Account che incitano all'odio, ecco il guadagno milionario di Twitter

Una recentissima ricerca ha messo in evidenza come Twitter riuscirebbe a incassare milioni di dollari sfruttando gli account che incitano all'odio. Ecco di quale cifra parliamo e come funziona il meccanismo.

twitter-guadagni-account-che-incitano-all-odio

Il passaggio di testimone dalla precedente gestione a quella di Elon Musk ha portato non pochi scossoni ad uno dei social più conosciuti ed utilizzati. Twitter sta infatti cambiando pelle, per quanto ancora non sia chiarissima la direzione che l’AD di Tesla voglia fargli prendere.

Ma, tra licenziamenti e sospensione del pagamento di alcuni servizi, c’è un altro punto che non ha mancato di sollevare polemiche: la riattivazione di alcuni account palesemente incitanti all’odio.

E se questa scelta fosse dettata da questioni di business? È quanto prova a mettere in luce il Centro per la lotta all’odio digitale.

Entriamo nel dettaglio.

Account che incitano all’odio, il milionario guadagno di Twitter

Come ammesso da Musk stesso, le casse di Twitter hanno necessità di entrate e il social dei cinguetii non se la sta passando bene negli ultimi tempi. Diverse mosse di Musk sembrerebbero essere state dettate proprio da questa particolare situazione finanziaria, dai licenziamenti di migliaia di dipendenti alla sospensione del pagamento di diversi servizi (vedasi la sospensione del pagamento dell’affitto del quartier generale di San Francisco).

A dicembre del 2022 poi, il fatturato di Twitter ha subito un duro colpo con un calo delle entrate pubblicitarie di circa il 70%, secondo quanto calcolato dalla Standard Media Index.

Ed è proprio in questa cornice che trova spazio la considerazione del Center for Countering Digital HateCCDH, associazione indipendente impegnata nella lotta contro lo hate-speech.

L’amministratore delegato della CCDH, Imran Ahmed, rintraccia infatti un nesso temporale tra la disagevole situazione economica di Twitter e la decisione di Musk di ripristinare gli account sospesi dalla precedente gestione in quanto accusati di essere, appunto, esempi di incitamento all’odio e hate-speech. Dichiara Imran Ahmed:

“La nostra ricerca mostra come il motivo per cui Elon Musk ha deciso di riattivare gli account di nazisti auto-proclamati, autori di disinformazione, misogini e omofobi, sia in fondo tristemente banale: è una scelta altamente remunerativa”.

Da parte di Musk non è arrivato nessun commento in merito alla dichiarazione dell’AD della CCDH.

Leggi anche: Twitter, via libera alla disinformazione sulla pandemia: le decisioni di Musk

Quali sono gli account sospesi e reintegrati da Musk che portano introiti

La ricerca condotta dalla CCDH ha preso in considerazione una decina di account tra quelli ripristinati da Musk e precedentemente sospesi proprio a causa del contenuto dei messaggi, considerato appunto come incitamento all’odio. Tra questi:

  • Andrew Tate;

  • Robert Malone;

  • Andrew Anglin;

  • Emerald Robinson;

  • Rogan O’Handley;

  • Peter McCullough;

  • Stew Peters;

  • Anthime Gionet;

  • Rizza Islam;

  • Gateway Pundit.

Ora, il nocciolo della questione è che questi account macinano visite, like e commenti e sono quindi, da un punto di vista social e non etico, di alto valore.

A dare ancora maggiore consistenza alle considerazioni di Imran Ahmed, la rivelazione (sempre da parte della CCDH) inerente la presenza di inserzioni pubblicitarie di brand anche molto famosi proprio in questi account. Si tratta di aziende conosciutissime come Amazon, Apple TV, Fiverr e la NFL (ossia la lega nazionale di Football americano).

Un esempio su tutti quello della pubblicità del servizio di streaming Peacock, apparsa a fianco al tweet di Anthime Gionet che, per chi non lo sapesse, è legato all’assalto di Capitol Hill a gennaio del 2012, motivo per il quale è anche stato condannato. E, nel tweet in questione, Gionet si rivolgeva ai suoi followers chiedendo loro se fosse possibile utilizzare la “n-word”, con chiaro riferimento al termine razzista e dispregiativo col quale ci si riferisce alle persone di colore.

La pubblicità di Fiverr campeggiava invece nel tweet di Steve Peters, influencer molto noto per sue posizioni estremiste no-vax. Fiverr ha poi rimosso le pubblicità in questione, accompagnando il gesto con le parole del portavoce “Non tolleriamo incitamenti all’odio o pericolose teorie complottiste”.

Leggi anche: Non solo Jim Carrey, ecco tutti i famosi che hanno abbandonato Twitter

La stima degli introiti di Twitter sugli account che incitano all'odio

Per poter fare una stima del guadagno derivato dagli introiti pubblicitari inseriti nei profili in questione, la CCDH ha seguito tali profili tramite altri account creati ad hoc. Attraverso l’accesso ad informazioni pubbliche ha poi preso in considerazione il numero di reazioni ai tweet (stimata su base annuale) e la frequenza di presentazione delle pubblicità.

Il risultato così ottenuto è stato poi moltiplicato per il costo della pubblicità ogni mille interazioni (considerando il valore di riferimento del mercato). I dati dei costi pubblicitari sono stati indicati dalla Brandwatch, azienda che effettua analisi di social media e per la quale il costo medio delle inserzioni su twitter è di circa 6,46 dollari ogni mille interazioni.

Ecco quindi che si arriva alla stima dei ricavi pubblicitari di Twitter ottenuti tramite la riattivazione degli account precedentemente sospesi: 19 milioni di dollari.

Morale della favola: sempre stando a quanto si può dedurre dalla relazione e dalla ricerca effettuata dalla CCDH, sembrerebbe proprio che Twitter stia generando un'enorme mole di introiti proprio grazie alle interazioni stimolate da account incentrati sull'hate-speech.