Dopo l'inflazione, il mercato USA teme la recessione

Continua la deriva di Wall Street. Mercoledì sera l'S&P 500 (-1.65%) ha confermato in chiusura i nuovi minimi, sotto 4.000 punti.

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Continua la deriva di Wall Street. Mercoledì sera l'S&P 500 (-1.65%) ha confermato in chiusura i nuovi minimi, sotto 4.000 punti. Dalla chiusura del 29 Marzo, meno quindi di un mese fa, il calo è del 15% abbondante. Peggio ha fatto il Nasdaq 100 (-3.06%) che nello stesso periodo ha ceduto un 21%. Le  growth stocks continuano ad essere nell'occhio del ciclone, con liquidazioni selvagge dei titoli tecnologici ad alti multipli. Ormai le sovrapposizioni del grafico del fondo ARKK Innovation con quelle del Nasdaq del 2000 si sprecano. Su quel tipo di trade ormai la capitulation è totale.

Al marasma generale si è aggiunto anche quello personale delle criptovalute, con il disallineamento delle stablecoins che alimenta liquidazioni nei nomi più importanti. La percezione che si possa perdere anche sugli asset parcheggio del settore è un duro colpo per la credibilità dell'area cripto. Le implicazioni dirette sono trascurabili, ma certo un effetto wealth negativo e uno di domanda di safe assets da parte di chi esce dalle cripto.

La novità degli ultimi giorni è che la fase di risk aversion, nel diventare più violenta, è diventata anche di tipo più tradizionale. Se prima l'azionario scendeva insieme ai bond, mentre le commodities e i tassi reali salivano, a indicare un timore di stagflazione, ora i bond e i tassi reali hanno invertito la tendenza, e le commodities faticano (quelle più cicliche scendono da un po').

In altre parole, il mercato sta iniziando a temere una recessione classica. Non è che ci si possa stupire più di tanto. Siamo in una fase in cui il picco della crescita è ormai alle spalle, abbiamo una crisi geopolitica (guerra) in atto, e potenziali seri problemi in Cina. E la FED ha scelto proprio questo momento per dichiarare guerra all'inflazione e praticare il tightening più brusco da decenni. Nel 2018 un crollo analogo è stato sufficiente a far tornare la FED a più miti consigli. Ma in quel caso l'inflazione era bassa. Ora no e quindi l'impressione è che l'ennesimo U-turn, se ci sarà, richiederà stress maggiore.

Ovviamente stanotte in Asia il crash degli USA è riverberato, con tutti gli indici a mostrare cali, tra il significativo e il disastroso (-4.8% per il "manifatturiero" Vietnam). In questo contesto si sono distinte le "A" shares cinesi, calate solo moderatamente. Questo si deve probabilmente al miglioramento del quadro Covid, e al fatto che Shanghai è più avanti nella correzione e gode del supporto delle autorità.

L'azionario europeo aveva un bel catch up da fare con la debolezza di Wall Street ieri sera e così gli indici hanno aperto belli pesanti. Resta peraltro evidente anche oggi la capacità dell'azionario continentale di outperformare gli USA, una cosa rara in una fase di mercato negativa. Del resto è evidente dov'è l'epicentro della crisi in questa fase. Tra l'altro i futures USA hanno rapidamente accumulato ulteriori cali, ancora con Nasdaq a guidare il movimento. Anche in Europa la dinamica dei tassi è completamente cambiata e i rendimenti scendono, in simpatia con quelli USA. Il Bund vede il rendimento calare a doppia cifra, ma la cosa sorprendente è che il BTP, in una giornata di sonante risk off, fa ancora meglio, con lo spread in ulteriore calo. L'asta oggi (3, 7 e 30 anni per totali 6.75 bln) ha visto buona domanda con l'ammontare assorbito come se niente fosse. Eppure, fino a venerdì scorso sembrava che nulla potesse arrestare la caduta del decennale italiano.  E invece i rendimenti sono calati di oltre 30 bps in 4 sedute.

Movimenti molto interessanti anche sul fronte valute. Sospinto dalla risk aversion,  il  Dollaro ha frantumato 1.05 vs € giungendo agevolmente sotto 1.04. A 1.034 c'è il minimo del 2017oltre il quale andiamo al 2002 per avere livelli inferiori. Viceversa, lo yen, che era spinto al ribasso dalla necessità della Bank of Japan di contenere i rialzi dei rendimenti con acquisti di bonds, è rimbalzato violentemente contro dollaro, ora che questi flussi si sono arrestati. Il risultato è che il cross €/Yen oggi cede il 2.8%.

Nel primo pomeriggio negli USA era di scena il PPI di aprile. Il report è uscito più o meno in linea con le attese, e gli effetti base si vedono nei dati anno su anno.

I sussidi di disoccupazione sono saliti marginalmente ma restano su livelli storicamente molto bassi.

Wall Street è partita in buon ribasso, ha tentato un rimbalzo che ha visto gli indici passare temporaneamente in positivo, e poi, secondo l'uso recente, è andata a fare nuovi minimi. Le borse europee hanno chiuso quando il ribasso non si era ancora dispiegato appieno e ciò gli consente di limitare le perdite. Ma in ogni caso la loro outperformance resta sensazionale Dall'inizio del secondo trimestre Eurostoxx 50 e Dax perdono rispettivamente la metà e poco più di un terzo dell'S&P 500. Detto del Dollaro e dei rendimenti, le commodities sono in ordine sparso, con i metalli industriali e preziosi in forte calo, petrolio stabile, Gas in rialzo e Commodity agricole anche, con il grano a tirare la volata.

Al momento l'S&P 500 non tiene nemmeno quota 3900. Un altro punto scarso di discesa lo farà entrare in un bear market, nel senso che il calo dal massimo segnato a inizio anno sarà superiore al 20%. Sui livelli di washout del mercato mi sono già espresso ieri. Ora, non ho certo fatto un mistero dei rischi che sta correndo la FED con la sua stance iper aggressiva, in un contesto così incerto come quello attuale. Detto questo, mi pare che nel breve, negli USA stiamo un po' esagerando. Conviene forse, a questo punto, concentrarsi un po' di più su tutte quelle cose che si dicevano un mese fa per giustificare il recupero del mercato: la disoccupazione bassa e la domanda forte di lavoro. L'ammontare di risparmi in mano ai consumatori. Il livello ancora relativamente alto di attività economica e l'accelerazione nei servizi causata dall'uscita dal covid. Questo non per dire che siamo ben messi, ma solo per osservare che andare a prezzare una recessione in tempi così brevi, con ancora questi numeri pare esagerato.

Quanto al livello di wash out del mercato, come osservato ieri, è di quelli che solitamente precedono rimbalzi significativi. Come abbiamo visto in Europa post invasione. E più recentemente sul BTP. Secondo me siamo su livelli da comprare.