Deinfluencing: cos'è e significato del nuovo trend che ha preso di mira gli influencer
Negli ultimi anni, gli influencer hanno guadagnato sempre più spazio sui social media, diventando protagonisti di campagne pubblicitarie di grandi marchi. Oggi, il trend è funziona al contrario: ecco cos'è il defluencing.
Negli ultimi anni il fenomeno degli influencer si è diffuso sempre di più e ha conquistato una fetta importante dell'economia del marketing digitale.
Tuttavia, come accade spesso, quando un settore si sviluppa e cresce, anche le critiche e le polemiche sono dietro l'angolo. Tra i vari problemi che sono emersi riguardo agli influencer, c'è quello della pubblicità ingannevole.
Spesso, infatti, gli influencer pubblicizzano prodotti senza specificare in modo chiaro che si tratta di un contenuto sponsorizzato, o addirittura nascondendo il fatto che i prodotti in questione non siano di loro gradimento.
Da qui, la nascita del trend #defluencing, che sta spopolando su TikTok: vediamo cos'è, chi lo promuove e perchè è nato.
Cosa vuol dire deinfluencing? Ecco il significato del termine
Negli ultimi anni, sono stati tantissimi i casi in cui alcuni influencer sono stati accusati di ingannare il proprio pubblico mostrando un prodotto come efficace o utile quando in realtà non lo è.
Ed è proprio per contrastare questo tipo di comportamenti che è nato il trend del #deinfluencing.
In sostanza, i deinfluencer sono influencer che decidono di fare l'opposto di quello che ci si aspetterebbe da loro. Non promuovono prodotti, ma li sconsigliano e spesso suggeriscono alternative più economiche, sostenibili o efficaci.
L'obiettivo è quello di creare una sorta di scudo per proteggere il pubblico dalle pubblicità ingannevoli e permettere loro di fare scelte consapevoli.
Perché è nato il trend del #deinfluencing?
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il caso di Mikayla Nogueira, tiktoker e truccatrice con 14,4 milioni di follower, accusata di pubblicità ingannevole.
L'influencer avrebbe promosso un brand di mascara nascondendo di aver utilizzato delle ciglia finte per mostrare un risultato inattenibile.
Questo è solo uno dei tanti esempi che dimostrano la necessità di un cambiamento. E infatti, il trend del deinfluencing sta prendendo piede, anche in Italia.
Molti tiktoker italiani hanno aderito a questa nuova tendenza e stanno cercando di sensibilizzare il loro pubblico sulla necessità di fare scelte consapevoli, anche in campo di acquisti.
I tiktoker che fanno #defluencing
Tra i principali tiktoker italiani del deinfluencing ci sono molti microinfluencer che, con la loro credibilità, riescono a conquistare un pubblico sempre più vasto.
Tra di essi troviamo @glowyale_, che si occupa principalmente di beauty e skincare, ma anche @filippo.skin.space dello stesso settore. Per #booktok abbiamo invece @heloola.bookclub.
Ma il fenomeno del deinfluencing non è solo italiano. Anche negli Stati Uniti ci sono molti esempi di deinfluencer che hanno deciso di prendere posizione contro la pubblicità ingannevole.
Uno dei primi casi di deinfluencer è stato quello di Maddie Wells che ha pubblicato un video in cui sconsigliava diversi prodotti cosmetici che i clienti di Sephora e Ulta continuavano a riportare in negozio a causa della loro scarsa qualità. Da allora molti altri hanno seguito il suo esempio.
Le critiche al #deinfluencing
Nonostante il successo del trend del deinfluencing, ci sono anche molti dubbi e perplessità sulla sua reale efficacia.
Alcuni osservatori ritengono che si tratti solo di una moda passeggera, destinata a scomparire nel giro di poco tempo. Altri, invece, pensano che il deinfluencing possa diventare sempre più rilevante nel panorama dei social media e del marketing digitale.
In ogni caso, il fenomeno del deinfluencing non sembra destinato a minare l'economia degli influencer - capitanata dalla evergreen Chiara Ferragni - , che rappresenta un mercato da sedici miliardi di dollari. Tuttavia, il trend rischia di creare conflitti tra brand rivali, influencer e uffici marketing.
Inoltre, esiste ancora una grande differenza tra i canali pubblicitari tradizionali e quelli sui social media in termini di controllo e sorveglianza.
Nonostante i progressi fatti in materia di regolamentazione e trasparenza, molti influencer ancora non rispettano le norme sulla pubblicità ingannevole e non distinguono in modo chiaro i contenuti sponsorizzati da quelli non sponsorizzati.
È quindi necessario che le autorità di regolamentazione intervengano per garantire la trasparenza e l'eticità delle campagne pubblicitarie sui social media.
Ultima critica, quella fatta ai deinfluencers che diventano a loro volta influencers, accusati di combattere lo stesso sistema da cui traggono profitto consigliando prodotti alternativi, ma sempre guadagnandoci sopra.
In conclusione, non esiste una verità certa - quello del #deinfluencing - a differenza di altri trend su TikTok decisamente dannosi - ha comunque un sottotesto positivo, ma è meglio tenere gli occhi aperti!