Inflazione ai massimi, quali decisioni sta prendendo la BCE?

L'inflazione nella zona Euro sta raggiungendo il 6% (così come in Italia), presto potrebbe arrivare al 7%. Cos'ha intenzione di fare la BCE? Scopriamolo!

Il problema dell’Inflazione, come ha esaminato dettagliatamente la nostra collega Imma Duni nel suo articolo, sta diventando grave e, probabilmente, strutturale. Anche chi era convinto, come Christine Lagarde, che l’inflazione sarebbe stata a breve termine, e che nel 2022 i prezzi avrebbero frenato, ha dovuto ricredersi.

Ovviamente la crisi Ucraina non fa che peggiorare le cose, la crisi del petrolio e le sanzioni contro la Russia, non stanno facendo altro che peggiorare la situazione economica e finanziaria nei paesi sanzionatori stessi.

Cosa ha intenzione di fare la BCE per riequilibrare la situazione inflazionistica che sta colpendo tutto il vecchio continente? Scopriamo i dettagli nell’articolo.

L’ultimo consiglio direttivo della BCE: come affrontare l’inflazione

Durante l’ultimo Consiglio Direttivo, la Banca Centrale Europea ha stabilito come necessario ridurre gli acquisti netti di titoli, ma questo sarà fatto in modo graduale e flessibile, ha assicurato la presidente Lagarde.

Philip Lane, capo economista della Bce, ha spiegato che l’attività di riduzione netta dei titoli sarà possibile solo se l’inflazione di medio termine dovesse arrivare verso il 2% (al netto dell’inflazione enegetica).

L’aggressione russa dell’Ucraina, dice Lagarde, ha fatto venire fuori “tutta la vulnerabilità collettiva (dell’UE) che deriva dalla dipendenza economica da attori ostili”.

Ci si chiede: se la Russia è sempre stato considerato un attore ostile (nonostante tutti i governi europei abbiano sempre mantenuto degli ottimi rapporti con Putin), perché si è arrivati al punto di far dipendere l’intera Europa (alcuni paesi più dipendenti di altri) da un “attore ostile”, come lo ha chiamato la Lagarde?

La colpa di questa dipendenza è di Putin o dell’Europa che, in modo incosciente, si è resa sempre più dipendente dalla Russia? A voi la risposta.

Inflazione alle stelle, secondo la BCE c’è un rischio enorme per la crescita dell’Eurozona

Ovviamente l’inflazione, da cui può derivare una recessione economica e una più grave depressione economica, rappresenta un rischio enorme per l’eventuale crescita dell’Eurozona, secondo la BCE.

Ed è proprio la Banca Centrale Europea che ora dovrà decidere e tentare di trovare un equilibrio tra il mantenimento di politiche monetarie morbide, con il rischio di veder aumentare ancora di più l’inflazione o l’aumento dei tassi d’interesse che potrebbe ridurre l’inflazione, ma graverebbe sul prestito e sul credito di privati e imprese. 

L’inflazione si sta dirigendo verso un elevato 6%

Ieri l’Istat ha confermato che l’inflazione a febbraio ha raggiunto il 5,7%, solo in Italia. E’ il valore più alto dal 1995, sono ben 27 anni che non si vede un’inflazione del genere!

L’Europa ha la scusa giusta al momento, per giustificare l’inflazione; come dice la presidente Lagarde: “la guerra ha messo in moto nuovi fattori d’inflazione, ed è improbabile che l’area euro torni ai bassi livelli d’inflazione visti prima della pandemia”. Lei stessa solo poco tempo fa, aveva rassicurato tutti dicendo che l’inflazione che si stava verificando sarebbe stata a breve termine, salvo poi ricredersi.

La BCE pronta a tornare sui suoi passi per far diminuire l’inflazione

La Banca centrale europea è pronta a fare marcia indietro sui suoi piani di riduzione dello stimolo monetario, se fosse necessario“, ha detto la presidente Lagarde.

La presidente della BCE ha spiegato che l’Europa è pronta a mettere in atto nuovi strumenti per far fronte all’inflazione che sta attanagliando tutta l’Europa. La presidente ha spiegato che è altamente improbabile che l’inflazione torni ai livelli pre-pandemia, mentre è molto più probabile che diventi un’inflazione strutturale, fermandosi al 2%.  

La riduzione degli acquisti netti di titoli si potranno decidere solo se l’inflazione di medio termine convergerà verso l’obiettivo del 2%. La BCE non si è ancora espressa sull’aumento dei tassi d’interesse, che è l’unica scelta di politica monetaria in grado di calmierare il tasso di inflazione. Speriamo la decisione non venga presa troppo tardi.

Le altre banche centrali del mondo si stanno già muovendo per un rialzo dei tassi d’interesse

La Bank of England, infatti, ha già deciso un nuovo rialzo dei tassi di interesse portandoli dallo 0,5% allo 0,75%, per combattere l’inflazione che si sta avendo anche in Gran Bretagna, che si tema possa raggiungere il picco dell’8%. 

La Federal Reserve, la banca centrale americana, ha deciso anche di aumentare i tassi d’interesse dello 0,25% per fronteggiare l’inflazione arrivata anche in America fino quasi all’8%. La Fed ha già affermato che ci saranno altri sette rialzi nel corso di questo anno. Si spera che anche la BCE prenda questa decisione, prima che sia troppo tardi. L’inflazione della zona Euro è a quota 6%. A spingere i prezzi sono ancora e soprattutto i beni energetici cresciuti del 32% rispetto ad un anno fa. 

Solo una settimana fa, la presidente Christine Lagarde aveva parlato di dare una stretta poderosa della politica monetaria nell’Eurozona. Ieri, invece, ha fatto marcia indietro, dicendo che prima bisogneranno valutare le ricadute della guerra. Quello che sta accadendo in Ucraina rischia di trascinare tutto il vecchio continente in una flessione economica che, in men che non si dica, potrebbe diventare vera e propria recessione. E questo sarebbe un problema davvero grave!

L’Europa a causa dell’inflazione potrebbe finire in recessione!

L’Europa deve fare i conti con un’inflazione molto alta (che potrebbe raggiungere presto il 7% secondo alcune previsioni) e una crescita economica bassissima, più bassa del previsto. Al momento la Banca Centrale Europa ha deciso di far restare invariati i tassi, mentre Usa e Gran Bretagna già corse ai ripari, come abbiamo descritto appena sopra. 

Intanto l’Ocse, trattando dell’aumento esagerato dei prezzi dell’energia ha affermato che questi aumenti «potrebbero ridurre la crescita del Pil globale dell’1% nel primo anno, con una profonda recessione in Russia, e spingere l’inflazione globale dei prezzi al consumo di circa 2,5%». Le borse, come abbiamo accennato ieri in questo articolo, hanno chiuso in rosso.

In conclusione si può dire questo: che Putin fosse un attore ostile, come lo ha chiamato la Lagarde, non si sa mica dal giorno in cui ha invaso l’Ucraina, bensì da anni e anni e anni. Eppure l’Europa ha mantenuto sempre ottimi rapporti con lui e, oltretutto, con il passare degli anni ha aumentato la sua dipendenza energetica dalla Russia, tanto da farla diventare indispensabile.

Ora dire che “A causa della guerra gli europei dovranno far fronte a un’inflazione più elevata e a una crescita economica più lenta e che bisogna affrontare il fatto di essere diventati dipendenti energeticamente da un attore ostile”, sembra un mea culpa fatto in ritardo, per salvarsi la faccia e, soprattutto, totalmente inutile.

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