Instagram hashtags? I 3 errori più comuni da non fare MAI!

Cosa non fare mai a proposito di hashtags su Instagram: i 3 errori più comuni che possono portare anche allo shadowban. Consigli utili per le parole chiave.

Quanti hashtags usare sotto ai propri contenuti o quanti aggiungerne per ottenere più followers sono tra le domande più comuni degli utenti di Instagram.

Siamo davvero convinti che sia una questione di quantità a farci automaticamente aumentare la visibilità del profilo appoggiato al social network?

Da quando la piattaforma social ha aperto nel lontano 2010 di strada ne è stata fatta parecchia, e le regole che funzionavano allora non funzionano più 12 anni dopo. Anzi, non soltanto non funzionano ma sono anche sbagliate.

Ecco perché ogni content creator e social media manager si tiene costantemente aggiornato sulle ultime novità su questa piattaforma in continua evoluzione.

Cerchiamo di vedere in questo articolo gli errori più comuni, almeno 3, e anche alcuni consigli utili per sfruttare al meglio il potenziale degli hashtags su Instagram!

Innanzitutto, a cosa NON servono gli hashtags su Instagram

Gli hashtags sono da sempre una funzionalità molto utilizzata, non soltanto nell’ambito di Instagram. Raggruppano contenuti relativi ad una stessa tematica e permettono di raggiungere un pubblico maggiore. Almeno in teoria.

Nella pratica, però, ecco a cosa NON servono:

In effetti, un hashtag, se non viene usato con criterio, può spingere qualcuno dall’altra parte del mondo a mettere il cuore al nostro post. Diventerà questa persona un nostro cliente? Assai difficilmente.

Ecco quindi che potremmo ottenere un po’ di visibilità in più, ma senza alcun tipo di ritorno dal punto di vista delle conversioni (che sono quelle che ti interessano davvero).

  • A rendere i nostri contenuti accessibili ad una piattaforma sempre più ampia di persone. Ma in che senso?

Nella teoria, dicevamo poco fa, gli hashtags aumentano la visibilità del nostro contenuto su Instagram, post o reel. Nella pratica, però, molti profili stanno facendo semplicemente SPAM e con i loro “cancelletti” non stanno comunicando un vero e proprio messaggio, anzi. Stanno soltanto cercando di essere presenti in più directories possibili.

Avete presente quei frustranti muri di testo che troviamo ancora oggi quando scrolliamo la Home? Ecco, intendiamo proprio quelli. Il problema fondamentale è che agire in questo modo e mettere hashtags generici non servirà a niente alla lunga.

Se il nostro profilo ha uno scopo professionale, hashtags come #like4like et similia, non aiuteranno per niente. Anzi, come vedremo nel prossimo paragrafo, potrebbero portarci in uno dei luoghi più temuti da tutti i creators ed aziende. Hai mai sentito parlare del famigerato shadowban?

Parlando di questo, entriamo nel primo dei 3 errori da non fare mai all’interno della piattaforma di Meta.

1. Instagram hashtags VS Shadowban: fai molta attenzione!

Quante volte si sente parlare di shadowban del proprio profilo nei diversi account social?

Spesso si tratta di una variazione dell’algoritmo del social media in questione che tende ad avvantaggiare alcuni profili rispetto ad altri. In altri casi, però, è l’utente stesso ad avere commesso alcuni importanti errori. Il più delle volte si tratta di cose a cui non si penserebbe.

Nel nostro caso specifico, può un hashtag portarci nello spettro dello shadowban?

Shadowban è un’espressione formata da due parole, nello specifico “shadow“, ovvero “Ombra” e “ban“, ovvero “bannare, proibire”.

Molti non si rendono conto che il proprio profilo è in shadowban perché in realtà non arrivano comunicazioni ufficiali da parte del social media. Semplicemente il proprio profilo è meno visibile rispetto al solito. Meno visualizzazioni alle storie, meno likes, meno commenti. Insomma, meno engagement. E noi sappiamo quanto importante sia l’engagement.

Si tratta in ogni caso di una zona ombra, non chiaramente definita nemmeno da Instagram stessa. Può capitare e non è nemmeno così facile capire di esserci entrati.

In ogni caso, ci sono alcuni comportamenti perpetrati da un utente che possono portare ad entrare in quest’area grigia.

Il primo errore da non fare mai è quello di copiare ed incollare gli stessi hashtags generici sotto ad ogni contenuto.

Non si deve fare mai! Hashtags come #like, #love, #sunset (ed un milione di hashtags di questo tipo) sono usati ed abusati.

Sono generici e non portano nulla in più al nostro contenuto. Tutt’al più se stiamo utilizzando il nostro account per scopi professionali, e dunque vendere. Ci ricordiamo la regola madre di tutte le vendite? Avere un obiettivo (ne parlavamo in questo articolo sul marketing funnel).

Attenzione, quindi: mai usare lo stesso gruppo di “cancelletti” sotto ad ogni post.

La regola numero 2, invece, è un divieto assoluto per tutti.

2. Attenzione agli hashtags bannati da Instagram! Non usarli MAI

Lo spettro shadowban è causato da svariate ragioni. Un’altra di queste è sempre a carico degli hashtags.

Ci sono infatti una serie di parole che non possono mai essere precedute dal cancelletto, o si incorre nella penalizzazione del proprio account sui social.

