Gli earning del Big Tech sostengono Wall Street

Martedì sera l'S&P 500 ha chiuso con un nuovo record (e nona seduta positiva su 10, di cui l'unica discesa è un -0.11%).

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Martedì sera l'S&P 500 ha chiuso con un nuovo record (e nona seduta positiva su 10, di cui l'unica discesa è un -0.11%). Però la chiusura (+0.18%)  è  avvenuta sotto il livello di apertura, e significativamente sotto i massimi di seduta, e la candela disegnata sembra una "shooting star", segnale  di inversione di breve. Leggermente meglio il  Nasdaq 100 (+0.29%) che ha però seguito il destino di Tesla (alle 17 italiane guadagnava l'1.25%) e mostra un quadro tecnico di breve analogo. Vedremo se in chiusura questi segnali saranno validati da un calo.

La seduta asiatica è stata caratterizzata ancora da un China Complex bello pesante, con Hong Kong, HSCEI e Shenzen in calo in media di un punto e mezzo e Shanghai solo poco meglio. Il newsflow continua ad essere bruttino:

  • Ieri China Telecom si è  vista cancellare il permesso di esercitare in US da parte della Commissione Federale per le Comunicazioni.  Un monito che certe questioni non sono andate via.
  • In alcune parti del paese stanno razionando il gasolio da autotrasporto alla pompa, non proprio una ricetta per la crescita.
  • Il regulator minaccia ulteriore repressione delle  speculazioni sul carbone, come se il rally non dipendesse dalla scarsità.  Queste sono le scorte in US. In Cina il 75/80% della corrente arriva dal carbone.
  • Su immobiliare, le  autorità hanno invitato il  patron di Evergrande a pagare di tasca sua i bonds in scadenza, figuriamoci. Per ricco che possa essere, può  solo ritardare il fato.
  • Gli industrial profits cinesi di settembre sono saliti del 16.3% anno su anno.  Questa serie è ben correlata col PPI (prezzi alla produzione) che sono sulla luna.

Delle  altre borse, Taiwan e Seul hanno progredito marginalmente e Tokyo è rimasta invariata, ma Mumbai, Seul e Jakarta sono andati dietro al  China Complex.

L'apertura europea  ha visto gli indici prendere spunto dalla debolezza  asiatica e scontare la discesa finale di Wall Street. Così  le borse hanno preso la  via del  ribasso, salvo poi rimbalzare un po' e inserirsi in un laterale nervoso. I sommovimenti più  forti ci sono stati sul fronte tassi, con i bonds in generalizzato  rialzo, con una tendenza delle curve ad appiattirsi. Naturalmente le banche hanno gradito pochissimo, zavorrate in Eu dall'accoglienza orrida alla trimestrale di Deutsche Bank, colpevole di aver guadagnato poco sul settore bonds, avendo tagliato 2 anni fa quello equity, dove i competitors hanno fatto faville con l'origination.

Sul  fronte cambi € instabile, Yen in rialzo e Sterlina in calo.

Sul fronte macro la Consumer Confidence tedesca di Ottobre ha sorpreso in positivo (+0.9 da prec +0.4 e vs stima  per -0.5) e quella francese invece ha marginalmente deluso (99 da 101 e vs stime per 101). Poca roba comunque.

Nel pomeriggio in US dati "minori".

  • Il Good trade deficit di Settembre è risultato assai più elevato delle attese, a causa di un forte calo delle esportazioni (-4.7%) a fronte del quale l'import è salito dello 0.5%. Con questi numeri le stime del GDP del terzo trimestre verranno abbassate di brutto. Il modello GDP Now della Fed di Atlanta proietta ora un +0.2%. Un po' preoccupante, anche se è un modello non disegnato per i tempi di Covid.
  • I durable goods preliminari di Settembre per conto hanno sorpreso in positivo dando un buon segnale sul capex.

I futures USA si erano trascinati in mattinata alla stregua di quelli EU, ma all'apertura di Wall Street le  accoglienze euforiche alla trimestrale di Google e Microsoft hanno tirato sul Nasdaq e dato un po' una scossa al sentiment. D'altronde si tratta in aggregato del 18% della capitalizzazione dell'indice tech, e stasera arrivano Apple (11% dell'Indice) e Amazon (7.5%) per cui prepariamoci ad altri fuochi artificiali in un senso o nell'altro.

