Inflazione e rendimenti in crescita, e la borsa?

Il dato sull'inflazione italiana di dicembre evidenzia una forte crescita, anche se in linea con le attese. La borsa per il momento mantiene i nervi saldi.

Il dato sull’inflazione italiana di dicembre evidenzia una forte crescita, anche se in linea con le attese. La borsa per il momento mantiene i nervi saldi, c’è invece tensione sui rendimenti dei bond. La pressione sui prezzi e il mutato atteggiamento delle banche centrali, in particolare di quella Usa (oggi alle 20 sono attesi i verbali della riunione del FOMC del 14-15 dicembre), stanno influenzando anche l’andamento dei rendimenti sui titoli di Stato, in netta crescita. Le borse per adesso tengono, anzi restano vicine ai massimi di periodo, ma non hanno ancora superato le resistenze chiave, quindi il rischio di una flessione non si può escludere.

Istat, a dicembre inflazione +3,9%

A dicembre, comunica Istat, la crescita dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, in Italia è stato del 3,9% rispetto al dicembre del 2020, in accelerazione dal +3,7% segnato a novembre. Le attese erano per una crescita del 4,2%. Il dato mese su mese è risultato del +0,4%, poco oltre le attese. Il +3,9% di dicembre è il dato più alto da agosto del 2008, quando l’inflazione era stata del +4,1%.

Inflazione +1,9% nel 2021

La crescita media dei prezzi al consumo nel 2021 è stata dell’1,9%, un valore che si confronta con il -0,2% del 2020. Si tratta dell’aumento maggiore dal 3% del 2012. L’Istat segnala che “la ripresa dell’inflazione è essenzialmente trainata dai Beni energetici”, cresciuti del 14,1%. Al netto degli energetici e degli alimentari freschi i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,8% contro il +0,5% nell’anno precedente. Al netto dei soli energetici la crescita è stata dello 0,7%, come nel 2020.

I prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano a dicembre da +3,7% a +4,0%, quelli dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona passano dal +1,2% di novembre al +2,4%.

Tradotto in euro l’aumento dell’1,9% dei prezzi nel 2021 ha comportato un aumento della spesa per la famiglia “tipo” di 584 euro (Codacons). 

Le banche centrali alzano i tassi

Le banche centrali rispondono a questi aumenti dei prezzi, che non riguardano solo l’Italia ma sono un fenomeno generalizzato, mutando la loro politica monetaria. In Europa la Bank of England ha già operato un primo rialzo dei tassi (+0,25%) e presto, nella prima metà di quest’anno, potrebbe fare la stessa cosa anche la Federal Reserve. La Bce dovrebbe riuscire a rimandare l’appuntamento con il rialzo dei tassi al 2023, o almeno “finché non vedrà l’inflazione raggiungere il 2% ben prima della fine del suo orizzonte di proiezione e in maniera durevole per il resto dell’orizzonte di proiezione”, ma già nel prossimo futuro diminuirà il livello degli acquisti di asset (la Bce cesserà gli acquisti netti di attività nell’ambito del Pepp, a cui ha mantenuto la dotazione totale di 1850 miliardi di euro, alla fine di marzo). 

Salgono i rendimenti dei bond

I rendimenti dei bond si stanno muovendo di conseguenza. Quelli sul Treasury Note a dieci anni sono saliti nelle ultime ore all’1,65%, i livelli che erano stati toccati prima dell’allarme relativo alla variante Omicron, e rischiano di salire ancora.

Quelli sui BTP a 10 anni sono all’1,21%, ai massimi da novembre. In queste ore è in corso il collocamento del nuovo BTP a trent’anni, i dati preliminari parlano di un premio di otto punti base rispetto al BTP di pari scadenza già in circolazione. Sul grafico dei rendimenti è possibile individuare una forte resistenza in area 1,27/1,28%, se questo “tappo” dovesse saltare aumenterebbe il rischio di una nuova accelerazione rialzista verso area 1,70/1,75%.

Il Ftse Mib supera i massimi di novembre

La borsa per adesso conserve i nervi saldi, anzi il Ftse Mib, a differenza del Dax tedesco, si è anche portato al di sopra dei massimi di novembre. Prima di cantare vittoria e parlare di una ripresa duratura del rialzo dopo le incertezze delle ultime settimane sarà tuttavia necessario attendere la rottura proprio da parte del Dax della resistenza di area 16300: solo con il superamento di quei livelli i listini europei dimostrerebbero di essere in grado di salire ancora, indipendentemente dall’andamento dei prezzi al consumo e dei tassi. 

STOXX Banks ad un bivio

Un altro indice da seguire con attenzione in questa fase è quello delle banche: lo STOXX® Europe 600 Banks (EU0009658806) è stato rivitalizzato dall’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato e si è portato su una resistenza chiave, quella dei 152/153 punti. In quell’area si colloca il 61,8% di ritracciamento (Fibonacci) del ribasso dal top di gennaio 2018. Il superamento anche di questo riferimento ricavato dalla successione di Fibonacci permetterebbe di pronosticare il proseguimento dell’ascesa in atto dai minimi di inizio 2020 almeno fino in area 172. Attenzione tuttavia poichè fino a che area 152/153 non sarà saldamente alle spalle resterà valido anche uno scenario ribassista, secondo il quale il rialzo dai minimi del 2020 è da inquadrare come una pausa correttiva della discesa precedente, destinata a riprendere.

(Alessandro Magagnoli)

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