Eni, rialzo terminato?

Perde colpi la volata rialzista dei prezzi del greggio, ecco le cause alla base di questa frenata. Eni potrebbe subire anche lei uno stop del rialzo?

Eni è in moderato guadagno oggi (+0,12% circa a 13,20 euro) ma si muove per adesso all’interno dell’intervallo disegnato nella seduta di lunedì. Fino a che i prezzi rimarranno al di sotto del picco di ieri a 13,42 euro il rimbalzo odierno non sarà particolarmente significativo da un punto di vista grafico. 

Prima di passare allo studio grafico di Eni, che è alla base della domanda che ci poniamo nel titolo, ovvero se il rialzo intrapreso dai minimi di fine novembre rischia di essere arrivato, almeno temporaneamente, a fine corsa, gettiamo uno sguardo alla situazione del mercato del petrolio, dal quale dipende in buona sostanza l’andamento del titolo. 

Petrolio in rapido calo, ecco le cause

Nelle ultime ore le quotazioni di Brent e Wti sono risultati in calo del 2% circa: Usa e Iran potrebbero tornare a parlare del nucleare, con l’Iran che avrebbe la possibilità di tornare ad esportare il suo greggio, facendo salire l’offerta globale. L’amministrazione Biden ha reintrodotto alcune deroghe che permettono alle imprese europee, russe, cinesi di lavorare al programma nucleare civile iraniano, un primo passo per convincere l’Iran ad accettare in tempi brevi l’accordo. 

Una aumento delle esportazioni iraniane potrebbe compensare l’atteggiamento molto prudente dimostrato dall’Opec+ anche con l’ultimo incontro. Negli ultimi mesi, ad ogni revisione dei livelli di offerta, i rubinetti sono stati aperti con cautela, al ritmo di altri 400.000 barili al giorno, e questo è stato confermato anche a gennaio per il mese di marzo, nonostante le quotazioni del petrolio stazionino ormai attorno ai 90 dollari.

Una riduzione delle tensioni tra Russia e Ucraina potrebbe invece lavorare in favore di un ridimensionamento dei costi dell’energia, petrolio incluso.

Ad influenzare negativamente il prezzo del greggio contribuiscono anche i timori di un rallentamento dell’economia a livello mondiale. Il Fmi ha tagliato recentemente le proprie stime sulla crescita dell’economia mondiale per il 2022 portandole al +4,4% dal 4,9% delle previsioni di ottobre, un deciso rallentamento dopo il +5,9% del 2021. Nel 2023 la crescita è attesa al 3,8%, un miglioramento dello 0,2% sulla stima precedente.

Gli Etf su Brent e Wti sono su una forte resistenza

I due Etf di riferimento per il petrolio, quello sul Brent (JE00B78CGV99) e quello sul Wti (GB00B15KXV33) sfiorano oggi entrambi il 2% e si trovano su una resistenza chiave, il lato alto del canale crescente disegnato dai minimi di novembre 2020. Un canale è costituito da una coppia di linee parallele che contiene l’andamento dei prezzi per un certo periodo.

Il superamento del suo limite superiore è un segnale di forza notevole, in quanto implica una accelerazione del tasso di crescita evidenziato dai prezzi fino a quel momento.

Difficoltà nel superare questa resistenza, come quelle che stanno sperimentando i due Etf, possono tuttavia sfociare in ribassi che hanno come obiettivo almeno la linea mediana del canale stesso (i 6,5 dollari per l’Etf sul Wti, i 31,50 dollari circa per il Brent).

Ubs, prezzo medio del greggio nel 2022 a 80 dollari

Le previsioni di Ubs per il prezzo del greggio sono di una media di 80 dollari al barile per il periodo 2022-2023, in particolare di 81 dollari per il petrolio Brent quest’anno, con una successiva discesa in area 75 dollari nel 2024 (Ubs su Eni ha un target price a 14,75 euro). Questi obiettivi non sono inferiori ai valori attuali, 91 dollari circa per il prezzo del Brent future e 89,70 dollari per il Wti, secondo Ubs quindi, in media, i prezzi massimi potrebbero essere già stati raggiunti. 

Eni, il massimo di gennaio conclude un impulso

Per quello che riguarda Eni i massimi odierni a 13,318 euro sono al di sotto di quelli di lunedì a 13,42 euro, fino a che quella quota non verrà superata c’è il rischio di vedere proseguire il ribasso. Scomodando la teoria delle onde di Elliott è possibile affermare che il picco del 27 gennaio ha terminato la sequenza impulsiva, disegnata quindi in 5 onde, dal minimo del 30 novembre scorso. L’ampiezza del segmento di rialzo dal 30 novembre al 7 dicembre, di 1,17 euro, è praticamente la stessa del segmento disegnato dal 24 gennaio al 27 gennaio, 1,26 euro. 

Nella teoria delle onde nell’ambito di una fase impulsiva spesso il primo e l’ultimo segmento hanno uguale estensione, soprattutto quando quello intermedio, qui quello dal 20 dicembre al 19 gennaio, è più ampio degli altri due (questa onda intermedia è estesa 1,95 euro, ovvero circa l’ampiezza di onda 1 moltiplicata per 1,618 volte 1,17 x 1,618 = 1,89, come da manuale).

Dopo il completamento di una sequenza impulsiva si realizza di solito una correzione che ha come obiettivo almeno il punto di arrivo dell’ultimo segmento correttivo, in questo caso il minimo del 24 gennaio a 12,58 euro. In caso di violazione anche di quei livelli i prezzi potrebbero ricordarsi del gap del 21 dicembre con base a 11,83 euro e decidere di andarlo a ricoprire prima di valutare eventualmente un nuovo rialzo. 

Solo la rottura di area 13,80 manderebbe in soffitta l’ipotesi ribassista. In quel caso target in area 14,50 euro.

(Alessandro Magagnoli)

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