Nel dopoborsa di ieri Amazon ha annunciato di volere raddoppiare il suo programma di riacquisto di azioni proprie portandolo a dieci miliardi di dollari.
Amazon, “split” 20 a 1 in vista
Amazon ha anche comunicato che le sue azioni saranno divise in ragione di venti ogni una attuale. Una volta questa notizia avrebbe avuto un effetto positivo sul titolo, lo “split” permette infatti anche ai piccoli risparmiatori di maneggiare più facilmente azioni dalla quotazioni altrimenti troppo elevata, ma oggi molti broker permettono di operare anche su frazioni di azioni, l’effetto “split” potrebbe quindi non essere significativo.
Amazon entra nel Dow?
Più rilevante invece l’effetto che potrebbe avere l’ingresso di Amazon nel paniere Dow Jones Industrial, ipotesi che al momento le è preclusa proprio a causa del costo elevato della singola azione (il Dow è un price-weighted stock index, non è basato sulla capitalizzazione, quindi i suoi componenti non possono avere prezzi troppo dissimili).
La attuale quotazione di Amazon è di 2785,58 dollari, la capitalizzazione di 1400 miliardi circa. La divisione per 20 porterebbe il prezzo dell’azione a 139,25 dollari.
Amazon rimbalza da supporto chiave
Il titolo ha testato con i minimi di martedì quelli del 24 gennaio a 2707 dollari mettendo poi a segno un bel rimbalzo. In area 2700 si colloca un supporto chiave, il 50% di ritracciamento del rialzo dai minimi di marzo 2020. Fino a che i prezzi restano al di sopra di area 2700 il ribasso degli ultimi mesi può ancora essere considerato solo una pausa correttiva della tendenza rialzista precedente, che resta intatta.
Per il momento tuttavia la reazione vista ieri è poca cosa rispetto alla forte discesa di lunedì, solo il superamento di area 2900 sarebbe da leggere come un primo indizio in favore di una reazione più consistente e duratura. Se poi i prezzi riuscissero a portarsi al di sopra anche di area 3100 dollari potrebbe iniziare a prendere corpo l’ipotesi di essere in presenza di un “doppio minimo” in via di formazione.
Questa figura rialzista, formata da due minimi appaiati sugli stessi livelli (quello del 24 gennaio e quello dell’8 marzo), verrebbe completata con la rottura di area 3277 e aprirebbe in quel caso la strada al ritorno sul massimo di novembre a 3762 dollari.
Maxi buyback anche per General Electric
Maxi buyback anche per General Electric, in questo caso da tre miliardi di dollari. Ieri la società ha confermato le sue attese per il 2022 nonostante l’aumento delle pressioni inflazionistiche e le difficoltà nelle catene di approvvigionamento.
Attese per 2022 e 2023 confermate
Le attese sono per un aumento dei ricavi in vista del 10%, l’utile per azione dovrebbe essere nel range tra 2,80 e 3,50 dollari, il free cash flow dovrebbe essere tra i 5,5 e i 6,5 miliardi di dollari.
Per il 2023 le attese sono di generare 10 miliardi di adjusted operating profit e più di 7 miliardi di free cash flow.
General Electric, sopra 100 target a 115 dollari
La situazione grafica di General Electric è più delicata rispetto a quella di Amazon, che sembra avere già terminato la fase negativa ed essere pronto a tentare un rialzo. GE ha invece completato da poco, a inizio dicembre, una figura ribassista, il “triplo massimo” che si era disegnato in area 115 dollari da marzo 2021.
A meno di un pronto ritorno al di sopra di area 100 dollari, che potrebbe preludere a movimenti nuovamente in area 115, il rischio di vedere scendere ancora i prezzi esiste.
Sotto i minimi di inizio settimana a 85,29 supporto a 80 dollari circa, sul 50% di ritracciamento del rialzo dal minimo di maggio 2020. Target successivo a 71,50 circa.
(Alessandro Magagnoli)