Perché la crisi del mattone in Cina fa paura anche alla Fed?

Perché la crisi del mattone in Cina fa paura alla Fed? L'istituto Usa lancia l'allarme nel Financial Stability Report. L'immobiliare pesa per il 29% sul Pil di Pechino.

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Perché la crisi del mattone in Cina fa paura anche alla Federal Reserve? In settembre tutto il mondo si è trovato a guardare con attenzione al sistema immobiliare di Pechino, dopo che il colosso China Evegrande Group è andato a fondo sulla piazza di Hong Kong. Timori hanno inizialmente contagiato i mercati azionari in Europa e Usa e c'è stato anche chi ha tirato in ballo lo spettro di Lehman Brothers e di una crisi finanziaria sistemica e globale. Economisti e analisti si sono premurati nel dire che il paragone era fuori luogo, che la vicenda sarebbe rimasta confinata in Cina, ma anche la Federal Reserve (Fed) nell'ultima edizione semestrale del suo Financial Stability Report è tornata a lanciare l'allarme.

Dopo Evergrande Kaisa. Crisi mattone in Cina fa paura alla Fed

Nel frattempo a Evergrande si è aggiunta Kaisa Group Holding, altra big del settore il cui titolo è stato sospeso dagli scambi venerdì scorso a Hong Kong (ha perso oltre il 70% da inizio anno, contro il tracollo di quasi l'84% di Evergrande). Kaisa ha seguito lo stesso copione di Evergrande iniziando a non rispettare le scadenze per i rimborsi del suo debito. E secondo quanto riporta Reuters la società avrebbe ammesso di avere bisogno d'aiuto per pagare investitori, dipendenti e fornitori nel corso di un meeting tenuto lunedì a Shenzhen con il Development Research Center of the State Council, altre aziende del settore e istituti di credito. "Chiediamo sinceramente agli investitori di dare a Kaisa Group più tempo e pazienza", ha dichiarato Kaisa dal suo account ufficiale di WeChat.

Da crisi mattone in Cina rischio stagnazione anche globale

Per George Magnus, economista e ricercatore associato presso il China Centre della University of Oxford, è probabile che i problemi di debito che affliggono il settore immobiliare cinese causino un periodo di stagnazione sia per l'economia di Pechino che per quella globale. “Penso che il debito sia davvero il problema più imminente, e penso che possiamo vederlo nel settore immobiliare, che è una sorta di metafora di ciò che sta accadendo nel resto dell'economia tra governi locali e imprese statali", ha notato Magnus, intervistato per il programma della Cnbc Street Signs Europe. "Penso che il mercato immobiliare abbia davvero raggiunto un punto di svolta", ha aggiunto, sottolineando come “la leva che ha sostanzialmente guidato quel mercato e le aziende come Evergrande negli ultimi 10 o 15 anni non credo che sarà lì in futuro".

Mattone vale il 29% del Pil in Cina ma Pechino può gestire crisi

D'altronde, come evidenziava uno studio dello scorso anno di Kenneth Rogoff, docente di Public Policy and Economics ad Harvard, e dell'economia del Fondo monetario internazionale (Fmi) Yuanchen Yang, la stima è che il settore del real estate pesi per circa il 29% del Pil cinese. Non sorprende quindi l'allarme lanciato dalla Fed anche se non tutti lo prendono davvero sul serio. "La preoccupazione della Fed nasce dal rallentamento dell'attività immobiliare in Cina con i grossi gruppi che sono largamente indebitati e alcuni, come Evergrande, sono diversificati in altre aree dell'economia", ha sottolineato Paul Christopher, del Wells Fargo Investment Institute. Tale frenata potrebbe portare disoccupazione, declino dei mercati azionari e deflazione, che potrebbero diffondersi all'estero attraverso gli scambi commerciali perché Pechino ridurrebbe gli acquisti di beni da altri Paesi, ha notato Christopher, secondo quanto riporta la Cnbc. Tuttavia, aggiunge Christopher "il governo cinese ha lottato per anni con un elevato debito societario, è vigile e ha risorse per gestire il settore immobiliare". Per l'economista le autorità di Pechino possono ancora spendere di più per affrontare uno shock deflazionistico, come hanno già fatto in passato. (Raffaele Rovati)