Crollo e rimbalzo... la correzione si allunga

Lunedì scorso abbiamo assistito ad uno dei più significativi temporali ribassisti del 2021 su tutti i mercati occidentali (in Asia Giappone e Cina erano chiusi).

Image

Lunedì scorso abbiamo assistito ad uno dei più significativi temporali ribassisti del 2021 su tutti i mercati occidentali (in Asia Giappone e Cina erano chiusi).

A provocare la tempesta proprio nell’ultimo giorno dell’estate, è stato il catalizzarsi di due paure concomitanti. La prima paura è quella dello scoppio dell’enorme bolla sull’immobiliare cinese, con la possibile resa dei conti del colosso Evergrande, che molti temono dichiari prossimamente il default e scateni un effetto domino paragonabile a quello che avvenne 13 anni fa, quando implose il mercato immobiliare americano e la finanza derivata, costruita sui titoli tossici garantiti dai mutui subprime. Quella crisi portò al fallimento di Lehman Brothers ed altre 2.000 banche locali americane e causò la seconda recessione  di questo secolo, dopo quella della new economy del 2000 e prima di quella portata lo scorso anno dalla Pandemia e rapidamente spenta dalle inondazioni di liquidità delle banche centrali.

La seconda paura riguarda proprio le banche centrali ed è quella che stasera la FED, al termine della riunione quasi mensile del suo FOMC, il comitato dei banchieri guidato da Powell, annunci il tapering, cioè la manovra di riduzione progressiva del getto di liquidità che ogni mese riversa sui mercati per comprare 120 miliardi di $ di titoli di stato del Tesoro USA ed altre obbligazioni. Questa liquidità è la benzina che ha consentito al motore dell’inflazione, messosi in moto da gennaio di quest’anno, di girare a pieno ritmo ed alzare la velocità di aumento dei prezzi in USA fino al 5,2% annuo.

Se si vuole combattere l’inflazione per prima cosa occorre chiudere i rubinetti monetari e se la FED comincia è probabile che la BCE la segua.

Per tutto quest’anno la FED ha sempre negato l’esistenza del problema inflazione, classificandola  come fenomeno transitorio e destinato a spegnersi da solo. Ma gli ultimi mesi hanno mostrato che le strozzature nella catena globale degli approvvigionamenti, causate dalle chiusure dello scorso anno per i lockdown, sono ancora ben presenti e l’offerta di beni e servizi fatica ancora parecchio a soddisfare la domanda, ben sostenuta dalla possibilità di spendere i generosi sussidi elargiti prima da Trump e poi da Biden e finanziati in deficit dagli acquisti del QE FED. Il risultato è un rallentamento del ritmo della ripresa ed una ulteriore persistenza dell’inflazione, sempre più galoppante. E’ perciò cresciuto il numero dei banchieri votanti al FOMC che ritiene adeguata una stretta monetaria immediata per combattere l’inflazione.

Questa sera vedremo se a volere il tapering è la maggioranza dei membri del FOMC oppure se ancora una volta il Presidente Powell, sempre molto generoso con la speculazione rialzista, riuscirà a convincere la maggioranza votante a tergiversare ancora e non fare nulla. Se fosse così assisteremo alla continuazione del “gioco del pollo” tra FED e inflazione, e dovremo attendere chi tra i due cederà prima.

Lo scenario peggiore che i mercati stanno prendendo in considerazione ora con più serietà di qualche giorno fa è che la situazione in Cina precipiti e la FED annunci stasera il tapering. Personalmente ho parecchi dubbi che entrambe le cose possano succedere insieme e subito. Da un lato abbiamo la situazione cinese che potrebbe anche essere portata avanti senza default ancora per un po’. Non tanto per le rassicurazioni dei manager di Evergrande, che assomigliano a quelle che fecero i manager di Lehman Brothers fino al giorno prima del fallimento. La differenza sostanziale è che allora Bush decise di lasciar fallire il colosso bancario per salvarne altri, pensando erroneamente che il sistema sarebbe riuscito a ingoiare il rospo Lehman senza vomitare. Ora invece  è probabile che i governati cinesi intervengano per metterci una pezza, sebbene Evergrande sia solo la punta di un iceberg con tanti altri costruttori in crisi, in grado di causare seri danni al Titanic cinese.

Inoltre in casa FED la partita tra falchi e colombe non è affatto chiusa e le colombe potrebbero proprio fare affidamento sulle turbolenze cinesi e sul rallentamento della crescita in USA per ottenere anche questa volta il rinvio del tapering.

Ce n’è abbastanza per parlare di mercati nervosi e preoccupati, ma non ancora nel panico.

Ecco perché dopo la crisi di nervi di lunedì è seguito un discreto rimbalzo ieri in Europa (Eurostoxx50 +1,33% dopo il -2,11% di lunedì). Inizialmente anche a Wall Street, dove l’indice principale SP500 nella prima parte della seduta è riuscito ad estende il recupero avviato nell’ultima ora di lunedì scorso ed è arrivato a sfiorare quota 4.400. Però nella seconda parte della seduta i venditori sono tornati al centro della scena e la chiusura è stata lievemente negativa (-0,08%) a quota 4.354.. 

Se oggi dalla Cina verrà una dimostrazione di nervi saldi e se la FED si manterrà in attesa, è possibile che anche stavolta il mini crollo di fine estate sia una buy opportunity, come dicono a Wall Street.

Però l’evoluzione al momento più probabile è che questo rimbalzo sia l’onda B (rialzista) del movimento correttivo e debba essere seguito dall’onda C (ribassista ed impulsiva) che dovrebbe chiudere la correzione su livelli ben più bassi degli attuali (dalle parti di 4.230-4.250 di SP500).