Dunque quali sono gli hashtags bannati da Instagram?

Attualmente ce ne sono circa 114 mila (almeno nel 2018) e non esiste alcun programma che permetta di individuarli tutti in maniera automatica. Alcuni sono molto facili da capire, altri invece sono più subdoli.

  • Chi vende mobili, ad esempio, non può utilizzare #desk.
  • Chi vende abbigliamento, non può usare #curvy o #curvygirls.
  • Un personal trainer o una palestra non può usare #fitnessgirls o #pushups.
  • Ma anche un imprenditore può essere bannato se usa #hardworkpaysoff o #workflow.

Per alcune parole può essere facile capirne la motivazione, mentre per altre l’intento può essere più complesso. Ci sono però dei modi con cui capire se un particolare hashtag sia bannato per noi o per il nostro settore.

La cosa più semplice da fare è andare nella barra di ricerca del social network e digitare la parola desiderata preceduta dal cancelletto.

Si aprono due strade a quel punto.

  1. Potremmo non trovare la nostra parola, segno inequivocabile di ban.
  2. Potremmo invece trovarla. Se scorriamo tra i diversi post, in basso potrebbe crearsi una sorta di barra che ci informa che i post recenti sono stati nascosti a causa delle segnalazioni di altri utenti, in quanto violano le regole della community.

Insomma, alcuni hashtags potrebbero essere solo temporaneamente bannati.

Altri, invece, lo sono per sempre. Sono quelle parole cui vengono associati contenuti che rimandano a violenza, nudità, pornografia, o parole offensive, razziste e che incitano a dipendenze.

3. Quanti hashtags usare davvero: 8, 30 o di più? Ecco la verità

Questo è uno degli argomenti più dibattuti all’interno della piattaforma. Ogni Instagram coach, social media manager, creator ed esperto ha una teoria diversa. Chi sostiene 30, chi 15, e chi sostiene che 5 bastino ed avanzino.

In realtà, la verità è che nessuna di queste risposte è giusta e nessuna è sbagliata. La verità, infatti, è che dipende.

Non conta il numero di hashtags, non conta la loro popolarità. Conta invece la loro rilevanza.

Insomma, se la tua strategia si basa su hashtags piuttosto generici, il consiglio è di non usarne troppi. Al contrario, se i propri hashtags sono davvero in linea con il proprio target e molto specifici si può invece osare, e sfruttarne di più.

In generale, comunque, meglio sempre non abusarne e, come abbiamo visto qualche riga addietro, non usare sempre gli stessi sotto ad ogni contenuto, generici o rilevanti che siano. Lo spettro shadowban è infatti sempre dietro l’angolo.

Dunque, l’ultima regola da non praticare su Instagram: mai utilizzare troppi hashtags non rilevanti.

In ogni caso, ci sono dei consigli che possiamo dare a chiunque voglia sfruttare gli hashtags in maniera più metodica e creare dei gruppi di parole che siano di valore per i propri contenuti. Vediamo insieme.

Ecco come creare un gruppo di hashtags rilevante per il tuo business

Una volta che abbiamo capito cosa non fare mai quando si inseriscono gli hashtags sotto ai propri contenuti su Instagram, cerchiamo invece di capire cosa invece sarebbe opportuno fare per dare maggiore visibilità al nostro profilo.

Il trucco è sempre nel mezzo. Dunque, non troppe parole, ma nemmeno troppo poche. Non utilizzare troppi hashtags generici, ma nemmeno solo parole di nicchia.

Insomma, ci vuole un giusto bilanciamento tra le parti, per trovare la soluzione che più si addica alle esigenze del nostro business.

Quello che possiamo provare a fare è quanto segue: una formula che bilanci correttamente gli hashtags di grande portata, quelli di media portata e quelli più piccoli.

In questo modo, si accede ad una serie di vantaggi:

  1. Utilizzare gli hashtags piccoli permette con più facilità ai nostri post di essere reperiti per primi quando viene cercata quella determinata parola chiave.
  2. Usare parole chiave di portata più piccola può fare intendere a Instagram che il nostro contenuto è di valore, e potrebbe portare il nostro contenuto ad essere più visibile anche tra le parole chiave di media portata che abbiamo inserito. Con un po’ di fortuna anche tra quelle di grande portata.

Insomma, il trucco è cercare le parole chiave che hanno una portata superiore ai 5 milioni; poi quelle con portata da 1 a 5 milioni, e infine quelle con una portata inferiore a 1 milione.

Per applicare questa formula è semplice perché basterà accedere alla barra di ricerca ed iniziare a fare i nostri esperimenti. Un consiglio per chi è alle prime armi sarà quello di partire con la parola chiave più nota del proprio settore e da lì, via via, scendere sempre di più ad imbuto.

Naturalmente, come abbiamo ben specificato, anche se abbiamo trovato il gruppo perfetto di parole chiave, non possiamo assolutamente utilizzare sempre lo stesso sotto ad ogni post. Il consiglio è quello di creare da 3 a 5 gruppi di parole chiave ed alternarli.

Senza contare che è davvero importante tenere aggiornato il gruppo di hashtags per due motivi:

  1. l’avvento di nuovi trend e parole più popolari;
  2. lo spostamento di alcune parole chiave all’interno della lista nera degli hashtags bannati.

Insomma, l’unico modo è quello di mantenersi costantemente aggiornati.

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