Zona arancione: regioni a rischio, date, regole, restrizioni

L'Italia sta vivendo un momento di crescita esponenziale dei casi di Covid-29. Alcune regioni rischiano il salto in zona arancione: le regole e restrizioni.

La pandemia di coronavirus è ancora con noi. E sembra che ci resterà ancora per un pò. Negli ultimi mesi, mai avevamo registrato un aumento dei casi così grande come quello che sta emergendo dalle ultime settimane di monitoraggio del Ministero della Salute. L’andamento italiano segue una tendenza che non è propria del nostro Paese ma si ripropone anche in Europa e buona parte del pianeta. Il Covid corre davvero molto veloce.

Il monitoraggio numero 86 della situazione del contagio in Italia, relativo alla settimana conclusa domenica 9 gennaio, ha riportato i più alti valori dell’ultimo anno. In ogni analisi dei dati settimanali dal mese di dicembre in avanti si è sottolineata la crescita costante dei contagi e l’incidenza del virus, parallelamente all’aumento dell’occupazione ospedaliera. È proprio il dato sull’incidenza che preoccupa maggiormente gli esperti.

Essa è infatti più che raddoppiata in Italia. Abbiamo 1.098 positivi ogni 100mila abitanti con terapie intensive e reparti dedicati ai pazienti Covid non critici che vedono la loro occupazione in continuo aumento, seppure non abbia ancora raggiunto da nessuna parte livelli da allarme rosso. La crescita dei positivi è enorme, quasi esponenziale, e porta con sé, inevitabilmente, nuove restrizioni, con alcune regioni che iniziano a rivedere la zona arancione.

A un passo dalla zona arancione: chi è più a rischio?

Dal 10 gennaio in avanti, buona parte dell’Italia si trova in zona gialla, con Emilia-Romagna, Toscana, Valle d’Aosta e Abruzzo che raggiungono le regioni già di questo colore. Il giallo è una situazione poco limitante, in quanto le restrizioni sono poca cosa; la differenza con il bianco è l’obbligo di proteggere naso e bocca con mascherina anche all’aperto. Sui mezzi pubblici occorre DPI Ffp2 e super green pass, necessario anche per eventi culturali al chiuso.

In altre parti d’Italia, invece, si rischia il salto alla zona arancione, la successiva categoria di restrizioni. In questo momento, destano non poca preoccupazione i casi settimanali di Veneto – dove si conta un numero enorme di positivi, ben 63.333 – e Marche, regione che ha già superato la soglia del 20% di occupazione in terapia intensiva ma che ha un numero ancora abbastanza basso nei reparti non critici, i quali, di fatto, la stanno tenendo in giallo.

Il contagio corre molto anche nella regione che da sempre soffre maggiormente l’epidemia, la Lombardia. Anche a quelle latitudini la zona arancione potrebbe essere dietro l’angolo: le terapie intensive sono occupate al 16% e i reparti non critici a poco meno del 25. Sono numeri da giallo ma decisamente tendenti al balzo cromatico. La regione si mostra però speranzosa, dichiarando di aver raggiunto il picco dei contagi prima dell’Epifania.

Che cosa si può fare e che cosa no?

Quali sono le regole della zona arancione? Sono passati mesi da quando alcune zone d’Italia avevano familiarità con essa, era infatti la scorsa primavera. Non dobbiamo dunque stupirci se siamo un pò arrugginiti sulle regole della zona arancione. Ricordiamo che cosa è possibile fare e cosa no, anche alla luce degli ultimi provvedimenti in merito di super green pass.

In zona arancione è consentito lo spostamento verso tutto il territorio nazionale, senza limitazioni di orario, qualora motivato da comprovate esigenze lavorative, di necessità oppure motivi di salute. Lo scorso anno era stato stabilito il cosiddetto coprifuoco, tra le 22 e le 5 di mattina, fascia d’orario nella quale non erano consentiti spostamenti non giustificati. Per il 2022, non se n’è mai parlato.

