Crypto-brividi sui mercati

La pioggia di vendite che ha colpito gli indici americani nella seconda parte della seduta di martedì ha preparato l’arrivo del temporale, che ieri si è esteso ai mercati europei ed ha provocato un profondo gap ribassista per tutti gli indici americani all’apertura di Wall Street.

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La pioggia di vendite che ha colpito gli indici americani nella seconda parte della seduta di martedì ha preparato l’arrivo del temporale, che ieri si è esteso ai mercati europei ed ha provocato un profondo gap ribassista per tutti gli indici americani all’apertura di Wall Street.

Nel commento di ieri avevo indicato che il calo finale degli indici USA nella seduta di martedì non aveva apparenti motivazioni. Quando succede che il mercato si muove senza motivi non significa che è improvvisamente impazzito, ma il più delle volte significa che i motivi non sono ancora noti.

Ed infatti i motivi sono arrivati ieri e da varie parti, con un attacco concentrico di varie autorità monetarie al Bitcoin ed alle criptovalute.

A cominciare dal mattino, con la banca centrale cinese che ha pubblicato un avvertimento da parte di 3 associazioni di intermediari finanziari che, avvisando sui rischi di fluttuazioni selvagge delle criptovalute, hanno ammonito i loro aderenti a non effettuare o finanziare attività di scambio tra moneta legale e criptovalute, poiché in Cina potrebbero essere accusati di reato.

E’ la prima, anche se indiretta, dichiarazione di guerra di una banca centrale al mondo delle criptovalute. Non è un caso che sia stata quella cinese a fare la prima mossa ostile, dato che qualche giorno fa la Cina ha varato la prima sperimentazione ufficiale di moneta sovrana digitale, il nuovo e-Yuan, basato su BlockChain controllata dallo Stato e destinato in futuro a soppiantare l’emissione cartacea di moneta legale cinese.

Progetti simili sono allo studio delle altre banche centrali, ma i cinesi, come spesso succede, sono più avanti degli altri. 

Il Bitcoin era già in difficoltà da qualche giorno a causa delle dichiarazioni estemporanee di Musk sul Bitcoin nemico del pianeta e dell’annuncio della sperimentazione del e-Yuan. Si trovava a lottare per non cedere il supporto dell’area compresa tra i 44.000 e i 42.000 $. Il cedimento di quest’area avrebbe rafforzato il completamento di un ampio testa e spalle ribassista, avvenuto domenica 16 (il mercato Bitcoin è sempre aperto), ed avente un obiettivo sotto quota 30.000 $. Cioè, come avevo accennato nel commento mattutino di martedì, quasi 15.000 $ più in basso.

Ebbene, tanto per avere un’idea di quanto devastante possa essere la volatilità sul Bitcoin, la notizia cinese lo ha trascinato sotto i 40.000 $ e, quando nel pomeriggio si è messa anche la BCE a picchiare il Bitcoin, avvisando sui rischi per chi usa il Bitcoin che, per bocca del vice-presidente BCE De Guindos, “ha fondamentali poco consistenti”, si sono rotte le ultime dighe e la criptovaluta più famosa del mondo ha raggiunto assai velocemente il minimo di 30.200 $ poco dopo le ore 15 europee. Obiettivo ribassista raggiunto in un giorno solo, con perdita di giornata provvisoria del 30%!!  

Ma non è stato solo il Bitcoin ad essere preso di mira dalle vendite. Ieri sera, mentre il Bitcoin  aveva recuperato quota 39.000$ e limitava i danni di giornata a circa -10%, faceva impressione scorrere il resto della lista delle principali criptovalute, dove quelle che perdevano di meno accusavano un calo di giornata del -20%.

Una simile bufera non poteva lasciare indifferenti i mercati azionari, già solo per il fatto che un crollo così significativo su asset certo non convenzionali, ma ormai abbastanza presenti in via indiretta nella finanza di Serie A, tramite fondi ed ETF, può causare effetti a cascata e fallimenti di operatori e istituzionali.

Così alla fine della seduta europea tutti i principali listini azionari accusavano cali piuttosto pesanti. Per l’Europa cito il solo Eurostoxx50 (-1,71%), che è tornato a testare nuovamente la media mobile a 50 sedute, come fece venerdì scorso. Anche ieri l’ha tenuta, ma con fatica.

Wall Street ha iniziato le contrattazioni con cali pesanti, che hanno aperto gap ribassisti molto evidenti. SP500 ha aperto a 4.098, con una trentina di punti di gap ribassista sul giorno precedente, ed è subito scivolata sotto la media mobile esponenziale a 50 sedute, fino a fermarsi a 4.061, a soli 4 punti dal minimo di mercoledì 12 maggio. 

Però, come spesso accade in USA, quando tutto sembra quasi perduto, arriva la cavalleria dei compratori a risollevare le sorti. Quel supporto ha tenuto ed è partito il rimbalzo, che ha riportato abbastanza in fretta l’indice di nuovo sopra la media mobile, che passava ieri da 4.081. Un po’ di incertezza tra le 19,30 e le 21, poi il rally dell’ultima ora è andato a recuperare quasi tutto, chiudendo sui massimi di seduta a 4.116 (-0,29%), cioè nulla rispetto al -1,6% che l’indice perdeva poche ore prima, sui minimi di seduta.

A dimostrazione della coralità del recupero, il Nasdaq100 è riuscito addirittura a finire in positivo (+0,15%).

Possiamo dire la classica frase “scampato pericolo”, ma da qui ad ipotizzare che sia tornato il sereno ce ne vuole. Occorre che il rimbalzo di ieri sia subito esteso oggi stesso e che si torni abbastanza in fretta al test di 4.183, cioè il massimo di venerdì scorso. Solo il superamento di quel livello ci dirà che l’onda correttiva (iv) è finita e che siamo entrati nell’onda (v), che ci dovrebbe portare ben al di sopra degli attuali massimi storici. Altrimenti il nervosismo è destinato a durare.

Insomma: di lavoro da fare, per i rialzisti, ce n’è ancora molto.