ENI in positivo; focus su due temi chiave. Che fare ora?

ENI sotto la lente sulla scia di alcune indicazioni di stampa e di uno studio presentato a Cernobbio.

Anche la seduta odierna si è conclusa in positivo per ENI che, dopo aver guadagnato quasi due punti percentuali venerdì scorso, ha terminato gli scambi in luce verde anche oggi.

ENI chiude ancora in rialzo

Il titolo si è presentato al close a 14,602 euro, con un vantaggio dello 0,44% e poco meno di 8 milioni di azioni scambiate, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a oltre 11 milioni.

ENI oggi ha chiuso in lieve rialzo sulla scia dell’intonazione leggermente positiva del petrolio che al momento si presenta a 85,9 dollari, con un vantaggio dello 0,4%.

ENI in trattativa per cessione quota Plenitude

Il titolo intanto è finito sotto la lente sulla scia di alcune indicazioni di stampa: secondo un articolo del Corriere economia, che fa seguito alle notizie apparse la settimana scorsa sulle agenzie di stampa, ENI sarebbe in trattativa con EIP per la cessione di una quota del 10%-15% di Plenitude.

L’offerta EIP potrebbe attestarsi intorno al miliardo di euro, mentre l’obiettivo successivo di quotazione, vale a dire l’IPO, sarebbe centrato sul 2024.

Equita SIM ricorda che nel 2022 Plenitude aveva generato un EBITDA superiore a 600 milioni di euro, nonostante il contesto sfidante, con un obiettivo 2023 a 800 milioni di euro e 2026 a 1,8 miliardi di euro.

Il modello satellitare di ENI prevede la creazione di entità indipendenti, come Plenitude e Sustainable Mobility, e che possono essere valorizzate tramite cessioni di quote di minoranza liberando risorse per accelerare la transizione energetica.

I “satelliti” includono attività e investimenti low carbon che avrebbero valorizzazioni superiori a quelli di ENI e che permetterebbero l’ingresso di investitori a cui è preclusa la partecipazione nel settore oil & gas.

Gli analisti di Equita SIM ritengono, quindi, che il processo di valorizzazione, se realizzato, possa essere un catalizzatore positivo sul titolo.

ENI: focus su progetto CCS a Ravenna

Intanto, secondo uno studio The-European House-Ambrosetti presentato a Cernobbio, il progetto di CCS a Ravenna rappresenterà una leva importante per la decarbonizzazione delle industrie italiane hard to abate nel nord Italia.

Il mercato europeo avrebbe un potenziale di 60 miliardi di euro al 2050, mentre quello mondiale pari a 392 miliardi di euro.

L’hub di Ravenna permetterà di stoccare entro il 2050 circa 300 milioni di tonnellate di CO2, quattro volte le emissioni annuali della Regione Lombardia, permettendo di sostenere la competitività di settori industriali che complessivamente generano 19 miliardi di euro di valore aggiunto.

L’avvio della fase 1 è previsto nei primi mesi del 2024, mentre la fase 2 scatterà entro il 2026 con una capacità di stoccaggio da 4 MTPA al 2030 per poi incrementarsi a 16 MTPA.

Gli analisti di Equita SIM ritengono che i progetti CCS sono uno dei vantaggi competitivi delle compagnie oil, e in particolare di ENI, nel percorso di transizione energetica per il settore hard-to-abate.

Non solo sfruttano i giacimenti esausti, ma beneficiano dei prezzi crescenti della CO2.

Confermata la view bullish di Equita SIM che oggi ha ribadito il rating “buy” su ENI, con un prezzo obiettivo a 19,5 euro.

Davide Pantaleo
Davide Pantaleo
Davide Pantaleo da quasi un ventennio si occupa di Borsa e Finanza. Dopo aver svolto per diversi anni l'attività di promotore finanziario in Italia e all'estero, nel 2005 entra nel team di Trend-online con l'incarico di redattore.
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