Mercati agitati prima dell’inflazione Usa
In attesa del dato sull’inflazione Usa di luglio delle 14:30 le borse sono nervose. Il rialzo del dollaro e dei tassi Usa sembra anticipare una fase di calo per le azioni.
Inflazione Usa luglio, attese di un +5,3% annuo
Oggi alle 14:30 verranno resi noti i dati sull'inflazione Usa di luglio, domani alle 14:30 quelli sui prezzi alla produzione, sempre di luglio. E' chiaro che se il Cpi dovesse essere forte il timore di un intervento della Fed anticipato rispetto alle attese assumerebbe maggiore peso. Le attese sono per un crescita su base mensile dello 0,5% e del 5,3% su base annua, quindi di un rallentamento rispetto al dato di giugno, ma comunque sempre valori che si pongono ai massimi da oltre un decennio. L'analisi delle singole componenti del dato servirà per fare capire agli operatori se la crescita dei prezzi è veramente un fenomeno solo temporaneo, come sostiene la Fed, o se si tratta di un cambiamento strutturale.
I membri della Fed discutono sul rialzo dei tassi
Per Eric Rosengren, president della Federal Reserve (Fed) di Boston, la riduzione del piano di stimolo dell'istituto centrale di Washington potrebbe iniziare in autunno (l'annuncio potrebbe arrivare già in settembre) visto che il primo dei requisiti, quello sull'inflazione, è già stato raggiunto e anche il secondo, la piena occupazione, non sembra essere molto lontano. "Mi aspetterei che se continueremo ad avere dati come gli ultimi due, con progressi in termini di salariati molto sostanziali, entro la riunione di settembre, a mio avviso, avremo soddisfatto i criteri", ha spiegato in un'intervista ad Associated Press. Per questo Rosengren ritiene che la Fed possa annunciare a settembre che inizierà a ridurre gli acquisti mensili per 120 miliardi di dollari in Treasury e titoli immobiliari già a partire da "questo autunno".
Al contrario secondo Charles Evans, president della Federal Reserve (Fed) di Chicago, sarebbe prematuro per l'istituto centrale di Washington annunciare un taglio al suo piano di stimolo già in settembre.
Dichiarazioni che sono in contrasto con quelle citate sopra di Eric Rosengren, numero uno della Fed di Boston, secondo cui proprio il meeting di 21-22 settembre del Federal Open Market Committee (Fomc) potrebbe essere l'occasione adatta per presentare la riduzione degli acquisti mensili per 120 miliardi di dollari in Treasury e titoli immobiliari. "Mi piacerebbe vedere qualche altro rapporto sull'occupazione", ha sottolineato Evans. Il meeting successivo del Fomc sarà il 2 e 3 novembre.
Dollaro Usa su forte supporto contro euro
Il dollaro dal canto suo ormai da alcune sedute sta scontando uno scenario di politica monetaria meno espansiva, le quotazioni sono scese in poche sedute da area 1,19 ad area 1,17, ma ad onore del vero si trovano ora su un supporto critico, il minimo di marzo proprio in area 1,17, e potrebbero quindi anche rimbalzare. In sintesi, volendo utilizzare l'andamento del cambio euro dollaro come indicatore di sentiment del mercato, la violazione di area 1,17, che aprirebbe la strada a movimenti fino a 1,12 almeno, sarebbe il sintomo di un aumentato timore di azioni da parte della Fed in direzione di una politica più "hawkish" (da falco), rimbalzi da area 1,17 e il ritorno al di sopra di 1,175 potrebbero invece indicare un rilassamento dei timori degli investitori.
Sale il rendimento dei bond decennali Usa
Anche il rendimento dei bond a 10 anni statunitensi è andato sotto pressione in vista dei dati sull'inflazione, il tasso sui decennali è salito all'1,373%, ai massimi da metà luglio. Qui la soglia grafica critica è proprio quella dell'1,37%, 38,2% di ritracciamento (percentuale di Fibonacci) del ribasso dal picco di marzo. La rottura decisa dell'1,37% permetterebbe un rialzo almeno fino all'1,45%, 50% di ritracciamento della discesa precedente, un movimento che si realizzerebbe con buona probabilità con uno in direzione opposta, al ribasso, da parte degli indici azionari.
(Alessandro Magagnoli)