Torna a salire il rendimento dei bond Usa, borse sotto pressione. L’uscita del dato sull’inflazione Usa di gennaio ha piegato le gambe agli indici statunitensi, meno a quelli europei che restano però sotto resistenze critiche.
Il decennale Usa torna sopra il 2% di rendimento
Il T-Note decennale supera il 2% portandosi ai massimi da due anni e mezzo, sale anche il due anni, che arriva all'1,58%. La differenza tra le due scadenze scende a 46 punti base, il valore minimo da settembre 2020. L'appiattimento della curva non è una buona notizia, i mercati sembrano scontare un forte rallentamento dell'economia nei prossimi mesi.
La Fed si prepara ad alzare i tassi
Dopo il dato sull'inflazione di gennaio (+7,5% su base annua contro il +7,3% atteso e il +7% precedente) sono aumentate le aspettative di un rialzo dei tassi da parte della Fed a marzo di 50 punti base, si tratterebbe della prima volta dal 2000 che un ciclo di rialzi inizia con 50 punti base, una eventualità che al momento viene data al 50/55% (per la parte restante il mercato sconto un rialzo di 25 punti base).
Bullard (Fed) gela i mercati
Il presidente della Fed di St. Louis James Bullard ha dichiarato di essere in favore di un rialzo di un punto percentuale per l'inizio di luglio, includendo anche il rialzo di 50 punti base a marzo "I'd like to see 100 basis points in the bag by July 1" ha detto Bullard gelando i mercati. Dopo le sue parole gli indici Usa hanno accelerato al ribasso.
Sempre secondo Bullard a partire dal secondo trimestre la Fed dovrebbe iniziare anche a ridurre il suo bilancio (una misura che ha maggiore effetto sulla parte lontana della curva rispetto al semplice rialzo dei tassi).
Rendimento 10 anni atteso al 2,20%
Guardando il grafico del rendimento sul T Note a 10 anni è abbastanza chiaro che ormai sarà molto difficile fare rientrare i buoi nella stalla: il 50% di ritracciamento del ribasso dal top di ottobre 2018 è stato superato e il prossimo target è tra il 2,15% e il 2,20%.
In ottica temporale più estesa in realtà l'obiettivo è decisamente più alto, dal momento che i prezzi hanno completato a febbraio 2021 il testa spalle rialzista disegnato dai minimi di settembre 2019, una figura che proietta un obiettivo tra il 2,6% e il 3,2%.
Solo una improbabile discesa al di sotto della "neckline" del testa spalle, all'1,65% circa, negherebbe il segnale rialzista.
Rendimento del 2 anni su resistenza chiave
Il rendimento del 2 anni è arrivato sul 50% di ritracciamento del ribasso dal top di novembre 2018. Se il rendimento consolidasse oltre l'1,55% anche in chiusura di settimana diverrebbe probabile il raggiungimento del livello successivo dei ritracciamenti, il 61,8%, in area 1,9%.
L’appiattimento della curva anticipa rallentamento economia
Guardando l'appiattimento della curva, che come detto fa temere un forte rallentamento dell'economia, la Fed potrebbe decidere di intervenire solo per 25 punti base, per cercare di non strangolare troppo la ripresa, una speranza alla quale le borse potrebbero aggrapparsi per evitare una debacle.
L’S&P500 fallisce rottura resistenza chiave
Le borse europee hanno tutto sommato retto bene il colpo del dato sull'inflazione, decisamente peggio è andata a quella Usa. Lo S&P500 giovedì ha lasciato sul terreno l'1,81%, a 4504 punti.
A preoccupare non è tanto l'entità del ribasso dell’indice, quanto che lo stesso si è realizzato dopo che nelle ultime due sedute i prezzi non sono stati in grado di superare la resistenza offerta in area 4590 dal 61,8% di ritracciamento del ribasso dal picco di gennaio.
Quando dopo una discesa come quella di gennaio i prezzi rimbalzano solo del 50/61,8% (percentuale di Fibonacci) vuol dire che il ribasso è solo a metà del guado. Fino a che l'indice non salirà oltre area 4600 resterà elevato il rischio di ripresa del downtrend con obiettivi anche al di sotto dei minimi di gennaio di area 4220, idealmente fino in area 4000 almeno.
Il Ftse Mib sciupa un’occasione
Anche il Ftse Mib, pur riuscendo a portare a casa un saldo di seduta positivo, +0,23% a 27190 punti, ha mancato la sua occasione per dimostrare la volontà di proseguire con il rimbalzo in atto da fine gennaio. I massimi di giornata, a 27353, sono infatti a contatto sia con la trend line ribassista disegnata dal top di gennaio, sia con il 61,8% di ritracciamento del ribasso dallo stesso massimo di gennaio.
Quanto detto per lo S&P500 si applica anche nel caso del Ftse Mib: senza il superamento della barriera del 61,8% retracement il recente rimbalzo rischia di dimostrarsi solo la fase intermedia di una correzione ribassista complessa. Discese sotto area 26500 potrebbero anticipare il test di area 25850, ultimo supporto (linea che unisce i minimi di novembre e di gennaio) capace di evitare il peggio, ovvero una accelerazione ribassista che potrebbe anche essere di 2500 punti.
Sopra area 27350 sarebbe invece lecito tirare un sospiro di sollievo, con l'indice in grado di tentare un nuovo test dei 28000 punti.
L’Eurostoxx 50 non promette bene
Quadro grafico identico per l'Eurostoxx 50, che con il picco di giovedì in area 4240 ha avvicinato il 61,8% di ritracciamento del ribasso dal massimo di gennaio andando poi in rapida ritirata.
Sul grafico dell'Eurostoxx 50 è possibile riconoscere un potenziale testa spalle ribassista, disegnato dal top dello scorso settembre. La base della figura, la sua "neckline", transita in area 4035 punti. Sotto quei livelli ci sarebbero 400 punti di ribasso da digerire prima di trovare un supporto dal quale tentare una nuova reazione.
(Alessandro Magagnoli)