Prosegue il recupero per Wall Street (migliore dei tre principali indici newyorkesi gioveì il Nasdaq, apprezzatosi del 2.56% giovedì) con gli investitori che hanno lasciato in secondo piano i timori relativi all'impennata di contagi da Covid-19 e alle tensioni politiche in Usa, concentrandosi sull'ottimismo per una ripresa dell'economia globale. A tenere banco sono le aspettative di possibili nuovi piani di stimolo in arrivo con la presidenza di Joe Biden.
Gli investitori apprezzano quindi la vittoria dei Democratici nelle elezioni in Georgia, che garantirà al nuovo presidente Joe Biden l'appoggio anche del Senato e pertanto maggiori possibilità di portare avanti le sue politiche economiche. Speranze, in particolare, per nuovi interventi di stimolo all'economia.
Bene i dati sul mercato del lavoro
Sul fronte macroeconomico del resto le cose continuano ad andare bene: le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 31 dicembre si sono attestate a 787 mila unità, inferiori alle attese (800 mila) e al dato della settimana precedente (790 mila unità). Il numero totale di persone che richiede l'indennità di disoccupazione (calcolato sui dati al 1 gennaio) si attesta a 5,072 milioni, inferiore a 5,198 milioni della rilevazione precedente (attese 5,200 milioni).
Inoltre l'Institute for Supply Management ha comunicato che a dicembre l'indice ISM non manifatturiero si è attestato a 57,2 punti dai 55,9 punti di novembre. Le previsioni degli economisti erano fissate su un indice pari a 54,6 punti.
Dalla Fed indicazioni contrastanti
Nonostante tutto questo secondo la Federal Reserve non tutto è oro quello che luccica, e pertanto attenzione perchè i mercati azionari potrebbero presto andare incontro ad una correzione.
Fed, economia vista in rallentamento nel primo trimestre
Patrick Harker, president della Federal Reserve Bank (Fed) di Philadelphia, vede infatti un rallentamento significativo dell'economia Usa nei primi tre mesi del 2021. "A livello nazionale mi aspetto che la crescita del quarto trimestre mostri un modesto miglioramento prima di un rallentamento significativo nel primo trimestre di quest'anno, forse anche una crescita negativa", ha precisato parlando a una conferenza organizzata dal Philadelphia Business Journal.
Per Harker il lancio del vaccino contro il Covid-19 "finora è stato incredibilmente deludente" in Usa. "Sono ottimista sul fatto che nella seconda metà di quest'anno, l'economia e, francamente, la vita, dovrebbero iniziare a tornare a qualcosa di simile alla normalità. La crescita del Pil dovrebbe essere sostenuta fino al 2022, prima di un leggero calo nel 2023", ha concluso.
Fed, inflazione in probabile aumento
Inoltre per James Bullard, president della Federal Reserve (Fed) di St. Louis, la combinazione di allentamento monetario, ampia spesa pubblica e una possibile ripresa dell'espansione economica una volta esaurita la pandemia potrebbero innescare un'inflazione più rapida del previsto. "C'è in atto una politica fiscale molto potente e forse ne arriverà ancora. C'è una Fed che si è allontanata da una strategia preventiva e vuole avere temporaneamente l'inflazione al di sopra del suo target. E c'è l'economia pronta a rimbalzare", ha detto Bullard. "Tutte queste cose sembrano suggerire che il terreno sia pronto per una crescita dell'inflazione", ha sottolineato Bullard, secondo quanto riportato da Reuters.
Fed, politica monetaria ancora accomodante
Nonostante le prospettive di inflazione in crescita secondo Charles Evans, president della Federal Reserve (Fed) di Chicago, molto verosimilmente i tassi d'interesse Usa resteranno intorno allo zero fino al 2024. "A fronte di un continuo miglioramento del mercato del lavoro e di una disoccupazione al 4% e, si spera, anche sotto, arriverà probabilmente il 2024 prima di vedere i tassi iniziare a salire", dichiarato nel corso di un incontro virtuale organizzato da Wisconsin Bankers Association e Indiana Bankers Association. Da allora, ha aggiunto Evans secondo quanto riporta Reuters, "potremo cominciare ad aumentarli", pur se resteranno ancora accomodanti "per ottenere il superamento del 2%" d'inflazione.
Bond, si apre lo spread tra i 2 e i 10 anni
I mercati obbligazionari non sembrano però di questa idea, il differenziale tra i rendimenti delle obbligazioni governative Usa a 2 anni e a 10 anni continua infatti ad aprirsi, evidentemente gli operatori temono che un mutamento di atteggiamento da parte della Fed possa essere anche anticipato rispetto a quanto generalmente ipotizzato fino a poco tempo fa.
Treasury note a 10 anni, doppio massimo in formazione?
Sarà l'andamento dei titoli di stato Usa a permettere di capire se anche la borsa corre dei rischi? Per il momento il future sui Treasury Note a 10 anni sembra confermare un quadro di risalita dei rendimenti (che ricordiamo hanno un andamento opposto rispetto ai prezzi): le quotazioni sono scese il gennaio al di sotto dei minimi dell'11 novembre a 137,25 (quotazioni espresse in decimali), un supporto dal quale a dicembre era partito un tentativo di rimbalzo. Se i prezzi dovessero scendere ora anche al di sotto di 136,68, minimo del 5 giugno, le oscillazioni viste dal top di marzo inizierebbero ad assomigliare pericolosamente ad un doppio massimo, figura ribassista che potrebbe condizionare negativamente anche il medio periodo. Target del doppio massimo infatti in area 132,50/133 dollari, che corrisponderebbero ad un rendimento del 2% circa.
Inizialmente la borsa potrebbe non essere toccata dalla discesa dei bond ma in un secondo momento il aggiustamento dei portafogli, per tenere conto dell'aumentato rendimento dei bond, potrebbe comportare l'avvio di un ripiegamento, magari anche solo correttivo, per le azioni.
(Alessandro Magagnoli)