Borse, le ragioni del si e del no

Secondo il COE di JPMorgan la Fed potrebbe alzare i tassi anche sei volte nel 2022. Nonostante questo l'economia potrebbe non risentirne. E le borse?

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JPMorgan batte le attese

Settimana scorsa JPMorgan, la maggiore banca Usa, ha reso noto il risultato dell'ultimo trimestre del 2021 e ha battuto le attese. La banca ha riportato un utile netto in calo del 14% anno su anno nel quarto trimestre 2021, a 10,4 miliardi di dollari (erano 12,14 miliardi un anno prima, o 3,79 euro per azione), pari a un eps (utile per azione) di 3,33 dollari. Secondo Refinitiv il consensus era di un utile fermo a 3 dollari circa. I ricavi trimestrali sono stati di 29,3 miliardi di dollari. Guardando all'intero 2021 l'utile netto ha toccato la quota record di 48,3 miliardi di dollari sostenuto dai ricavi più alti di sempre dalle commissioni sull'attività bancaria d'investimento e alle perdite sui crediti in sofferenza che sono state inferiori a quanto stimato. 

Per il CEO di JPMorgan l’economia è solida

Il CEO della banca Jamie Dimon ha commentato positivamente sulle prospettive future dell'economia Usa: "l'economia continua a fare bene nonostante il vento contrario che soffia a causa della variante Omicron, dell'inflazione e dei colli di bottiglia della catena di fornitura" e quindi "rimaniamo ottimisti sulla crescita economica degli Usa dal momento che la fiducia delle aziende resta solida e i consumatori si avvantaggiano dalla crescita di disponibilità di lavoro e dei salari". 

A dire il vero il dato sulle vendite al dettaglio statunitensi non sembra confermare le parole di Dimon.

Male le vendite al dettaglio Usa di dicembre

A dicembre infatti le vendite al dettaglio sono scese dell'1,9%, a fronte di un dato invariato atteso dal consensus degli analisti e dopo il rialzo dello 0,2% di novembre (dato rivisto dal +0,3%). Il calo di dicembre è stato il più forte degli ultimi 10 mesi.

Escludendo le vendite del settore auto, le vendite al dettaglio sono crollate del 2,3% rispetto al +0,2% atteso dal consensus e con un dato precedente positivo dello 0,1% precedente (rivisto da +0,3%).

La Fed alzerà i tassi sei volte nel 2022?

Il CEO di JPMorgan ha anche parlato di politica monetaria. Secondo Jamie Dimon la Federal Reserve potrebbe alzare il costo del denaro sei o anche sette volte nel 2022, molto di più di quanto fatto presagire dalla stessa banca centrale, che per adesso sembra intenzionata ad intervenire solo tre volte nel corso dell'anno (e tre volte nel 2023).

Secondo Dimon quindi la Fed potrebbe essere molto più aggressiva di quello che si aspettano i mercati per contrastare la crescita dell'inflazione, dal momento che secondo lui l'inflazione rimarrà bene al di sopra del target del 2% anche alla fine del 2022. Parlando a CNBC Dimon ha dichiarato che sarebbe sorpreso se la banca centrale intervenisse alzando il costo del denaro solo quattro volte.

Il rialzo dei tassi costringerà gli investitori a riconsiderare le proprie posizioni. Dimon per il momento è l'unico ad avere una visione cosi estrema sull'andamento dei tassi, Goldman Sachs e Deutsche Bank ad esempio al momento ritengono che quattro rialzi siano lo scenario più probabile, Bank of America ne vede addirittura solo tre. 

La Fed si prepara a combattere l’inflazione

La borsa ovviamente sarà condizionata dalla decisioni della Fed: se tre rialzi sono probabilmente già scontati, un atteggiamento più aggressivo potrebbe pesare sul sentiment degli investitori. C'è poi anche la questione del bilancio della banca centrale, ormai prossimo ai 9000 miliardi di dollari: quando e come la Fed inizierà a diminuirlo, drenando quindi liquidità dal sistema?

Powell, il capo della Fed, ha dichiarato nel discorso di conferma della sua carica che l'economia non ha più bisogno di un atteggiamento ultra accomodante da parte della banca centrale per crescere e che la stabilità dei prezzi, quindi un'inflazione sotto controllo, è proprio uno dei requisiti necessari per una crescita solida.

Nonostante le prospettive di una rapida crescita dei tassi gli investitori per il momento mantengono i nervi saldi e le borse restano vicine ai massimi di periodo, che in molti casi coincidono con i massimi storici. 

Comprare sui ribassi?

Non tutti però sono convinti che attualmente comprare sui ribassi sia una strategia vincente. Una nota di DataTrek Research ad esempio invita alla prudenza anche se gli analisti dicono chiaramente di non aspettarsi che la situazione attuale possa tramutarsi in una simile alla bolla delle dot-com del 2000. Per adesso il Nasdaq 100 è sceso del 10% circa dai suoi massimi senza evidenziare criticità importanti, ma questo non significa che gli investitori dovrebbero precipitarsi a comprare. I motivi sono principalmente due, il primo è che anche nel caso di titoli particolarmente deboli, che hanno toccati i minimi delle ultime due settimane, è sempre meglio attendere che i prezzi si stabilizzino prima di cercare dei livelli di ingresso, il secondo è che ci sono chiari indizi di una rotazione settoriale in corso, probabilmente dovuta proprio alle attese di rialzo dei tassi, con il mercato che è in uscita dai tecnologici e in ingresso sui ciclici tradizionali. 

Attenzione alla tecnologia, rotazione in corso?

E attenzione, anche se i grandi nomi del comparto tecnologico, come Alphabet, Microsoft, e Apple, che sono cresciuti rispettivamente del 65%, 52%, e 35% nel 2021, mascherando in buona parte la debolezza di molti altri componenti del Nasdaq, nel 2022 si sono già visti molti segni meno anche per questi tre giganti. Se i rendimenti dei titoli di stato con scadenza decennale dovessero stabilizzarsi oltre l'1,8% il comparto tecnologico potrebbe continuare a soffrire. Chi investe in ottica di lungo termine non dovrebbe tuttavia uscire dalla tecnologia, solo spostare il peso degli investimenti in favore dei titoli "value", tipicamente più difensivi. Almeno questo è il suggerimento di Russ Koesterich di BlackRock.

(Alessandro Magagnoli)