La Bce cerca di tranquillizzare i mercati, ce la farà?

La Bce cerca di tranquillizzare i mercati sulle prospettive della sua politica monetaria, ma rimanere fermi diventa sempre più difficile. Il Ftse Mib tenta una reazione, ma ce la farà a scrollarsi di dosso il vento ribassista?

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La Bce cerca di tranquillizzare i mercati sulle prospettive della sua politica monetaria, ma rimanere fermi diventa sempre più difficile. Il Ftse Mib tenta una reazione, ma ce la farà a scrollarsi di dosso il vento ribassista?

Pil Germania in linea con le attese

In Germania, l'Ufficio Federale di Statistica (Destatis) ha reso noto che il Pil relativo al terzo trimestre 2021 è aumentato dell'1,7% rispetto al secondo trimestre 2021. La stima flash pubblicata lo scorso mese era +1,8%. Il dato odierno ha evidenziato una variazione positiva del 2,5% sullo stesso trimestre dell'anno precedente, in linea con le attese, dal +10,4% precedente. Nel secondo trimestre 2021 il Pil era aumentato del 2% mentre nel primo trimestre era diminuito del 3,4% su base trimestrale. L'aumento dei casi di Covid in Germania e il tasso di inflazione elevato pesano sulla fiducia dei consumatori. Sia le aspettative economiche che di reddito, insieme alla propensione all'acquisto, sono diminuite, in alcuni casi in modo significativo. 

Germania, cala la fiducia dei consumatori

GfK prevede pertanto un calo della fiducia dei consumatori di -1,6 punti per dicembre, in calo di 2,6 punti rispetto a novembre (rivisto da 1,0 punti), registrando un aumento della propensione al risparmio. Per fortuna la Bce non sembra avere intenzione di seguire le altre principali banche centrali sulla strada del “tapering” o dell’aumento dei tassi di interesse, due misure che in questo momento potrebbero portare ad uno stop una ripresa economica che nell’area dell’euro deve fare i conti con l’aumento dei contagi da Covid 19.

La Bce getta acqua sul fuoco

Il membro esecutivo della Bce, Fabio Panetta, durante una conferenza a Parigi ha dichiarato che “non dobbiamo essere distratti dalla volatilità a breve termine o da fattori transitori legati alla situazione economica atipica che stiamo vedendo". E’ invece opportuno valutare costantemente la forza dell'economia sulla base di prove empiriche e i rischi bidirezionali creati dagli shock dell'offerta. Panetta ha aggiunto "per quanto riguarda la politica monetaria di oggi, serve pazienza, la forma d'azione più coraggiosa" dal momento che "una stretta prematura della politica monetaria potrebbe trasformare lo shock dell'offerta in una prolungata recessione, deprimendo quindi la domanda e minando la stabilità dei prezzi nel medio termine".

Le impennate dei prezzi che provocate dalla scarsità dell'offerta sono diventate "una sorta di 'tassa' sui consumi e un freno alla produzione", il rischio è che producano anche uno crollo della domanda. E’ quindi necessario mantenere in piedi "tutti gli strumenti" di politica monetaria attualmente in essere e sfruttare la flessibilità con la quale sono stati affrontati gli ultimi due anni pandemia di coronavirus.

Panetta assicura che la Bce "non aumenterà i tassi di interesse" almeno fino a che l'inflazione "non avrà superato in modo perdurante il 2% nella seconda metà del nostro orizzonte di previsioni". 

La Bce ammette a mezza voce i rischi futuri

Nei verbali della riunione del 27/28 ottobre della Banca Centrale Europea pubblicati giovedì si legge che gli sviluppi recenti porteranno ad una revisione al rialzo dell'inflazione e al ribasso per il Pil nella riunione di dicembre. Nelle minute a commento della riunione si legge che le strozzature dell'offerta e l'aumento dei prezzi dell'energia rappresentano "i principali rischi a breve termine per il ritmo della ripresa e le prospettive per l'inflazione". Se questi fattori dovessero durare a lungo "potrebbero rallentare la ripresa". La Bce conferma comunque che, mentre l'inflazione potrebbe impiegare più tempo del previsto per diminuire, “nel medio termine è prevista rimanere al di sotto dell'obiettivo del 2%".

