La più grande crisi d’approvvigionamento di petrolio da anni

Secondo l'IEA, l'Intelligence Energy Agency, la crisi dell'approvvigionamento di petrolio a cui stiamo assistendo, è la più grave da decenni. Scopri di più.

Con l’intensificarsi della crisi tra la Russia e l’Ucraina, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha deciso e annunciato il divieto di tutte le importazioni di petrolio greggio e gas naturale dalla Russia negli Stati Uniti, mentre la Gran Bretagna ha annunciato che avrebbe gradualmente smesso di importare petrolio dalla Russia entro fine anno.

Ovviamente queste decisioni non fanno altro che far aumentare ulteriormente i prezzi del greggio, l’aumento del greggio farà aumentare l’inflazione che andrà a colpire Stati Uniti ed Europa. Come ci ha spiegato ieri la nostra collega Imma Duni, l’inflazione è già ai massimi storici da decenni in Italia e in tutto il vecchio continente; la situazione potrebbe diventare ancora più tragica. 

Perché il petrolio russo è così importante?

La Russia è il terzo produttore mondiale di petrolio e il secondo esportatore. Il danno delle sanzioni, dunque, come denunciamo da tempo, non lo pagherà solo la Russia (se mai dovesse davvero pagarlo) ma lo pagheranno anche gli stati sanzionatori. Ovvero chi sta sanzionando la Russia, si sta in pratica auto-sanzionando.

Crisi approvvigionamento di petrolio, chi pagherà il maggior prezzo?

Se anche gli Stati Uniti soffriranno la diminuzione di importazione di petrolio dalla Russia, non subiranno un danno come quello che invece sta subendo e subirà l’Europa che è sempre stata fortemente dipendente dalle importazioni di petrolio e gas naturale dalla Russia. 

Ci si chiede come possa una nazione estera come gli Usa, per quanto alleata, imporre un divieto che farà soprattutto del male ad un altro continente, ovvero l’Europa.

Petrolio: qual è la capacità di riserva OPEC?

Eliminando la Russia da mercato occidentale, la capacità di riserva OPEC risulterà molto limitata

A parte Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, c’è il Venezuela che ha le maggiori riserve petrolifere del mondo, ma l’apparato petrolifero del paese è in rovina, in parte a causa della cattiva gestione del governo, ma anche a causa delle dure sanzioni americane (e anche in questo caso c’entrano gli Stati Uniti). 

Tre milioni di barili al giorno di produzione petrolifera russa sono a rischio a partire proprio dal mese prossimo.

Visti dunque i dati di fatto, si può serenamente affermare che il mercato petrolifero si sta dirigendo verso la “più grande crisi di approvvigionamento degli ultimi decenni”. Siamo davvero certi che valga la pena portare avanti queste sanzioni che invece di penalizzare la Russia, penalizzano tutto l’occidente, soprattutto l’Europa?

Cosa ha affermato l’IEA rispetto all’approvvigionamento del petrolio?

L’IEA ha affermato: “La prospettiva di interruzioni su larga scala della produzione petrolifera russa minaccia di creare uno shock globale dell’offerta petrolifera”, ha affermato la società  nel suo rapporto mensile sul petrolio, aggiungendo che questa potrebbe  “più grande crisi di approvvigionamento degli ultimi decenni”.“Le implicazioni di una potenziale perdita delle esportazioni petrolifere russe sui mercati globali non possono essere sottovalutate”, ha chiosato l’IEA.

La Russia è il terzo produttore di petrolio dopo Stati Uniti e Arabia Saudita. Ma la Russia è il più grande esportatore di petrolio e prodotti al mondo e l’Europa dipende assolutamente dalla Russia per le forniture.

A gennaio 2022, la produzione totale di petrolio della Russia è stata di 11,3 milioni di barili al giorno. Di questi, circa 8 milioni di barili sono stati esportati.

Guardando al futuro, l’IEA ha affermato che 2,5 milioni di barili al giorno di esportazioni sono a rischio. Se le sanzioni dovessero peggiorare, anche le perdite aumenteranno. Se si dovesse raggiungere la pace a breve tra Russia e Ucraina, si potrebbe frenare questa rischiosissima interruzione del mercato petrolifero.

Se si dovesse raggiungere la pace a breve tra Russia e Ucraina, si potrebbe invertire la tendenza dell’aumento del prezzo del petrolio

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha dichiarato finalmente che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato e che è disposto a far diventare l’Ucraina un paese neutrale. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov nel frattempo ha detto alla BBC che c’era “qualche speranza di raggiungere un compromesso”; ci sono buone probabilità, dunque, che i due paesi raggiungano un accordo.

Ma cosa accadrà alle sanzioni ormai emanate dall’Occidente verso la Russia? Saranno eliminate automaticamente? La Russia lo accetterà o ci saranno rappresaglie da parte sua? Teniamo presente che i paesi che hanno emesso sanzioni contro la Russia (compresa l’Italia) sono gli stessi paesi che hanno armato l’Ucraina e Putin ha affermato chiaramente di considerare questo gesto come una dichiarazione di guerra. 

Quindi non possiamo dire attualmente come Putin reagirà anche dopo il raggiungimento dell’eventuale pace tra Russia e Ucraina. 

Petrolio russo: in cosa consistono le sanzioni emanate contro la Russia da parte dell’Occidente?

Finora le sanzioni imposte alla Russia hanno preso di mira istituzioni finanziarie e individui facoltosi, i cosiddetti oligarchi russi. Stati Uniti e  Canada hanno vietato le importazioni di petrolio, mentre il Regno Unito ha affermato che lo farà gradualmente entro fine 2022. In Europa, invece, molte nazioni non hanno dato il via a questa sanzione, data la loro dipendenza dalla Russia per il petrolio e il gas naturale. 

Crisi del Petrolio: prezzo in aumento e impatto su tantissimi settori

Il greggio è salito sopra i 100 dollari per la prima volta dal 2014 alla fine di febbraio, il giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina. I prezzi hanno continuato a salire da quel giorno in poi.

Il greggio West Texas Intermediate , il benchmark petrolifero statunitense, è stato scambiato la scorsa settimana fino a $ 130,50, con il greggio Brent che ha raggiunto quasi $ 140. Martedì invece c’è stato un calo: il WTI è stato scambiato a $ 96,62 al barile, mentre il Brent si è attestato a $ 99,97.

L’aumento del greggio oltre a far aumentare la benzina a livelli che non si vedevano da anni, impatta anche su altri settori. Il petrolio, per esempio, è utilizzato nella  produzione di plastica, ecco perché l’aumento del greggio avrà un impatto su tutti i settori e le industrie. Questo, secondo l’IAE, porterà ad una depressione economica globale.

Oggi i prezzi del petrolio sono ricominciati a salire

Dopo la tregua avvenuta qualche giorno fa, nei prezzi del petrolio, e una reazione positiva dei mercati, oggi i prezzi hanno ricominciato a salire. Negli ultimi sette giorni, infatti, il Brent era sceso al di sotto dei 100 dollari al barile (dopo aver raggiunto i 133 dollari ) e il Wti era sceso a 95 dollari, dopo un massimo di 129 dollari. Entrambi i contratti di riferimento oggi sono saliti del 2%: Brent a 102,1 dollari al barile, il Wti a 98 dollari al barile.

Le Borse hanno chiuso in rosso: Parigi ha perso l’1,6%, Francoforte ha perso l’1,5%, Londra ha perso lo 0,9% e Milano lo 0,7%. 

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