Sta di fatto che Google,  Microsoft e Tesla, al momento in media +4%,  mascherano una situazione di generale debolezza  per indici e settori (col Russell 2000 Small Cap che cede oltre l'1%) e con accoglienze assai più  tiepide per altre trimestrali non drammatiche come Twitter, Deutsche bank, Texas instruments, Finserv etc tutte giù del 10% più  o meno. Personalmente sono stupito che il mercato non ceda almeno un po'.

L'S&P 500 si è inserito in un laterale a cavalcioni della parità.

A metà pomeriggio la Bank of Canada ha shoccato il mercato, annunciando la fine del suo programma di acquisti e segnalando un possibile rialzo dei tassi già nella prima metà  del 2022. La mossa ha colto di sorpresa gli investitori causando un balzo di 18 bps del  2 anni canadese (con impatto su quello USA in simpatia) e un rafforzamento del Dollaro Canadese. Food for thought per le altre banche centrali, Fed in testa.

Questo ha in generale aumentato la  tendenza delle curve ad appiattirsi ,  con  diffusi e bruschi cali dei rendimenti sulle parti lunghe che hanno lasciato attoniti gli operatori, in un periodo caratterizzato da pressioni sui prezzi così forti. Personalmente osservo che il positioning sui treasury era molto scarico (come si nota in questa slide presa dalla Fund manafger Survey di Bank of America). Anche la Survey di Deutsche Bank ha rilevato la stessa cosa. Tutto per  ottimi motivi, ma il rischio di uno short squeeze era elevato.

Considerando che i breakeven inflation si sono presi una pausa, ma non sono particolarmente scesi, il calo dei rendimenti nominali sulle curve ha portato ad un uguale calo  di quelli reali, che hanno segnato nuovi minimi, cosa che spiega un po' la resilience dell'azionario.

La chiusura dell'azionario Eu vede gli indici in moderato calo, con ciclici, banche e risorse naturali a guidare i ribassi, e ovviamente difensivi e rate sensitive come le  utilities in spolvero. Il  calo robusto dei tassi lascia le divise in ordine sparso, con lo Yen in rialzo (li c'è lo yield control e i tassi non si muovono) e la sterlina debole perchè i rendimenti correggono di più. Le Commodities vedono generali prese di beneficio, tranne le agricole, e l'oro, che si gode i tassi reali in crollo. Vedremo dove chiuderà  Wall Street e che direzione daranno poi Amazon e Apple.

Venendo al meeting ECB di domani, non sono previste modifiche alle misure, e non ve ne saranno. Alla Lagarde competerà di commentare l'aumento delle attese di inflazione e i rialzi prezzati dalla curva EU in antitesi con la  guidance.  Christine cercherà di fermare sul nascere la tendenza della curva a fattorizzare rialzi dei tassi. In effetti ormai la strip  prezza tassi quasi a zero nel giro di 24 mesi (45 bps di rialzi) salvo poi correggere un po' i 12 mesi successivi a indicare che la Banca Centrale dovrà tornare ad abbassarli (vedi grafico, nel quale si vede bene il repricing fatto negli ultimi 30 giorni).

Come cercherà, la Lagarde, di ottenere questo risultato? Principalmente confermando che il Governing Council considera largamente temporanea la fase inflattiva in atto e ritiene che reagire a movimenti temporanei dei prezzi sarebbe un errore. Christine sosterrà che l'economia EU sta continuando a riprendersi, ma vi sono rischi derivanti dall'impatto di possibili  ripartenze del Covid,  del rallentamento cinese e della crisi energetica. Per cui un inasprimento della stance monetaria è da evitare. Detta così, sembra facile. Ma la verità è che gli strumenti di mercato stanno prezzando un tipo di inflazione sempre più  persistente, e i rialzi dei prezzi sembrano destinati a continuare per buona parte del 2022 almeno.

Un altra questione da trattare è la  scadenza del PEPP a Marzo. La decisione su questa faccenda è  prevista per Dicembre, ma domani potrebbe essere data qualche indicazione su cosa lo sostituirà (oppure se continuerà, che sarebbe dovish).

In generale un compito non scevro di insidie per la Lagarde, in particolare con le curve dei tassi che si contorcono. In bocca al lupo.