Salgono i tassi in Corea del Sud

Nella narrazione della Bce c’è solo un problema, cioè che nelle altre parti del mondo, in particolare negli Usa, ma non solo, le banche centrali hanno già iniziato ad agire contro l’inflazione. Lo ha fatto la Bank of Korea (la Banca centrale di Seoul), che giovedì ha aumentato i tassi della Corea del Sud di 25 punti base all'1,00% dopo averli alzati dello stesso ammontare in agosto. La decisione del Monetary Policy Board era ampiamente prevista: tutti i 34 economisti che componevano il consensus del Wall Street Journal si aspettavano infatti un incremento del costo del denaro e in gran parte se ne attendono un altro il prossimo anno. 

La Fed vuole accelerare il tapering

Per quello che riguarda gli Usa, secondo quanto emerge dai verbali relativi al meeting del Federal Open Market Committee (Fomc, la commissione della Fed che si occupa di politiche monetarie) tenutosi 2 e 3 novembre, l'istituto di Washington potrebbe aumentare i tassi d'interesse negli States prima del previsto se l'impennata dell'inflazione non dovesse dare segnali di raffreddamento. Anche il ritmo della riduzione degli acquisti di asset potrebbe essere accelerato. Il piano di stimolo realizzato attraverso l'acquisto di titoli per 120 miliardi di dollari al mese era stato deciso che venisse ridotto per complessivi 15 miliardi (10 miliardi in Treasury e 5 miliardi in mortgage backed security) al mese. Se tale ritmo venisse confermato il programma verrebbe di fatto esaurito per luglio 2022, ma dai verbali emerge che alcuni rappresentanti della Fed punterebbero a concluderlo prima. 

Mary Daly, president della Federal Reserve Bank (Fed) di San Francisco, intervistata da Yahoo! Finance, si è detta favorevole a una accelerazione del tapering, anche se prima vuole vedere i cruciali dati su occupazione e inflazione in Usa per il mese di novembre. "Se le cose continueranno come hanno fatto finora, allora sosterrò del tutto un ritmo accelerato del tapering", ha dichiararlo. “È prematuro dirlo oggi. Sto esaminando attentamente i dati e non vedo l'ora di prendere decisioni a dicembre", ha aggiunto, riferendosi al prossimo meeting del Federal Open Market Committee (Fomc, la commissione della Federal Reserve che si occupa di politiche monetarie), che si terrà 14 e 15 dicembre.

Inflazione Usa in aumento

I dati sui prezzi negli Usa sono preoccupanti e sembrano giustificare il nervosismo della Fed. L'indice dei prezzi PCE (personal consumption expenditures price index) è aumentato a ottobre del 5,9%, rispetto a un aumento del 5,7% precedente. Escludendo i prezzi di cibo ed energia, l'indice dei prezzi PCE è aumentato del 4,2%. L'indice principale PCE (prezzi al consumo esclusi alimentari e bevande) e' cresciuto dello 0,4% su base mensile, dopo una variazione positiva dello 0,2% a settembre e un incremento dello 0,3% ad agosto. Lo stesso indice calcolato rispetto a un anno fa è cresciuto del 4,1% dopo un incremento del 3,7% precedente (rivisto da +3,6%).

I mercati non sembrano credere fino in fondo alla Bce e temono che alla fine anche lei sarà costretta a mettersi in scia alle altre banche centrali, causando una situazione difficile per il debito dei paesi più fragili. Sia le borse sia i bond sono quindi sul chi vive. La discesa del Ftse Mib vista dal massimo del 16 novembre è riconducibile a questi timori, e anche se per il momento non ha fatto danni visibili alla struttura rialzista di medio termine qualche crepa la si è iniziata a vedere.

Ftse Mib, prime crepe per l'uptrend

I minimi della giornata di mercoledì si collocano sulla media mobile esponenziale a 50 giorni e sul 38,2% di ritracciamento (percentuale di Fibonacci) del rialzo dai minimi di settembre. La reazione vista nella seconda parte di quella seduta potrebbe quindi continuare, anche se va notato che difficilmente le correzioni si accontentano di ritracciare il 38,2% del movimento precedente, spesso si spingono infatti fino al 50% o anche al 61,8%. E' quindi possibile/probabile che il rimbalzo estenda ancora per qualche centinaio di punti verso l'alto, in area 27400/550, per poi lasciare spazio ad una nuova discesa verso i 26450 punti almeno (se non 26100, dove per altro si colloca anche il gap del 14 ottobre). La violazione anche di area 26100 farebbe suonare uno squillante campanello di allarme. Oltre area 27550 invece il quadro grafico tornerebbe a favorire il ritorno sui massimi di metà mese a 27969 punti.

(Alessandro Magagnoli)