Il ritorno alla propria residenza o domicilio, da impegno provato, restava consentito anche oltre le ore 22. Occorrerà vedere se sarà ripristinata o meno una qualche tipologia di coprifuoco in zona arancione e se sarà valido per tutti oppure soltanto per gli sprovvisti di green pass. I residenti in piccoli comuni, con meno di 5mila abitanti, potevano spostarsi anche oltre il coprifuoco, all’interno di una fascia di 30 km dalla loro residenza.

Ciò consentiva il cambio di comune o regione, purché non si entrasse in un capoluogo di provincia. L’anno scorso, quando erano pochi i cittadini ad aver già ricevuto il vaccino, esisteva una dicotomia tra green pass e autocertificazione per giustificare i propri spostamenti. Ora che lo strumento medico è disponibile, probabilmente l’autodichiarazione non sarà più accettata, o subirà modifiche, venendo sostituita dal green pass

Al momento nessuna regione è in zona arancione, dunque non siamo in grado di scrivere se vi saranno sostanziali differenze rispetto alle regole del 2021. La lotta al virus ha fatto dei buoni passi avanti negli ultimi 12 mesi, principalmente grazie ai vaccini, e, dunque, alcune restrizioni necessitano un aggiornamento. Vediamo quali potrebbero essere.

Zona arancione: quali spostamenti sono concessi?

Le nuove regole del governo fanno scattare la zona arancione quando l’incidenza dei contagi è uguale, o superiore, ai 150 casi settimanali ogni 100mila abitanti e nella regione vengono superate contemporaneamente – ecco la parola chiave – le due soglie di allerta: occupazione di almeno il 30% dei posti letto ordinari e il 20% delle terapie intensive. Per questo motivo le regioni restano ancora in giallo, nessuna ha entrambi questi indici.

Quando le soglie raggiungono o superano il 40% dei posti letto ordinari e il 30 delle intensive, si passa in rosso.

In zona arancione si può circolare liberamente nel proprio comune e il servizio di scuolabus è disponibile per ogni minore di 12 anni, fin quando le lezioni permangono in presenza. Per recarsi in altri comuni o regioni serve il green pass, base o rafforzato. Al momento occorre anche l’autocertificazione che giustifichi lo spostamento ma, si è già scritto, questa norma corre il rischio di essere obsoleta.

A partire da lunedì 10 gennaio, per salire sui mezzi pubblici occorre il super green pass, in tutta Italia e indipendentemente dal colore della regione. I cittadini possono accedere liberamente a negozi che vendano prodotti o servizi alla persona, anche in zona arancione e senza pass. Similmente ci si può recare liberamente negli uffici pubblici. Nei centri commerciali, invece, l’accesso nei giorni festivi è precluso a chi sia sprovvisto di carta verde.

Nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie può recarsi solo chi presenti tampone negativo o pass ricevuto dopo la terza dose di vaccino. Chi alloggi in alberghi o si rechi al bar o al ristorante deve disporre di green pass rafforzato, anche per consumare al banco. Questa è una regola nazionale, valida in tutta Italia indipendentemente dal colore della regione in cui ci si trovi.

Coprifuoco in zona arancione

Al momento, indipendentemente dal colore, per nessuna regione è previsto coprifuoco. Ciò si deve anche al fatto che non esiste alcuna zona arancione ma questo potrebbe cambiare in caso di variazione cromatica, soprattutto qualora fossero numerose le aree a cambiare colore. 

Dato l’aumento dei contagi, che potremmo definire vertiginoso, sono al vaglio del governo strategie per tutelare i settori cruciali. Le prime le abbiamo già visto (obbligo vaccinale per gli over 50 e estensione del super green pass) ma alcuni esperti dubitano che queste mosse portino effetti, nell’immediato. C’è più speranza per il ritorno allo smart working, seppure esso sia stato soltanto raccomandato e non reso obbligatorio.

