3 fattori che possono spingere gli high yield

Banche centrali, ripresa del prezzo del petrolio e una maggiore offerta di titoli, dicono gli operatori, manterranno i fari accesi sui bond ad alto rendimento dopo il buon inizio dell’anno. Ma vanno maneggiati con cautela.

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Dopo un anno in altalena che li ha portati a chiudere il 2020 in calo del 3,20% (in euro), i fondi che puntano sui bond high yield a livello globale sembrano essere partiti con il piede giusto. Da inizio gennaio (e fino al 14 del mese) il segmento ha guadagnato quasi l’1% portandosi al vertice dei comparti dedicati al reddito fisso che guardano a tutto il mondo.

Categorie Global bond a confronto da gennaio 2020

Sarà vera gloria?

A dare supporto a questa parte speculativa del mercato (nell’universo high yield ci sono le emissioni che non raggiungono il livello di investment grade) ci potrebbero essere tre elementi.

1) L’aiuto delle istituzioni finanziarie

Negli Stati Uniti, ad esempio, per aiutare il mercato, la Federal Reserve ha annunciato un piano per acquistare ETF su bond sia investment grade che high yield. “Questa mossa ha dato una spinta ai prezzi e ha fatto correre un po’ tutto il segmento corporate, anche se la parte più speculativa deve fare ancora un po’ di strada per recupare le perdite”, spiega Garrett Heine, Manager research analyst di Morningstar. “Anche se investire in questo tipo di fondi ha generato un po’ di dolore agli investitori, bisogna ricordarsi che in periodi incerti come questi di solito si creano buone opportunità per i manager con maggiore esperienza”.

2) La ripresa del prezzo del petrolio

“L’energy è il settore maggiormente rappresentato negli indici dedicati all’high yield”, spiega Dave Sekera, Chief U.S. market strategist di Morningstar Research Services. “Il comparto è stato colpito duramente nel 2020 a causa degli shutdown che hanno fatto crollare la domanda di carburanti. Oggi, con l’eccesso di offerta che si sta riducendo, il prezzo del petrolio WTI sta arrivando vicino al notro target di 55 dollari al barile”.

3) La scelta più ampia nell’universo high yield

“Un volume record di debito è passato da BBB a BB nel 2020”, spiegano dal team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management. Nel mondo della finanza questi titoli vengono chiamati fallen angels. “Questo significa che le obbligazioni valutate doppia B rappresentano ora il 68% del mercato ad alto rendimento europeo e il 55% di quello statunitense, a fronte rispettivamente del 65% e del 45% di inizio 2020” continuano da J.P. Morgan AM.

Comunque, è bene tenere a mente che i fallen angels hanno qualche caratteristica diversa rispetto ai junk bond. “Tendono a presentare un minor rischio di credito e un maggior pericolo legato ai tassi di interesse”, spiega Neal Kosciulek, analista di Morningstar. “Inoltre, le dimensioni e la composizione del mercato dei bond fallen angels evolvono più rapidamente. Questo perché sono i cambiamenti ciclici e strutturali nell’economia ad accelerare il declassamento dei rating del credito”.

I pericoli

In generale, i bond high yield vanno usati con una certa prudenza. Lo sanno bene i gestori, consapevoli di trattare carta di emittenti ad alto rischio di insolvenza. ll primo elemento che considerano è il merito di credito (o credit rating) delle obbligazioni in portafoglio, cioè le possibilità che un emittente vada in bancarotta e non possa onorare i suoi impegni con gli obbligazionisti. I money manager si muovo in uno spettro di rating che va dal giudizio BB fino a CCC (o più basso).

Quando vogliono essere più aggressivi comprano più titoli tripla C. Se scelgono la prudenza si spostano verso la doppia B. “Molti gestori dicono che i rating non sono perfetti perché non tengono conto di alcune informazioni”, dice l’analista. “A volte può essere vero. Ma, in generale, i rating tendono a riflettere quelle che sono le condizioni del mercato”.

Va poi aggiunto che quando i mercati si spaventano non fanno differenza fra emittenti, ad esempio, con giudizio CCC che hanno fondamentali migliori e  altri con lo stesso giudizio. “Il ragionamento di lungo termine del manager può essere giusto, ma il mercato li punisce lo stesso”, dice l’analista.

I gestori che navigano nel mare dell’alto rendimento obbligazionario sono meno preoccupati per i tassi di interesse che, di solito, sono una componente molto importante per l’andamento del reddito fisso in generale.  “Gli high yield hanno una bassa sensibilità ai tassi di interesse”, dice l’analista. “Un po’ per la loro duration breve (fra i sette e i 10 anni) e un po’ per gli alti coupon”.

Occhio alla liquidità

Più paura, dal punto di vista dei fund manager specializzati nell’alto rendimento, fa la liquidità di un titolo. “Avere un portafoglio con debito che è difficile vendere nelle fasi peggiori di mercato costringe il manager a prendere decisioni poco sagge”, dice l’analista. “Ad esempio, può trovarsi a vendere i bond migliori vedendo così crescere la percentuale di quelli peggiori che gli restano in mano. Più il portafoglio è concentrato, più velocemente ogni asset illiquido può diventare un problema”.

Di Marco Caprotti