Ing punta su “net zero” e chiude ai prestiti per l’oil & gas

L'olandese Ing Groep punta sull'obiettivo "net zero", chiude con i prestiti all'oil & gas. Non finanzierà nuovi giacimenti approvati dopo il 31 dicembre 2021.

Ing Groep punta forte sull’obiettivo “net zero” e chiude a nuovi prestiti per l’oil & gas. Prima tra le big del credito, la banca olandese annuncia che non finanzierà nuovi giacimenti approvati dopo il 31 dicembre 2021. La misura era stata indicata chiaramente dall’International Energy Agency (Iea) nel suo rapporto Net Zero by 2050 pubblicato nel maggio dello scorso anno. Ing ha ricordato il suo impegno nel corso degli anni per creare un portafoglio di prestiti per la generazione di energia che sia per il 60% da fonti rinnovabili, superando di gran lunga l’obiettivo climatico più ambizioso dell’Accordo di Parigi. “Oggi facciamo un ulteriore passo avanti e annunciamo che puntiamo ad aumentare del 50% i nuovi finanziamenti per le rinnovabili entro la fine del 2025 e non forniremo più finanziamenti dedicati ai nuovi giacimenti di petrolio e gas”, ha sottolineato l’istituto.

Ing punta sull’obiettivo “net zero” e chiude ai prestiti per l’oil & gas

“Il modo migliore per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili è assicurarsi che ci siano abbastanza alternative verdi a prezzi accessibili. Questi passaggi lo supportano e dimostrano che siamo seriamente intenzionati a mettere in funzione i nostri finanziamenti per facilitare la transizione energetica“, ha dichiarato  Michiel de Haan, responsabile del settore energy per Ing. “La decarbonizzazione del sistema energetico è di importanza quasi esistenziale ma lo è anche l’energia a prezzi accessibili e la fornitura affidabile di energia. Possiamo prendere la decisione d’interrompere il nostro coinvolgimento in nuovi progetti ma continueremo in quelli esistenti di petrolio e gas in tutto il mondo perché dobbiamo raggiungere quegli altri due obiettivi”, ha precisato De Haan a Reuters.

Ing chiude a prestiti su oil & gas e aumenta del 50% per rinnovabili

Ing non è in assoluto il primo colosso del credito a fare questo passo. Lo ha già fatto Crédit Mutuel, istituto francese di credito cooperativo (non quotato ma con dimensioni paragonabili a quelle di Ing), e sebbene sia stato un “grande segnale” per il mercato non è andato molto oltre. A sostenerlo è Lucie Pinson, fondatrice e direttrice esecutiva della Ong Reclaim Finance. Il passo successivo per il settore sarebbe quello di rallentare con decisione tutti gli altri finanziamenti all’industria dei combustibili fossili e le banche dovrebbero essere pronte a rinunciare alle aziende che pianificano l’espansione della produzione e finora lo ha fatto soltanto l’altra francese Banque Postale. “L’impegno di Ing di ridurre i propri finanziamenti al settore in generale senza impegnarsi a escludere le aziende che avviano nuovi progetti nell’oil & gas non è di buon auspicio per il clima”, ha spiegato Pinson a Reuters. Secondo i dati di ShareAction, citati da Reuters, 25 delle principali banche europee hanno fornito finanziamenti per 55 miliardi di dollari nel 2021 ad aziende energetiche impegnate nell’espansione dell’output di petrolio e gas. Hsbc Holdings, Barclays e Bnp Paribas le più attive in questo senso.

Banche sotto pressione. Devono agire su cambiamenti climatici

Dopo il successo ottenuto dall’associazione ambientalista Friends of the Earth, che lo scorso anno era riuscita a ottenere da un tribunale dell’Aia l’imposizione a Royal Dutch Shell di tagliare le sue emissioni di anidride carbonica del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019, anche sul fronte del credito la palla passa a consumatori e investitori. E le pressioni sulle banche perché agiscano più rapidamente sui cambiamenti climatici sono aumentato da quando l’Iea ha pubblicato il suo rapporto. Molti istituti, però, finora hanno promesso lo stop ai prestiti solo in circostanze limitate, come per esempio per le trivellazioni nell’Artico. E la guerra in Ucraina potrebbe ostacolare ulteriormente il cambiamento, poiché l’Europa cerca alternative al petrolio e al gas prodotti dalla Russia. C’è chi, è il caso di Larry Fink di BlackRock, ritiene però che la guerra possa fare da acceleratore anche per l’energia pulita. “È importante riconoscere che l’Iea indica anche che in futuro saranno necessari petrolio e gas“, ha precistato De Haan a Reuters, aggiungendo che Ing è comunque impegnata nel sostenere i clienti nella decarbonizzazione delle loro attività. (Raffaele Rovati)

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