Tra le blue chip che oggi si sono mosse con più vivacità rispetto al Ftse Mib troviamo anche ENI che, dopo aver perso inizialmente terreno, ha recuperato posizioni ed è passato in positivo.
ENI chiude in rialzo
Il titolo, dopo aver ceduto quasi un punto percentuale ieri, ha chiuso gli scambi in salita oggi, fermandosi a 13,087 euro, con un rialzo dello 0,74% e oltre 11,5 milioni di azioni passate di mano, rispetto alla media degli ultimi 30 giorni pari a circa 12 milioni.
ENI sostenuto dall'andamento del petrolio
ENI, al pari degli altri protagonisti del settore oil, ha mostrato più forza del Ftse Mib, beneficiando dell'andamento positivo del petrolio.
Dopo il calo di ieri, l'oro nero risale la china e si presenta ora a 72,45 dollari, con un progresso dell'1,02%.
ENI: rumor sull'acquisizione di Neptune Energy
Intanto, a mantenere alta l'attenzione su ENI sono anche alcune indiscrezioni di stampa.
Secondo quanto riportato da Reuters, la società del cane a sei zampe sarebbe entrata in una nuova fase di discussioni circa l’acquisizione di Neptune Energy, che rimarrebbe nel range di circa 5-6 miliardi di dollari.
Le prime indiscrezioni sull’interesse di ENI su Neptune Energy erano apparse a fine 2022. Neptune Energy è stata fondata nel 2015 da Sam Laidlaw, ex CEO di Centrica, ed è un operatore upstream focalizzato sul gas.
La società è di proprietà di CIC al 49%, di The Carlyle Group per il 30,6% e di CVC per il 20,4%.
Le principali aree geografiche di produzione sono: Norvegia (35%), Indonesia (16%), Paesi Bassi (16%), Germania (14%), Regno Unito (12%), Algeria ed Egitto (7%).
La strategia di Neptune Energy è incentrata su produzioni a basse emissioni di carbonio con hub energetici integrati.
Quanto ai principali indicatori registrati nel 2022, si segnala un utile netto di 924 milioni di dollari, una produzione di 135mila barili di petrolio equivalenti al giorno, un free cash flow di 1,7 miliardi e un debito netto di 1,691 miliardi di dollari.
ENI: per Equita SIM l'operazione ha risvolti positivi
Gli analisti di Equita SIM ritengono che l’operazione potrebbe avere più risvolti positivi che negativi.
In primis, l’eventuale acquisizione consentirebbe ad ENI di espandere la quota gas nel proprio portafoglio upstream.
Il target di ENI mira ad incrementare il peso del gas a oltre il 90% della produzione entro il 2050.
Circa il 75% della produzione di Neptune Energy proviene da gas naturale in regioni in cui ENI è già presente e potrebbe mostrare sinergie produttive e distributive per l’Italia/l’Europa.
L'equilibrio di bilancio di ENI resterebbe solido. Per il gruppo italiano, Neptune Energy rappresenterebbe circa l’8% della produzione upstream e il 14% dell'EBITDA 2022.
Gli analisti di Equita SIM calcolano che l’acquisizione potrebbe avere un effetto accrescitivo dell'utile per azione 2024 di ENI a una singola cifra alta.
L’acquisizione di Neptune Energy andrebbe contro la tendenza dell’industria. Da quando hanno fissato gli obiettivi di decarbonizzazione, le major oil europee sono state più propense a vendere asset upstream tradizionali, piuttosto che ad acquistarli, per favorire i programmi di buyback o le acquisizioni nel low carb.
Neptune Energy ha progetti low carb. ma solo in fase iniziale nell'elettrificazione, CCS, idrogeno, litio e geotermia.
ENI: la strategia di Equita SIM
Equita SIM evidenzia che se fossero confermati i valori indicati per l’acquisizione, i multipli risulterebbero attraenti.
In attesa di novità, gli analisti mantengono una view positiva su ENI, con una raccomandazione "buy" e un prezzo obiettivo a 19,5 euro.