Social media, ecco i 5 trend da seguire nel 2022!

Tutte le strategie ed i trend da seguire per il social media marketing del 2022: dall'uso dei video, agli influencers e ad un uso dei social più responsabile.

Il protagonista di una celebre serie americana degli anni ’80 diceva sempre: “Adoro i piani ben riusciti“. Negli anni ’20 del XXI secolo potremmo aggiungere: anche nel digital marketing!

Le strategie dell’universo digitale, soprattutto per quanto concerne il campo dei social media, sono infatti mutevoli e di difficile interpretazione. Alcune campagne marketing possono essere eccezionalmente efficaci in un certo periodo, salvo poi diventare di scarsa utilità magari nel giro di poco tempo.

È quindi fondamentale essere sempre aggiornati e sul pezzo, senza mai perdere il treno di quelli che sono i trend in maggiore ascesa.

E, nel caso specifico, quali sono in effetti i principali trend dei social media, destinati a diventare i top di gamma nel corso dell’anno appena iniziato, e che dunque gli addetti ai lavori dovranno tenere ben presenti al fine di pianificare delle campagne marketing proficue e produttive?

Vediamo nel dettaglio tutte le principali novità (o conferme) del settore, a partire dalle tipologie di video più usate, fino allo sviluppo dello strumento del livestreaming ed alla continua crescita di nuove piattaforme come TikTok.

Per quanto riguarda quest’ultimo, è importante segnalarlo non solo come un social “divertente” destinato agli adolescenti o comunque ad un pubblico di utenti giovani, ma anche significativo lato business, come descritto in modo chiaro e preciso nel seguente video tratto dal canale YouTube di Raffaele Gaito.

Racconteremo poi lo sviluppo previsto per il ruolo degli influencers, e quindi l’ambito della responsabilità sociale destinato a diventare sempre più importante nel corso del 2022, così come la tematica ugualmente significativa della salute mentale corrrelata all’uso dei social.

Social media, prosegue il dominio dello short video content!

Per ciò che concerne l’uso dei contenuti video, diffusi in modo sempre più capillare nel settore dei social media, anche nel 2022 proseguirà il trend già in grande ascesa negli ultimi tempi, vale a dire quello legato agli short-form videos.

Si tratta naturalmente di tipi di video di breve durata, che possono andare dai 60 secondi di TikTok agli oltre due minuti di Twitter, ma il concetto è in ogni caso chiaro: l’attenzione degli utenti ed in modo particolare dei giovani esponenti della cosiddetta “Generazione Z” è sempre più limitata nel tempo.

In questo contesto è YouTube l’unica eccezione al nuovo orientamento video, come sottolineato anche da un addetto ai lavori (SEO strategist, ex digital marker per Hubspot Academy) come Brandon Sanders:

Con l’emergere di piattaforme come TikTok, Reels(su Instagram, n.d.r.) e Vine (ora Clash, n.d.r.), lo short-form video sta diventando ancora più breve e si sta stabilizzando in video tra i 60 secondi e i due minuti. Penso che il contenuto short-form su piattaforme come YouTube si aggiri attorno ai 10 minuti perché il contenuto su Youtube tende ad essere più lungo e completo.

Dunque YouTube viene vista come una piattaforma di approfondimento, ma anche in quel contesto, negli scorsi mesi, è cresciuto l’interesse per velocizzare la fruizione dei contenuti video tramite gli YouTube Shorts, uno strumento che permette di realizzare brevi clip della durata compresa tra i 15 e i 60 secondi, sulla falsa riga dei Reels di Instagram, per intendersi.

La crescita di TikTok e del livestreaming

Parlando di short video content non si può ovviamente non citare la grande crescita di TikTok, destinata a continuare anche nel corso del 2022.

In effetti, è stato proprio il successo globale del social della ByteDance a spronare Instagram e YouTube alla creazione, rispettivamente, dei Reels e degli Shorts. Ricordiamo infatti che TikTok viene utilizzato già oggi da 1 miliardo di utenti, e gli esperti prevedono che tale cifra possa aumentare del 50% già solo dopo i primi mesi del nuovo anno.

Nel 2022, infatti, ci si aspetta che TikTok migliori ulteriormente le proprie funzioni di acquisto in-app con i TikTok shops, sviluppati in collaborazione con Spotify e già disponibili sulla versione cinese Douyin.

Tramite questo nuovo strumento, i brand avranno la possibilità di taggare i propri prodotti e di progettare un vero e proprio store online, creandosi quindi maggiori opportunità di incrementare le proprie vendite.

Possiamo perciò intuire molto bene come un social nato quasi come una sorta di gioco per i più giovani stia pian piano migrando verso una funzione più di tipo business, trasformandosi in un punto di riferimento per il social media marketing aziendale. Il 2022, in questo senso, dovrebbe essere l’anno della definitiva consacrazione.

E ciò è vero a maggior ragione se si considera la crescente rilevanza del livestreaming: lo stesso TikTok incoraggia i propri utenti a farne uso come strategia di crescita, muovendosi nella direzione di un vero e proprio livestream commerce.

Quest’ultimo è un mezzo molto interessante che potrà aumentare la propria importanza nei prossimi mesi e che si basa su link cliccabili direttamente durante il video in diretta, cosicché durante lo streaming sia possibile vendere determinati prodotti già in tempo reale.

Social media 2022, lo sviluppo degli influencers

Anche il ruolo degli influencers troverà nuove strade durante il corso di quest’anno. La pandemia di Covid 19 gioca un ruolo anche in questo ambito: siamo stati abituati a vedere gli influencers tradizionali che trasmettono sui social media le proprie esperienze per orientare le scelte di consumo dei propri followers.

