Bond oggi: i Romania scesi 20 punti sotto i massimi 2021

Rendimenti che salgono e non di poco per un emittente dal rating BBB-, cioè di poco inferiore a quello italiano. Soprattutto sulle scadenze lunghissime: in euro sulla 2051 è ormai attestato al 3,5%.

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Dai quasi 118 euro di gennaio agli attuali 97,6: la quotazione del Romania 3,375% 2050 (Isin XS2109813142 – taglio 1.000 – yield in corso sul 3,5%) sta evidenziando un ipervenduto anomalo e volumi rilevanti. Il mercato colpisce però tutte le emissioni di un Paese che è lo specchio di quanto si teme di più, ovvero l’esplosione dell’iper inflazione. Gli ultimi dati l’attestano quasi all’8% dopo un movimento al rialzo partito a fine 2020. Si collocava allora al 2,1%. Strutturalmente superiore rispetto ai dati dell’Unione europea, di cui la Romania è membro, ma non dell’area euro, essendo ancorata al leu, sua storica divisa, il dato di Bucarest potrebbe fotografare quanto avrebbe rischiato un’Italia fuori dal contesto della moneta unica. Eppure quella che oggi è una debolezza viene vista come occasione per il futuro: un rapporto del McKinsey Global Institute ipotizza per la Romania una fortissima crescita del Pil entro il 2030 solo che si investa pesantemente nel settore sanitario, in forte deficit qualitativo.

Una possibilità per chi guarda lontano

È indubbio che il crollo dei bond Romania costituisce un’opportunità per chi voglia rischiare un po' nel medio termine. Gli istituzionali seguono da settimane con interesse i loro movimenti, che meritano una valutazione approfondita.

Il Romania 3,375% Ge50 Eur è uno dei governativi più volatili in Europa, con un rendimento che ha registrato forti variazioni dal collocamento di inizio 2020: subito salito oltre il 4,5% in concomitanza con il crollo da Covid dei mercati nella primavera dell’anno scorso, in dodici mesi è sceso al 2,5% per poi innestare una marcia in avanti – e quindi un arretramento dei prezzi – verso il 3,5%, collocandosi su una relativa resistenza che potrebbe portare a un incremento di variabilità dei prezzi nel breve e medio termine. La correlazione con l’andamento inflattivo è infatti evidente e le variazioni future dipenderanno ancora da questo fattore. Molto liquido, il titolo viene già mostrato in bid su alcune Borse europee sotto i 96 euro, con il mercato che potrebbe puntare addirittura verso i 92-90 euro in presenza di picchi di debolezza. Attenzione allo spread: in certe fasi delle sedute tende ad allargarsi, pur con un book sempre completo.

Il Romania 2,625% Dc40 Eur (Isin XS2258400162 – taglio 1.000 – yield 3,2%) ha un grafico altrettanto ribassista con la quotazione scesa ieri sui 92. Scambi e controvalori sono minori, poiché nel confronto con il 2050 appare strutturalmente meno interessante, seppur la discesa lo stia fermando poco sopra un supporto importante (91,2), livello da seguire con attenzione.

E ora l’area dollaro. Il Romania 4% Fb51 Usd (Isin XS2201851685 – taglio 2.000 – duration 17,7) è tornato ieri per la terza volta nell’ultimo anno sotto 100 con uno scambio alle 15.00 a 99,7 quando in mattinata lo si è trattato a 100,6. Chiusura proprio sulla pari, il che comporta uno yield – inutile sottolinearlo – al 4%. La casualità dei numeri fa sì che sempre ieri un’altra emissione governativa, la Brasile 5,625% 07ge41 Usd (Isin US105756BR01 – taglio 100.000 – rating BB-), abbia di nuovo segnato quota 100, con un grafico abbastanza simile a quello del Romania almeno in alcune fasi del recente passato. Per l’europeo bene lo spread di mercato ma attenzione al bid, che su tutte le Borse (consigliabile monitorarlo su quelle tedesche) è unanimemente sotto 100, piazzandosi sui 99,6/99,8 ma in alcuni casi anche a 99,3.

Non volendo esporsi a una duration molto elevata l’alternativa in dollari è rappresentata – sempre restando su quotazioni attorno a 100 – dal decennale Romania 3% Fb31 Usd (Isin XS2201851172 – taglio 2.000 – yield sui 2,9%) esposto sul Mot a 100,5 ma con spread più ampio e scambi radi nonché incostanti.

Una vicenda, quello dei bond rumeni, che merita attenzione proprio perché legata al coefficiente scatenante dell’inflazione, che farà da traino ancora nei prossimi mesi, con un acceleratore rispetto agli altri governativi in euro e in particolare ai Btp.