ho resistito.

O forse no.

Una famiglia, composta unicamente da donne, si ritrova per natale a casa dell’anziana madre, in un casa quasi a strapiombo sul mare, per festeggiare il Natale (di cui non si percepisce nemmeno per un istante l’atmosfera. Poteva essere qualsiasi altro periodo dell’anno).

La trama di Segreti nel tempo: ma piú che segreti, sembrano buchi di trama e di famiglia

La capo famiglia è Eva (interpretata da Corinna Harfouch, che abbiamo già visto nel 2006 in Perfume: The Story of a Murderer, o nel 2007 in Berlin Calling – film sulla storia di Paul Kalkbrenner), anziana, anzianissima, che per tutto l’arco temporale del presente quasi non parlerà, costretta a letto da una non meglio specificata malattia, tranne quando la vedremo correre per la spiaggia con aria inquieta (ma QUASI tutto ci verrà spiegato nel tempo). Con lei vive la fedelissima domestica Ljubica (Anita Vulesica).

Vediamo arrivare, separatamente, le due nipoti di Eva. La maggiore Vivi (Svenja Jung) porta sulle spalle il peso di dover rappresentare, secondo la visione futurista della regista Kati Eyssen, la figlia ribelle, che vive di musica e che proprio non accetta che gli altri la pensino diversamente da lei, né pare possedere quella speciale dote che si potrebbe riassumere in “parlare con le persone in maniera civile”.

La sorella minore si chiama Lara (interpretata da Leonie Benesch), è una cervellona, silenziosa e ha deciso di sposarsi con Moritz (Dennis Herrmann) uno dei pochi uomini della miniserie, con i quali condivide la caratteristica essenziale di essere un idiota patentato.

Pochi istanti ed entra in scena l’ultimo, centrale, personaggio della serie: Sonja (Christiane Paul), madre che sembra apprensiva e dolce ma che le figlie non smettono di ricordarci che “a lei del natale non è mai importato nulla non credetele è una persona falsa”.

Passato, presente, futuro prossimo: il segreto della famiglia mi pare essere che non si conoscono

Quello che ho elencato fin ora è sono la facciata iniziale, il presente.

Ci sono degli evidenti disagi nella famiglia, ma è tutto talmente superficiale da rimanere distantissimo dallo spettatore, quasi surreale.

Insomma, è Natale ma sembra che lì siano tutti estranei, tutti si parlano come se non si vedessero da dieci anni, i problemi centrali della famiglia sembrano essere eventi di un passato ormai remoto.

Già questo è un primo errore narrativo, perché le ferite passate dovrebbero essere introdotte con calma allo spettatore, mostrando inizialmente una facciata credibile della famiglia.

Basta pensare a come sono i nostri classici ritrovi familiari: se è vero che ogni famiglia ha degli scheletri nell’armadio (segreti), è pur vero che esiste qualcosa di ancora piú potente, cioè il tempo che pasa, gli eventi che si inanellano uno in fila all’altro, e non solo dei singoli fatti lontani vent’anni.

Ma anche le relazioni tra i vari personaggi rasentano la follia, con dialoghi vuoti e insostenibili. Penso innanzitutto alla figura di Moritz, che arriva a casa della famiglia della fidanzata, già informato dei conflitti interni.

Ora, detto che mai capirò questa faccenda del:

“ti presento per la prima volta alla mia famiglia dopo tot anni che stiamo insieme, senza aver mai nemmeno accennato a nessuno della tua esistenza, e dopo anche aver deciso di sposarci"

Ma in che mondo? Ma in che senso?

Ma al di là di questo dettaglio, io ho avuto l’impressione che nessuno qui si stesse preoccupando di cercare di dare anche solo una forma al personaggio, una capacità di riflessione, di autoanalisi.

Intorno a lui c’è tensione e disagio, non è un segreto. Eppure lui non se ne accorge mai, anzi aumenta le difficoltà di tutti, soprattutto di Lara che cerca di fargli capire che non vuole dire subito a tutti dei loro progetti, ma lui sembra non dare il minimo valore alle preferenze della ragazza.

Famiglia e dramma: Segreti nel tempo che diventano soap opera

La vicenda che io ho trovato peggio scritta è invece quella legata alla fantomatica questione di Sonja e del compagno.

Ma andiamo con ordine: ci viene presentata Sonja, che a noi appare come una donna buona e pronta a redimersi da ogni colpa. Seguendo i vari flashback scopriamo che ha avuto un passato burrascoso, sessualmente promiscuo e segnato da un uso sregolato di alcol e droghe.

Perfetto, ora iniziamo a comprendere l’ostilità delle figlie, che evidentemente sono state a lungo trascurate da una madre a lungo assente, ed affidate di conseguenza alle cure di nonna Eva.

A tutto questo posso anche credere (solo perché sono buona, dato che non è affatto raccontato bene, ma gli eventi vengono solo mostrati nei vari flashback, mentre nei personaggi io non vedo nulla di quello che dovrebbe pesare e i dialoghi sono finti e irrealistici).

Quello che però mi fa rivoltare gli occhi è invece la storia dell’ex fidanzato di Sonja che è nientepopodimeno che… un terrorista!

Adesso io non vorrei risultare pesante, ma non era forse meglio cercare di gestire con dignità un solo dramma invece di buttare dentro pure questa situazione?

Perché se un personaggio si rivela essere l’ex amante di un terrorista beh, ovviamente questo terrorista si presenterà a casa della madre di lei, il giorno di Natale, svelando nuovi segreti, dopo una cosa come trent’anni.

“Non sapevo dove andare, l’ultima volta ero qui ed era Natale” queste sono le parole messe in bocca al criminale, il che lascia veramente senza parole.

Ovviamente, neppure a dirlo, ad aprire la porta al criminale, nel cuore della notte, è stato Moritz, a cui non viene rimproverato assolutamente nulla, neppure il fatto di essere completamente imbecille.

Segreti? Io direi MISTERI, perché questa piú che una famiglia mi sembra una buffonata

Nel momento stesso in cui compare in casa questo killer immagino già dove si andrà a parare, non ci saranno piú segreti: sarà sicuramente il padre delle ragazze e verrà riaccolto in casa come se quei trent’anni non fossero esistiti.

Infatti la storia va precipitosamente verso quella direzione: Vivi, da insopportabile guastafeste, diventa affettuosa con quello che fin da subito considera suo padre, senza ricordare che in realtà è anche un pericoloso criminale.

Nessuno dice nulla, nessuno le parla.

Solo sul finale, durante questo toccante pranzo di Natale (ironia, n.d.r.) il terrorista andrà via, deludendo Vivi, e confessando di non essere realmente suo padre in quanto sterile, ma di aver mentito per anni perché gli faceva piacere pensare di esserlo.

Esiste uno scioglimento di tensione piú mal pensato e stupido?

Sono rimasta letteralmente senza parole in quel momento.

Le ho ritrovare (le parole) subito dopo, nel vedere che Sonja, alla domanda della figlia “allora chi è mio padre”, risponde scambiandosi il sorriso piú vuoto e fuori contesto a un altro uomo seduto a tavola (dico uomo perché non ricordo nemmeno che rapporto ci fosse con gli altri personaggi, essendo comparso dal nulla senza scopo, se non quello di occupare il ruolo del padre alla fine della miniserie).

Segreti nel tempo è una serie fatta male, brutta e recitata peggio.

Non la consiglio.

Anzi, la consiglio agli studenti di regia e sceneggiatura: qui potranno trovare tutti gli errori da evitare.

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