Brutto agosto per l’auto italiana, ma Stellantis va avanti

Perso più di un quarto dei volumi, la carenza di chip tormenta la produzione e l’industria chiede subito un rifinanziamento dell’ecobonus

Image

L’agosto 2021 è stato soffocante per l’auto italiana. Sono state immatricolate appena 64.689 nuove quattroruote in Italia e si è visto quindi un calo di oltre il 27,3% sia sull’agosto 2020, che sull’agosto 2019 del pre-pandemia. In pratica prima ad agosto si sfioravano le 89 mila auto nuove vendute e ora non si raggiungono le 65 mila, quindi più di un quarto delle vendite manca all’appello e l’industria è in crisi. I dati del Ministero delle Infrastrutture ricordano anche che l’usato ha fatto un balzo di oltre il 30% sopra le 203 mila unità. I passaggi di proprietà coprono quasi il 76% di tutte le auto vendute e lo scorso agosto erano invece in calo di oltre il 34 per cento. Ma è una rondine che non fa primavera e l’industria chiede aiuto.

Gli specialisti della bolognese Centro Studi Promotor denunciano una tempesta perfetta sul mercato delle quattro ruote italiane e invocano interventi rapidi e concreti del governo. 

Nel periodo gennaio-agosto 2021 sono state immatricolate 1.060.182 autovetture, con un calo del 20% sul dato del 2019, ad agosto dunque le cose sono peggiorate. Bisogna fare qualcosa.

Auto: il nodo dei bonus si aggiunge alla ship shortage

L’ANFIA, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica che riunisce circa 360 associate del settore sottolinea che sul settore grava la crisi dei semiconduttori, mancano i chip (ma non solo) e la produzione è in affanno. Il governo, però, deve fare la sua parte:

E chiede anche di “estendere le tempistiche entro le quali i venditori sono tenuti a confermare l'operazione di vendita dei veicoli incentivati”

Centro Studi Promotor è sulla stessa lunghezza d’onda: “Si è esaurito anche lo stanziamento per gli ecobonus per l’acquisto di vetture con emissioni di CO2 da 0 a 60 gr/km. Rimangono ancora 57 milioni disponibili per gli extrabonus alle stesse vetture, ma questi extrabonus sono erogabili soltanto a chi beneficia di un ecobonus. Per cui al momento lo stanziamento non è utilizzabile”. 

Il tema della crisi del chip è trasversale ed essenziale, paralizza le quattro ruote, rallenta o blocca la produzione, allunga i tempi influenzando le scelte d’acquisto degli automobilisti, ma il rifinanziamento dei bonus appare urgente a tutti.

Lo spiega bene il Centro Studi Promotor:

E aggiunge: “Il Parlamento li ha rifinanziati con decorrenza dal 2 agosto e a tutt’oggi gli acquisti incentivati prenotati hanno già riguardato il 30% dello stanziamento, ma, dati i tempi medi di consegna delle autovetture, ben poche sono le auto immatricolate ad agosto con questi incentivi”. 

Adolfo De Stefani Cosentino, presidente della federazione dei concessionari Federauto, parla di “enormi difficoltà” del settore e chiede un rifinanziamento rapido del fondo Ecobonus. Anche per lui sarebbe importante rivedere il termine dei 180 giorni per completare le prenotazioni in corso e bisogna continuare a incentivare il rinnovo del parco auto e riformare in maniera sostanziale la fiscalità delle quattro ruote.

Sul caso si è soffermato anche Il Corriere della Sera, che ha sottolineato che la nuova finestra di rifinanziamento del 2 agosto si è chiusa in anticipo, almeno per le elettrificate: doveva durare fino a fine anno. Restano fondi per benzina e diesel a basse emissioni, per le ibride plug-in, ma non è ancora partita la piattaforma per gli incentivi all’usato. Forse a settembre. 

In definitiva l’industria chiede interventi urgenti del governo sul settore, a partire dal rifinanziamento degli incentivi che potrebbero sbloccare una parte della domanda.

La filiera automotive italiana dà lavoro a 5.546 imprese, con circa 278.000 addetti tra diretti e indiretti e un fatturato di 106,1 miliardi di euro pari all’11% dell’intera manifattura (dati Anfia). La sua crisi è un problema per tutti. Lo è ancor di più nella delicatissima fase della transizione verso un sistema dei trasporti più sostenibile, verso la mobilità elettrica, la guida autonoma, la digitalizzazione.

Brutto agosto per l’auto italiana, ma Stellantis non se ne cura

All’indomani di questi brutti dati per le quattro ruote italiane, sul mercato però il comparto si muove al rialzo. Nel pomeriggio l’indice Stoxx Europe 600 Automobiles & Parts guadagna lo 0,39% e Stellantis recupera un corposo 0,95 per cento. La società di Amsterdam che sta integrando FCA con il gruppo francese PSA ha appena annunciato l’acquisizione in contanti, per 285 milioni di dollari, di First Investors, che negli Stati Uniti ha una posizione nel campo del finanziamento automobilistico e potrebbe rafforzare il gruppo. Stellantis era l’unica grande OEM (produttore di componenti originali per auto) a operare negli States senza una propria finanziaria e l’operazione sembra piacere in prospettiva anche agli analisti.

In Italia però il gruppo ha perso ad agosto il 36,2% dei volumi rispetto al 2020 (21.698 nuove immatricolazioni). Nei primi 8 mesi il saldo mostra comunque un recupero del 31,3% a/a e in Italia anche tutte le maggiori concorrenti sono andate male. Il problema però rimane.

Anche perché Stellantis è coinvolta in tutte le criticità globali di questa fase. La carenza di semiconduttori da tempo frena la produzione in diversi impianti di tutto il mondo, a Sevel il gruppo è in rotta con i sindacati e a Melfi la produzione rallenta ancora, con il rientro dei lavoratori posticipato al 13 settembre e la prospettiva di soli 5-6 giorni di lavoro nel mese. Le cose insomma, almeno in Italia (ma anche gli impianti produttivi UE hanno difficoltà simili), non vanno bene.

Oggi, però, Stellantis può di nuovo voltarsi verso gli Stati Uniti e ottenere il favore dei mercati.

(Giovanni Digiacomo)