Per quanto riguarda il coprifuoco, lo si vede al momento come una sorta di ultima spiaggia, da allontanare quanto più possibile. Una sua versione soft è attualmente allo studio e significherebbe chiusura anticipata per tutte le attività ricreative serali. Al vaglio c’è anche un blocco degli spostamenti tra regioni o comuni. Ognuno di questi ipotetici provvedimenti dipenderà dall’andamento del contagio nell’orizzonte di una o due settimane.

Zona arancione e non vaccinati

Ora dobbiamo addentrarci di più nel non detto delle nuove regole valide – almeno – per i mesi di gennaio e febbraio. Le parole lockdown per i non vaccinati non sono state dette da nessuno nell’esecutivo ma a tutti appare chiaro che ci si stia muovendo in questa direzione. Indipendentemente dalla zona arancione, rossa, gialla o bianca, chiunque abbia scelto di non vaccinarsi, com’è possibile fare per gli under 50, subisce restrizioni più rigide.

Il governo Draghi ha scelto la linea dura contro i cosiddetti no vax, anche se non ha fatto proclami in merito. Se prendiamo da esempio i pochi, al momento, comuni che sono già in zona arancione o rossa, per scelta dei propri amministratori, i quali hanno deciso di darsi regole più severe rispetto a quelle del governo, ci accorgiamo di quanti e quali siano i divieti per chi non è vaccinato.

Chiunque non si sia inoculato alcuna dose di siero, anche se provvisto di green pass base – ovvero fornito da tampone – non può salire su mezzi di trasporto pubblico o privato di linea, trasporto scolastico compreso a partire dai 12 anni; non può accedere a strutture ricettive e impianti di risalita nei comprensori sciistici; non può frequentare palestre, piscine, centri benessere e circoli sportivi o partecipare a spettacoli al chiuso.

L’ingresso in stadi, parchi, locali di intrattenimento, cerimonie, feste ed eventi tra cui matrimoni e riti religiosi sono preclusi a chiunque non abbia green pass rafforzato in zona arancione, gialla, bianca o, naturalmente, rossa. Come già avviene in Calabria e Sicilia, in zona arancione i non vaccinati non potranno uscire da comune o regione se non in presenza di un giustificato motivo di urgenza o necessità.

La deroga alle regole non sarà consentita neppure con tampone dall’esito negativo. Non vi è alcuna conferma di questo ma la direzione pare segnata.

Italia a colori: funziona davvero?

Siamo in conclusione e, dopo aver parlato di colori e restrizioni, possiamo tirare le somme domandandoci se la decisione delle regioni multicolore funzioni o meno. Si tratta sicuramente di un rattoppo, di una sorta di compromesso tra la quarantena lunga e forzata come quella del 2020, che comportò una grave crisi economica e il modello che vorrebbe ignorare il virus e mandare avanti la quotidianità come si faceva nel 2019.

Il precedente dello scorso anno non ci rimanda a risultati particolarmente efficaci, del modello a colori ricordiamo infatti principalmente la confusione, in quanto la diminuzione dei contagi fu dovuta più alla bella stagione – sappiamo che il Covid maltollera il caldo – che all’Italia a semaforo, quest’anno però c’è una grande differenza: il vaccino.

Ecco il motivo dell’enfasi sul super green pass: le prossime settimane non saranno più una questione di zona arancione, gialla, bianca oppure rossa, queste cromie faranno soltanto da cornice; il vero accento sulle restrizioni imposteci e sulla nostra libertà dipenderà principalmente dalle nostre scelte vaccinali, le quali restano personali ma fino a un certo punto, dal momento che ai non vaccinati sarà precluso sempre di più

Pensato in questa maniera, cioè come una partnership tra modello a semaforo e linea dura contro i non vaccinati, la misura dell’Italia a colori potrebbe dimostrarsi efficace, più potente dell’anno scorso, forse addirittura vincente, come francamente oramai tutti ci auguriamo, dopo quasi due anni di convivenza con questo antipatico virus.

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