Archegos Capital, la sabbia nell'ingranaggio?

Il mercato è scosso dallo scandalo finanziario Archegos. La società di gestione ha venduto posizioni azionarie ingenti creando scompiglio. Sarà la scusa per un ribasso? L’analisi di materie prime e dollaro suggerisce di muoversi con prudenza in borsa in questa fase.

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Archegos Capital, la sabbia nell'ingranaggio?

Il mercato è scosso dallo scandalo finanziario Archegos. La società di gestione ha venduto posizioni azionarie ingenti creando scompiglio. Sarà la scusa per un ribasso? L’analisi di materie prime e dollaro suggerisce di muoversi con prudenza in borsa in questa fase.

Lo scandalo Archegos

Il mercato è scosso dallo scandalo finanziario Archegos. Archegos Capital (il cui sito internet al momento non è raggiungibile), una società di gestione di New York, ha dovuto liquidare in perdita, su richiesta delle banche creditrici, titoli di società dell'intrattenimento come Discovery, Tencent Music e Viacom (ma anche Baidu e Vipshop). Le vendite sono state per l'equivalente di 20 miliardi (ma la cifra coinvolta potrebbe anche essere di 35 miliardi) e hanno pesato su tutti i titoli coinvolti. Goldman Sachs ha liquidato 10,5 miliardi di dollari di azioni, 6,6 miliardi di questi di Baidu, Tencent e Vipshop. Goldman ha poi venduto 3,9 miliardi di ViacomCBS e Discovery, oltre che azioni del retailer del lusso Farfetch. Morgan Stanley è comparsa sul mercato vendendo pacchetti di azioni sembra per 13 miliardi di dollari, alcune transazioni hanno riguardato posizioni superiori al miliardo di dollari. Anche Credit Suisse e Nomura sembrano coinvolte, la banca giapponese potrebbe arrivare a perdere 2 miliardi di dollari a causa dello scandalo Archegos che questa mattina pesa sui future degli indici Usa per lo 0,5% circa. Questa notizia si inserisce in un quadro grafico intermarket molto delicato e potrebbe quindi rappresentare il classico granello di sabbia che fa inceppare l'ingranaggio dei rialzi azionari.  

L’indice Crb delle materie prime ad un bivio

L'indice Crb delle materie prime, secondo l'analisi delle onde di Elliott, potrebbe infatti avere raggiunto un massimo di periodo. Il legame inverso tra materie prime e dollaro implica che il secondo potrebbe continuare ad apprezzarsi come ha fatto nelle ultime settimane, mettendo in discussione il proseguimento della fase rialzista per la borsa. 

L’analisi di Elliott sull’indice Crb

Sull'indice CRB delle materie prime il segmento rialzista dal minimo di aprile al massimo di agosto 2020 è della stessa ampiezza rispetto a quello dal minimo di ottobre 2020 al massimo di febbraio 2021. Questa coincidenza delle due ampiezze potrebbe essere un indizio che il movimento rialzista, di natura correttiva (facente parte di una fase correttiva complessa, iniziata a maggio del 2018), è terminato e che potrebbe partiere ora la terza fase della correzione, un ribasso simile a quello visto nel periodo 2018/2020. La violazione della base del canale rialzista disegnato dai minimi di aprile 2020, passante a 175 circa, sarebbe un pesante indizio in favore dello scenario ribassista. La rottura dei massimi di fine febbraio a 196 circa permetterebbe invece di puntare ad una estensione del rialzo almeno fino ai 230 punti circa, prospettando quindi una fase crescente di ampio respiro. 

Legame inverso tra Crb e ciclo economico

Considerando lo stretto legame esistente tra l'andamento dell'indice Crb e quello del ciclo economico è abbastanza facile capire che siamo in una fase cruciale, durante la quale si capirà se i mercati credono ad una espansione rapida dell'economia globale (più forte di quella già scontata fino ad ora con il forte rialzo degli ultimi mesi) oppure se ritengono che le recenti difficoltà con i vaccini e le varianti del Covid potrebbero mettere i bastoni tra le ruote alla ripresa. In quel caso i mercati potrebbero accorgersi di essere stati troppo ottimisti a prendere per buone le prospettive di un forte rimbalzo dell'economia globale già nei prossimi mesi e magari riaggiustare le proprie aspettative in un'ottica maggiormente conservativa.

Momento cruciale anche per il Dollar Index

Da un punto di vista grafico il momento è cruciale anche per il Dollar Index (L'US Dollar Index, USDX, è un indice del valore del dollaro statunitense in relazione a un paniere di valute straniere. L'indice USDX viene calcolato come media geometrica ponderata del valore del dollaro rispetto a: euro (EUR), con peso 57,6%; yen (JPY), con peso 13,6%; sterlina britannica (GBP), con peso 11,9%; dollaro canadese (CAD), con peso 9,1%; corona svedese (SEK), con peso 4,2%; e franco svizzero (CHF), con peso 3,6%). I prezzi hanno superato il 24 marzo in area 92,45 il 23,6% di ritracciamento del ribasso dal top di marzo 2020 e hanno testato nelle due sedute successive la media mobile esponenziale a 200 giorni, passante a 92,65. La rottura della media è incerta, come se il mercato non avesse ancora deciso se confermare il segnale o meno. Una nuova chiusura di seduta oltre area 92,90 potrebbe essere vista come una indicazione in favore del proseguimento del rialzo (dollaro forte) verso area 94,50 almeno. Ritorni al di sotto di 92,50 (conferma in chiusura di seduta) potrebbero invece anticipare una nuova fase di debolezza del dollaro. 

Il Dollar Index e la borsa

Se si confronta il grafico del Dollar Index con quello dello S&P500 a scala invertita si riscontrano delle evidenti similitudini, ovvero è più facile che la borsa si apprezzi quando il dollaro perde di valore e viceversa. La rottura di area 92,90 da parte del Dollar Index potrebbe quindi essere un elemento sfavorevole per l'azionario.

(Alessandro Magagnoli)