La nuova settimana è partita con una seduta nel segno della debolezza per le utility ch sono scese in controtendenza sul Ftse Mib.
Utility in calo sul Ftse Mib: sale solo Enel
L’unica eccezione positiva è stata quella di Enel che ha guadagnato terreno e ha chiuso gli scambi in salita dell’1,59%, mentre Terna ha riportato un frazionale calo dello 0,14%, ma è andata ancora peggio a Italgas ed Hera che sono scesi dello 0,5% e dello 0,86%.
A pagare il conto più salato sono state Snam e A2A che hanno riportato una flessione rispettivamente dell’1,03% e dell’1,11%.
Utility frenate dal calo dei BTP: corre il tasso decennale
A pesare sull’andamento odierno delle utility sono state le indicazioni poco incoraggianti arrivate dal mercato obbligazionario.
Lo Spread BTP-Bund si è ristretto, riportando un calo dello 0,88% a 158,5 punti base, mentre i BTP sono stati venduti, con conseguente aumento dei tassi che hanno visto il decennale chiudere in rally del 3,33% all’1,957%. L’attenzione sulle utility intanto è rimasta alta sulla scia di alcune indicazioni di stampa.
Utility: focus sull’emergenza siccità
Il Sole 24 Ore ha riportato un articolo sulle condizioni dell’idroelettrico in Italia che verte in difficoltà, considerando l’assenza di riserve di neve anche in alta quota e mancanza di precipitazioni negli ultimi mesi.
Secondo il quotidiano, gli operatori del settore starebbero chiedendo lo stato di calamità naturale, considerando la mancanza idrica che in alcuni casi raggiunge l’80%-90%.
Il riconoscimento dello status consentirebbe la sospensione delle rate sui debiti dei canoni di concessione.
Utility: Enel è la più esposta al settore idrico
Gli analisti di Equita SIM evidenziano che tra le società più esposte al settore idrico in Italia troviamo:
A2A con circa 4TWh di produzioni coperte al 60% circa a 65€/MWh
IREN con circa 1.3TWh di produzioni idro coperte all’85% a circa 94€/MWh
ENEL con circa 17.2TWh in Italia e 6.1TWh in Spagna coperte per circa l’85% a prezzi tra 60-65€/MWh.
Utility: gli impatti dell’emergenza siccità sulle società
L’impatto per le società, spiegano gli esperti, è in termini di minore marginalità realizzata sulle vendite, considerati i maggiori rendimenti delle produzioni idroelettriche, ma potrebbe anche essere superiore nel caso in cui il minor output fosse maggiore delle quantità non coperte da contratti di vendita forward.
Questa condizione, infatti, richiederebbe alle società energetiche, di acquistare in Borsa le produzioni mancanti per servire i contratti chiusi, ai prezzi elevati durante questo scenario geopolitco.
Il delta produzioni sarà effettivamente noto nel secondo trimestre dell’anno. Il primo trimestre, infatti, non è quello di maggior contribuzione, considerate le riserve idriche ferme stock (neve e ghiaccio).
Enel la più impatta in caso di carenza idrica del 40% nel 2022
Secondo Equita SIM, è da verificare, inoltre, quanto le minori produzioni, saranno compensate da capacity payment (introdotto quest’anno), MSD e maggiori profitti sul fronte WTE.
Nel caso in cui la carenza idrica fosse del 40% nel 2022, l’impatto potenziale, assumendo sia l’effetto delle minori produzioni, sia della componente acquisto in Borsa per coprire i contratti chiusi ad un prezzo spot di 200 €/MWh, potrebbe valere sull’Ebitda: il 5% per A2A, il 5,5% per Iren e il 6,5% per Enel.