Ma con le restrizioni in vigore in vari paesi del Mondo nel corso degli scorsi due anni, le esperienze che questi influencers hanno potuto vivere e condividere sono calate drasticamente. Nascono così i cosiddetti Creative Influencers, i quali devono creare contenuti in modo più creativo e non potendo più basarsi esclusivamente sulla loro vita quotidiana.

Questo modifica anche il tipo di marketing che sta alla base della categoria stessa, in quanto gli addetti ad una campagna dovranno in futuro interfacciarsi con diverse tipologie di influencer, tenendo presente che questi Creators offrono un modo alternativo di mostrare i benefici di un determinato prodotto o servizio, aggiungendo quindi un’occasione per un ulteriore livello di micro-influencing.

Un altro probabile cambiamento che sta già avvenendo in questo senso, e che ancora di più dovrebbe risultare evidente nel corso del 2022, è una maggior attenzione da parte dei brand all’idea di puntare su Micro o addirittura Nano-Influencers piuttosto che sui Mega-Influencers.

Questi ultimi, i Mega, sono quelle persone che possiamo identificare come delle vere e proprie celebrità (ad esempio star di Hollywood), i quali sui propri canali social hanno milioni di followers. Ma, allo stesso tempo, chiedere ad essi di sponsorizzare un post costa decisamente caro, anche nell’ordine di un milione di dollari!

Ed oltre al costo, c’è un altro fattore da tenere presente: se è vero che la figura stessa dell’influencer dovrebbe permettere alle persone che la seguono di immedesimarsi in essa, non sarà facile che questo accada con persone così distaccate dalle logiche quotidiane della gente comune.

Certo, i messaggi convogliati dai Mega-Influencers possono raggiungere una marea di persone. Ma il livello di conversione del pubblico resta piuttosto basso, ragion per cui questa strategia può essere adatta più per prodotti destinati alla cima di un funnel di vendita, cioè rivolti alle masse e non dedicati ad un tipo di audience più specifica e targettizzata.

Per quest’ultimo segmento di pubblico, invece, può risultare paradossalmente più utile rivolgersi ad un Nano-Influencer, che pur non avendo un altissimo numero di followers può tuttavia garantire un elevato livello di engagement. Senza contare, naturalmente, che per sponsorizzare un brand sui propri social un Nano-Influencer non chiederà di sicuro un milione di dollari!

Nel 2022 uno sviluppo dei social sempre più responsabile

Negli scorsi mesi ha avuto molta rilevanza un episodio di whistleblowing verificatosi all’interno di Facebook (alcuni addetti ai lavori pensano sia anche per queste polemiche, giunte perfino davanti al Congresso degli Stati Uniti, che l’azienda di Zuckerberg ha optato per un rebranding, trasformandosi in Meta), con Frances Haugen, ex data scientist della compagnia, che tra le altre cose ha sollevato il tema dell’impatto dei social sui giovani utenti.

Una ricerca in particolare ha mostrato come oltre il 10% delle teenager britanniche sostenesse di avere avuto maggiori pensieri sul suicidio dopo avere iniziato ad utilizzare Instagram.

Un terzo di esse, infatti, ha dichiarato che quando non si sentivano bene con il proprio corpo, utilizzare Instagram non ha fatto altro che peggiorare i loro sentimenti. Si parla, del resto, di un’età particolare i cui soggetti possono avere notevoli fragilità mentali, e l’uso eccessivo di strumenti potenti ma complessi come i social, nel contesto sbagliato, può portare a danni psicologici enormi.

Ecco dunque che nei prossimi mesi questi argomenti potrebbero passare dall’essere considerati dei tabù, ad avere invece delle vere e proprie regolamentazioni per salvaguardare i soggetti più giovani.

Social media e salute mentale, una tematica in ascesa

Il tema della salute mentale legata ai social media, peraltro, non riguarda solo i teenager. Naturalmente questi ultimi possono essere più a rischio rispetto a persone adulte, ma la pandemia e l’uso spasmodico che dei social è stato fatto soprattutto durante i periodi di lockdown ha dimostrato che chiunque può soccombere di fronte all’uso in eccesso delle varie piattaforme.

A volte sono i social stessi a cercare delle soluzioni per migliorare il proprio ambiente digitale. Prendiamo ad esempio YouTube, che ha deciso di togliere il conteggio dei Dislike dalla visualizzazione pubblica, allo scopo di limitare i comportamenti negativi e abusivi dei cosiddetti troll

Anche Twitter ha cercato di rendersi utile sotto questo punto di vista introducendo la Safety Mode come filtro contro i tweet indesiderati.

Naturalmente questi sforzi andranno bilanciati anche con i diritti stessi degli utenti. Tradotto: non si potrà limitarsi a bannare questi ultimi o i loro contenuti solo perché possono avere espresso opinioni forti, ma magari legittime e non illegali. 

Sarà importante, invece, trovare il giusto punto di equilibrio. Ed anche i brand dovranno fare in questo senso la loro parte: Lush Cosmetics, ad esempio, ha fatto parlare di sé per la propria Anti-Social Media Policy, decidendo di chiudere i propri account proprio per contribuire a sollevare l’attenzione sulle problematiche legate alla tematica della salute mentale correlata all’uso dei social media.

Un esempio molto coraggioso, quest’ultimo. Chissà che non possa diventare anch’esso un trend significativo per contribuire ad un futuro migliore per l’ambiente digitale dei social, e, di riflesso, per tutto il social media marketing.

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